Benché abbia vissuto una gravidanza problematica a causa di una ipertensione cronica, ero fiduciosa di poter allattare il mio bambino e non vedevo l’ora di farlo. Durante la gravidanza fui tanto fortunata da aver l’occasione di partecipare ad una serie di Incontri de La Leche League, dove trovai un notevole sostegno nonché informazioni eccellenti.
Dietro incoraggiamento di una delle nostre Consulenti LLL mi rivolsi al mio ginecologo ed insieme fummo in grado di trovare un farmaco contro l’ipertensione da usare dopo il parto; un farmaco che mi avrebbe permesso di allattare il mio bambino senza dovermi preoccupare dei possibili effetti collaterali.
Mio figlio nacque, in seguito ad un parto cesareo praticato d’emergenza, un mese in anticipo a causa dei miei problemi di salute. Con nostra grande gioia e sollievo era un bambino sano, così cominciammo la nostra relazione di allattamento non appena mio marito me lo portò nella sala postoperatoria. Allattare fu un’esperienza incredibile e, con mia sorpresa, molto più semplice di quanto mi fossi immaginata. Non ero preparata alla forza del legame che crebbe tra noi, in quanto famiglia in cui si praticava l’allattamento al seno.
Diversi mesi dopo la sua nascita , iniziai ad essere seguita da un medico internista altamente qualificato. Sin dal primo incontro, i rapporti tra di noi furono molto tesi.
Basandosi su di una sola lettura della pressione del sangue, il nuovo medico annunciò che la mia ipertensione non era sotto controllo. Io non ero d’accordo, dal momento che a casa utilizzavo il mio Kit personale per la misurazione della pressione sanguigna. Ciononostante, il medico insistette nel sostenere che il farmaco che stavo prendendo non era sufficiente; voleva utilizzare un trattamento più moderno. Rimasi veramente sconvolta quando continuò dicendomi che avrei dovuto svezzare immediatamente il mio bambino, poiché nessuno dei nuovi farmaci che stava prendendo in considerazione sarebbe stato sicuro da utilizzarsi in allattamento. Gli dissi che non ero pronta a svezzare il mio bambino poiché l’allattamento costituiva una parte importante della relazione affettiva che esisteva tra me e mio figlio. Nel prendere appuntamento per la settimana successiva gli dissi che volevo riflettere sulle possibili alternative.
Lasciai il suo studio molto scossa, e piansi per tutta la strada del ritorno a casa. Mio marito mi consolò e mi suggerì di chiamare La Leche League. Chiamai entrambe le Consulenti del mio Gruppo e ricevetti tanto sostegno, consigli efficaci e la rassicurazione che avremmo trovato una soluzione. Su loro consiglio, richiamai il medico e gli chiesi i nomi dei farmaci che stava pensando di utilizzare nel mio caso. Me li diede, ribadendo che nessuno di questi farmaci sarebbe stato sicuro durante l’allattamento. Ringraziandolo, chiusi e richiamai la mia Consulente dandole la lista dei farmaci: lei si mise subito in moto. Cominciò a ricercare informazioni riguardo la lista che le avevo dato; chiamò la Consulente responsabile per le questioni mediche (APL), la quale contattò La Leche League International. Fu in grado di ottenere delle informazioni sorprendenti. Dei dieci farmaci della lista, se ne potevano usare otto con sicurezza durante l’allattamento. Nel giro di un paio di giorni ricevemmo da LLLI le informazioni scritte riguardanti la ricerca fatta su tali farmaci.
Durante questo periodo io iniziai anche a tenere un diario della pressione del sangue; controllavo la mia pressione sanguigna diverse volte al giorno. Misurai la mia pressione prima e dopo l’assunzione dei farmaci, a riposo e dopo aver fatto movimento. Tutte le letture erano nei limiti di norma ed alcune persino più basse, specialmente dopo aver allattato il mio bambino. Continuai a prendere il solito farmaco con il solito dosaggio.
La settimana seguente mi recai all’appuntamento con il medico abbondantemente preparata. Portai il diario della mia pressione sanguigna, il mio kit di misurazione per tararlo con quello del suo studio, e le informazioni sulla ricerca compiuta sui farmaci. Dopo che io insistetti affinché il medico facesse diverse letture nel corso dell’appuntamento, ammise che la mia pressione sanguigna era nella norma e che non avevo bisogno di cambiare farmaco. Il medico rimase sorpreso dalle informazioni che ero stata in grado di ottenere sui farmaci ed anche dal fatto che mi ero presa tutto questo disturbo. Gli dissi che ero stata motivata dal fatto di non essere pronta ad interrompere l’allattamento, che io consideravo un fattore importante del mio modo di vivere la maternità, e che mi aveva afflitta il suo modo brusco di affrontare l’argomento. Si scusò e si offrì, per il futuro, di collaborare più strettamente con me. Gli lasciai le copie della ricerca sui farmaci ed i numeri telefonici delle Consulenti della zona e de La Leche League International. Spero che tutto ciò possa servire ad un’altra giovane che si venga a trovare in una situazione simile.
Nostro figlio venne svezzato due anni più tardi. È un bambino felice, gioviale e pieno di salute, e credo fermamente che l’allattamento sia stato per noi la decisione migliore.