Se qualche anno fa qualcuno mi avesse predetto che avrei allattato la mia bambina (e fino a sette mesi ormai) sarei stata molto scettica. Da anni mi sentivo ripetere sempre la stessa frase: nonostante il mio ipertiroidismo non ci sarebbero stati grossi problemi per una gravidanza, ma sicuramente non avrei potuto allattare. Mi avevano talmente convinta che ho persino evitato durante il corso pre-parto di partecipare all'incontro sull'allattamento. In cuor mio un po' di amarezza e di delusione facevano capolino ogni volta che si sfiorava questo argomento. Fin da piccola con le mie adorate bambole io avevo tentato di allattare imitando la mamma col fratellino e per consolarmi del fatto che io non avevo latte, a cinque anni, mi avevano detto che avrei dato tanto latte ai miei bambini, da grande, quando finalmente avrei potuto giocare con le bambole vere.

Ma al di là di questi ricordi romantici, per me allattare ha significato molto oggi. Da vent'anni ormai prendo medicine, dopo una grave forma di morbo di Basedow comparsa a 10 anni e un impegnativo intervento chirurgico che non ha risolto il problema all'età di 14 anni.

Una pastiglia al giorno non è chiaramente un grosso problema, però nel tempo questa dipendenza da un medicinale crea delle paure e delle insicurezze che durante la gravidanza ho vissuto più consciamente con ansie, angosce e coliti fastidiose e incurabili.

Allattare ha rappresentato per me la normalità, l'acquisire sicurezza e fiducia in me stessa, col passare dei giorni e dei mesi accompagnati dall'aumento di peso della mia bambina e alla soddisfazione nel ritrovare ogni volta al mio seno non solo cibo, ma conforto e tranquillità.

Il mio fisico questa volta non mi ha tradito, ho potuto comportarmi con la mia bambina come io desideravo senza pormi limiti. E in quest'occasione ho avuto la grande fortuna di trovare chi mi ha dato i consigli giusti per superare le difficoltà, ho imparato attraverso l'incontro con La Leche League e le sue pubblicazioni l'importanza dell'allattamento non soltanto da un punto di vista emotivo. Io ho avuto solo il merito di ascoltare chi mi incoraggiava e non chi - scettico - prediceva, invece, che l'allattamento già solitamente faticoso, per me lo sarebbe stato ancora di più, con il pericolo di aggravare il mio ipertiroidismo.

E poi potevo io - che non ho mai avuto grande energia fisica - avere latte sufficiente?

La mia pastiglia non era dannosa per la bambina, non sarebbe stato in ogni caso più prudente non correre rischi e allattarla artificialmente?

Ora dopo sette mesi di allattamento e con la voglia di allattare per tanto tempo ancora non prendo quasi più pastiglie. La felicità fa miracoli. (A.C. Bergamo)

NdR: Anche nel caso una madre debba continuare ad assumere farmaci per le patologie tiroidee, ne esistono alcuni che sono ampiamente compatibili con l'allattamento al seno, documentati con ricerche scientifiche.