Buon pomeriggio!
Oggi Samuele ha otto mesi, ma io vi ho conosciute già durante la mia gravidanza (questa è stata la prima) grazie al suggerimento di Germana, una amica operatrice televisiva conosciuta in ambito lavorativo. Ho letto tanto i vostri articoli e mi hanno aiutato molto ad aprire la finestra sul mondo magico ma anche complesso che è l'allattamento.
Cosa dico oggi a chi è prossima al parto? Credici all'allattamento. Perchè devi volerlo, tu per prima.
Questo mi ripeteva sempre mia zia Pina, splendida cinquantenne, mamma di 4 figli che ha allattattato (tutti) fino ai due anni.
Sì, ci ho creduto ancora prima di partorire, perché desideravo poter allattare. Niente creme, cremine e pozioni magiche su seno e capezzoli prima del parto, soltanto olio di oliva che usavo anche per pancia e fianchi.
Ho partorito alla 40esima settimana, il 5 febbraio scorso, dopo 12 ore di travaglio da parto indotto...concluso con un cesareo di emergenza per sofferenza fetale. Quando Samuele è nato, alle 21.15, era viola e io sfinita. Non ce l'ho fatta neppure a piangere quando l'ho visto.
Ma la mattina seguente, alle 8, ero già in piedi perché volevo andare al nido a stringerlo, non potevo aspettare che me lo portassero in camera in mattinata! Il personale del nido (all'ospedale di Frosinone) è stato fantastico: paziente, amorevole, preparato.
Ma l'aiuto te lo offrono, se tu ti fai aiutare. Se ti fidi, se ci credi. Se vuoi provarci (ad allattare) anche se i punti e la ferita sono un problema, se riesci a superare che il bimbo piange o dorme anziché ciucciare. Se ci credi ancora quando, di notte, entri al nido e sai benissimo che i bimbi dormono perché hanno già mangiato...
Io il sabato, dopo due giorni e mezzo dal cesareo, sono stata dimessa. Mio figlio, il martedì: sono stata seduta fuori del reparto l'intero giorno per allattarlo dalle 8.30 alle 20.30 nei vari intervalli. In corridoio, al freddo, seduta su una panchina di ferro..scomodissima! Perché (ovviamente) non c'è un posto dove una madre che deve allattare può attendere.
Però ci ho creduto. L'ho voluto.
La pazienza, l'amore, il sacrificio dei primi giorni di difficoltà mi ha ripagata. E nonostante la mia prima taglia striminzita (e le occhiate stupite della gente che crede ancora nel binomio tette grandi=latte) di latte ne ho avuto a sufficienza fino ai 6 mesi: poi abbiamo iniziato gradualmente lo svezzamento.
Al 3° mese sono tornata a lavoro e Samuele è venuto con me in ufficio: i miei datori di lavoro me lo hanno permesso, sì, ma io ho creduto e voluto farcela... è stato difficile conciliare allattamento, accudimento e lavoro. Ma ne sono fiera (ho continuato per 3 mesi circa, ora lo porto ogni tanto, quando posso.)
Quello che è certo è che allattare richiede volontà e pazienza. Ma anche una predisposizione a volerlo fare e un impegno reale (fisico e non solo).
La cosa più buffa? Gli sguardi e i giudizi non detti della gente:
1) si imbarazza chi ti osserva e non tu che allatti;
2) "può essere che allatti con quel seno così piccolo?"
3) ora, ad otto mesi, sembra che dicano "ancora il seno?".
E poi vorrei concludere sottolineando che senza il "gioco di squadra" l'allattamento non è (quasi) possibile: il sostegno pratico e morale di chi ti è vicino è molto importante. Mio marito, ma anche i miei genitori e i miei suoceri che ci hanno aiutati in vario modo.
Ma un grazie speciale va al vostro lavoro e ai vostri consigli! Buon lavoro e complimenti per quanto fate.
Roberta
Oggi Samuele ha otto mesi, ma io vi ho conosciute già durante la mia gravidanza (questa è stata la prima) grazie al suggerimento di Germana, una amica operatrice televisiva conosciuta in ambito lavorativo. Ho letto tanto i vostri articoli e mi hanno aiutato molto ad aprire la finestra sul mondo magico ma anche complesso che è l'allattamento.
Cosa dico oggi a chi è prossima al parto? Credici all'allattamento. Perchè devi volerlo, tu per prima.
Questo mi ripeteva sempre mia zia Pina, splendida cinquantenne, mamma di 4 figli che ha allattattato (tutti) fino ai due anni.
Sì, ci ho creduto ancora prima di partorire, perché desideravo poter allattare. Niente creme, cremine e pozioni magiche su seno e capezzoli prima del parto, soltanto olio di oliva che usavo anche per pancia e fianchi.
Ho partorito alla 40esima settimana, il 5 febbraio scorso, dopo 12 ore di travaglio da parto indotto...concluso con un cesareo di emergenza per sofferenza fetale. Quando Samuele è nato, alle 21.15, era viola e io sfinita. Non ce l'ho fatta neppure a piangere quando l'ho visto.
Ma la mattina seguente, alle 8, ero già in piedi perché volevo andare al nido a stringerlo, non potevo aspettare che me lo portassero in camera in mattinata! Il personale del nido (all'ospedale di Frosinone) è stato fantastico: paziente, amorevole, preparato.
Ma l'aiuto te lo offrono, se tu ti fai aiutare. Se ti fidi, se ci credi. Se vuoi provarci (ad allattare) anche se i punti e la ferita sono un problema, se riesci a superare che il bimbo piange o dorme anziché ciucciare. Se ci credi ancora quando, di notte, entri al nido e sai benissimo che i bimbi dormono perché hanno già mangiato...
Io il sabato, dopo due giorni e mezzo dal cesareo, sono stata dimessa. Mio figlio, il martedì: sono stata seduta fuori del reparto l'intero giorno per allattarlo dalle 8.30 alle 20.30 nei vari intervalli. In corridoio, al freddo, seduta su una panchina di ferro..scomodissima! Perché (ovviamente) non c'è un posto dove una madre che deve allattare può attendere.
Però ci ho creduto. L'ho voluto.
La pazienza, l'amore, il sacrificio dei primi giorni di difficoltà mi ha ripagata. E nonostante la mia prima taglia striminzita (e le occhiate stupite della gente che crede ancora nel binomio tette grandi=latte) di latte ne ho avuto a sufficienza fino ai 6 mesi: poi abbiamo iniziato gradualmente lo svezzamento.
Al 3° mese sono tornata a lavoro e Samuele è venuto con me in ufficio: i miei datori di lavoro me lo hanno permesso, sì, ma io ho creduto e voluto farcela... è stato difficile conciliare allattamento, accudimento e lavoro. Ma ne sono fiera (ho continuato per 3 mesi circa, ora lo porto ogni tanto, quando posso.)
Quello che è certo è che allattare richiede volontà e pazienza. Ma anche una predisposizione a volerlo fare e un impegno reale (fisico e non solo).
La cosa più buffa? Gli sguardi e i giudizi non detti della gente:
1) si imbarazza chi ti osserva e non tu che allatti;
2) "può essere che allatti con quel seno così piccolo?"
3) ora, ad otto mesi, sembra che dicano "ancora il seno?".
E poi vorrei concludere sottolineando che senza il "gioco di squadra" l'allattamento non è (quasi) possibile: il sostegno pratico e morale di chi ti è vicino è molto importante. Mio marito, ma anche i miei genitori e i miei suoceri che ci hanno aiutati in vario modo.
Ma un grazie speciale va al vostro lavoro e ai vostri consigli! Buon lavoro e complimenti per quanto fate.
Roberta