• 13 aprile 2020 - Nelle emergenze l'allattamento protegge

      logo verde LLLItalia

    La Leche League Italia - Comunicato stampa

    Nelle emergenze l'allattamento protegge
    Human milk offers protection during emergencies
    Intervista a Karleen Gribble

     

    13 aprile 2020 - In momento complicato come una situazione di emergenza per la salute globale, (in cui le mamme si ritrovano a vivere la loro maternità isolate e senza il sostegno di cui avrebbero bisogno), la protezione e il conforto che l’allattamento offre ai neonati e alle loro mamme raggiungono il loro massimo potenziale.

    Ma l’avvio, la gestione, il proseguimento e il recupero dell’allattamento si trovano di fronte ad ostacoli nuovi, e possono essere a rischio per diversi motivi, fra cui la possibile separazione fra mamma e bambino (nel caso in cui la mamma risultasse positiva all'infezione da Covid-19 o non fosse in grado di accudirlo a causa dei sintomi di questa malattia). Alle normali domande di ogni mamma e di ogni famiglia si aggiungono le preoccupazioni per la situazione in generale, oltre ad arrivare informazioni diverse che creano tanti ulteriori dubbi.

    Per questo La Leche League Italia ha realizzato un’intervista (tradotta in italiano) alla specialista di alimentazione nelle emergenze


    Karleen Gribble
    membro dellInfant Feeding in Emergiencies (IFE) Core Group,
    oltre che dell’Australian Breastfeeding Association (ABA)


    Potete trovare la prima parte dell’intervista
    pubblicata sul sito de La Leche League Italia

    www.lllitalia.org

     Gribble

     199 verde ok uff1

    La Leche League Italia - Numero unico 199 432326 - Contatti stampa 340-9126893

  • 13 aprile 2020 - Nelle emergenze l'allattamento protegge

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    Nelle emergenze l'allattamento protegge
    Human milk offers protection during emergencies
    Intervista a Karleen Gribble

     

    13 aprile 2020 - In momento complicato come una situazione di emergenza per la salute globale, (in cui le mamme si ritrovano a vivere la loro maternità isolate e senza il sostegno di cui avrebbero bisogno), la protezione e il conforto che l’allattamento offre ai neonati e alle loro mamme raggiungono il loro massimo potenziale.

    Ma l’avvio, la gestione, il proseguimento e il recupero dell’allattamento si trovano di fronte ad ostacoli nuovi, e possono essere a rischio per diversi motivi, fra cui la possibile separazione fra mamma e bambino (nel caso in cui la mamma risultasse positiva all'infezione da Covid-19 o non fosse in grado di accudirlo a causa dei sintomi di questa malattia). Alle normali domande di ogni mamma e di ogni famiglia si aggiungono le preoccupazioni per la situazione in generale, oltre ad arrivare informazioni diverse che creano tanti ulteriori dubbi.

    Per questo La Leche League Italia ha realizzato un’intervista (tradotta in italiano) alla specialista di alimentazione nelle emergenze


    Karleen Gribble
    membro dellInfant Feeding in Emergiencies (IFE) Core Group,
    oltre che dell’Australian Breastfeeding Association (ABA)


    Potete trovare la prima parte dell’intervista
    pubblicata sul sito de La Leche League Italia

    www.lllitalia.org

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  • La storia di Chiara - "Quando la mamma si ammala di Covid"

    LaLecheLeague la storia di ChiaraErano circa le 10 del mattino del 28 marzo.

    La mia famiglia e io eravamo ancora tutti a letto. Martino, il mio bimbo più piccolo, dormiva vicino a me, attaccato al mio seno; accarezzandolo mi sono accorta che scottava, e, misurandogli la febbre, ho constatato che era a 38,5 gradi.

    Subito dopo è arrivata la telefonata che aspettavo e temevo terribilmente: il tampone per il Covid fatto il pomeriggio prima era risultato positivo. Da qualche giorno non mi sentivo bene, ed ecco la conferma ai miei sospetti.

    È stata una spaventosa doppia doccia fredda: non solo mi ero ammalata io, ma sicuramente la febbre di Martino derivava da quello! Sono scoppiata a piangere al telefono, nel panico, e dall’altra parte l’operatore tentava di rassicurarmi dicendomi che i bambini sono forti, guariscono in fretta. Ma nella mia testa vorticavano mille pensieri e sensazioni: innanzitutto il senso di colpa nei confronti della mia famiglia, e soprattutto del più piccolo. Per causa mia la loro salute era messa a rischio, e le conseguenze potevano essere molto gravi. Poi ho iniziato a mettere in discussione il mio allattamento: se non avessi allattato Martino, si sarebbe ammalato? Avrei dovuto smettere? Se io fossi peggiorata, come avremmo potuto gestire la separazione? E questo mi ha spaventato particolarmente, tanto che ho ancora il magone al ricordo.

    Subito però ho iniziato a essere un po’ più lucida: Martino è un bimbo di quasi due anni ad altissimo contatto, quindi sarebbe stato impossibile tenerlo separato da me ed evitare che si ammalasse. Allattarlo a questo punto era un vantaggio, tramite il mio latte gli stavo offrendo una grossa protezione! Mi sono fatta forte di ciò che avevo letto sulle indicazioni date da OMS, ISS, LLL a proposito dell’allattamento al seno, e mi sono un po’ rasserenata.

    Ho preferito mettere da parte il pensiero terrificante di un mio eventuale ricovero, scegliendo di affrontare una cosa alla volta, e per fortuna non è stato necessario gestire anche quel problema!

    Durante la quarantena sono stata contattata da numerosi operatori sanitari per monitorare lo stato di salute della mia famiglia; in molti mi hanno chiesto se stavo attuando una sorta di isolamento dentro casa, stando separata da mio marito e dai bambini, ma per fortuna, quando facevo presente che allattavo il piccolo e che quindi era impossibile stare lontani, nessuno ha avuto nulla da obiettare... altrimenti me li sarei mangiati vivi!!

    A un certo punto, visto che i miei sintomi non regredivano, si è presentata una nuova angoscia: il medico mi aveva prescritto una terapia che non sapevo se fosse compatibile con l’allattamento, sebbene fossi a conoscenza del fatto che ormai sono pochissimi i farmaci pericolosi.

    Ho contattato immediatamente, con il cuore in gola, l’operatore del centro antiveleni di Bergamo che mi ha rassicurato in quel senso. Il mio sollievo è stato così forte che, finita la telefonata, mi sono messa a piangere: sarebbe stato straziante dover scegliere se curarmi o interrompere l’allattamento.

    Questa esperienza è stata decisamente stressante da molti punti di vista. All’incognita legata all’evoluzione che avrebbe potuto avere la malattia in me e nella mia famiglia, si è aggiunta l’ansia di dovermi separare dai miei figli e di dover interrompere l’allattamento.

    Nonostante le mie conoscenze e le mie certezze, mi sono sentita vacillare più volte.

    Ma il mio istinto mi diceva che stare vicino al mio bimbo e nutrirlo con il mio latte era la scelta giusta, e sono contenta di non aver ceduto al panico!

    Lettera Firmata

  • Nata ai tempi del Covid-19

     

    LLL nata ai tempi del covid defErano settimane ormai che aspettavo impaziente la tua nascita, ero stanca, avevo paura di come sarebbe andata e ancor di più avevo paura di affrontare per la prima volta la separazione dalla tua sorellina di tre anni.

    Hai deciso di venire al mondo facendomi attendere il giorno della data presunta del parto, un giorno di fine marzo, all’alba di una inconsueta Milano, ovattata da un insolito strano silenzio. Hai bussato dentro di me e in meno di un’ora hai visto la luce. Grazie per la tenacia che hai avuto.

    Subito sono riuscita a rubarti un bacio e una carezza attraverso mascherina e guanti. Ti ho stretta a me forte, rassicurandoti che tutto era andato bene e che presto saremmo tornate a casa dal tuo papà e dalla tua sorellina, impazienti di conoscerti. Ero pronta a firmare qualsiasi carta pur di anticipare le dimissioni.

    Poche ore dopo, tra un tuo controllo ed una mia visita, complice la mia stanchezza, mi rilevano una temperatura alterata. Improvvisamente veniamo trasferite in isolamento in attesa del tampone. No, non stava capitando a noi, non era possibile, eravamo state a casa già da settimane senza mai uscire.

    Passa la nostra prima notte, insonne… ti nutro, ti consolo, ti stringo forte e ti rassicuro. Poi il risultato: positiva.

    Sembrava impossibile, positiva al Covid-19. Ti guardo e piango. Rimaniamo in isolamento ancora tre giorni contando le ore che trascorrevano lente.

    Arriva la montata e riesci ad attaccarti con la stessa tenacia che hai avuto durante il parto.

    Torniamo a casa, ti proteggo in fascia. Ci hanno sigillate da testa a piedi con cuffia, camice, guanti e mascherine.

    Non era il ritorno che mi aspettavo, né quello ne tanto meno i primi giorni a casa, la paura di starti vicina e la voglia di allattarti.

    Forza, pochi giorni e tutto sarà finito mi dicevo. Per fortuna, stanchezza a parte, stavo bene e riuscivo a prendermi cura di te e della tua sorellina.

    Passano i giorni tra mille preoccupazioni, il tuo peso, l’attacco, la tua cacca, sostenuta a distanza da chi ha voluto spendere del tempo per noi, una Consulente di Empoli conosciuta per caso virtualmente in rete, grazie Alessandra e dalla mia amica doula Nicoletta, grazie per il sostegno che mi avete dato.

    Ero pronta a ripartire con un nuovo percorso di allattamento che tanto avevo desiderato, l'allattamento in tandem.

    Pensavo sarebbe stato naturale, cosi come allattare da sola la tua sorellina maggiore ed invece avvertivo emozioni strane e nuove, a volte anche contrastanti.

    Il piacere dal vedervi attaccate insieme, però, ricambiava ogni fatica ed ogni strano dolore interiore.

    Fisicamente tutto scorreva naturalmente, nessuna ragade e nessun intoppo, ostacolava il nostro percorso, cercavo di capire se ci fosse un metodo, una tecnica migliore per potervi allattare in tandem, avevo paura di sbagliare.

    E mentre all'inizio vi allattavo a seni separati, dopo mi sono lasciata andare all'istinto. Entrambe avevate bisogno di me in uguale misura.

    Passano i giorni, non posso baciarti, a malapena abbracciarti, non riesco a sorridere, sono molto preoccupata ed i miei occhi te lo trasmettono, non conosci ancora il mio viso nascosto dalle mascherine che indosso H24.

    Non posso sentire neanche il tuo profumo, perché purtroppo il virus mi ha tolto l’olfatto, oltre che negato di viverti con gioia e serenità.

    Finalmente faccio il primo tampone di controllo, presto sarò libera di sorriderti, baciarti e sentire il tuo profumo su di me.

    Invece no, questa tortura non è finita: ancora positivo!

    Passano i giorni, ancora settimane ed addirittura un altro mese, quattro tamponi ancora positivi.

    Inizio a non poterne più, sono stanca più che fisicamente, psicologicamente, inizio a temere il peggio.

    Cerco invano di capire la causa di questo prolungarsi di positività, arrivo a mettere in discussione il nostro tanto desiderato allattamento in tandem, ho pensato che tanto faceva bene a voi, ma forse stava debilitando me?

    Ho cercato di tenere duro; pensavo solo a quanti anticorpi avrei potuto trasmettervi e che vi avrebbero protetto dell'infezione tanto temuta.

    Ho dovuto lottare con chi erroneamente mi sollecitava a lasciar perdere il tandem e a concentrarmi solo su di te, che più piccolina avevi bisogno di nutrimento.

    Ma no, proprio ora non potevo mollare, sapevo dentro di me che stavo facendo bene per entrambe e che anche la tua sorellina aveva bisogno di amore e contatto, soprattutto in questo momento.

    Passano esattamente 62 giorni, in cui si susseguono momenti di arrendevolezza, domandandomi perché stava succedendo a noi.

    Finalmente poi arriva l’alba, una nuova alba, la nostra, il giorno in cui mi comunicano che il mio tampone è diventato negativo.

    Solo da quel giorno posso viverti.

    Finalmente conoscerai il mio viso, sentirò il tuo profumo e ci scambieremo sorrisi.

    Ed ho continuato a nutrirvi entrambe così come ho sempre desiderato.

    Sei stata la mia forza.

    La tua mamma.