Inizio dalla conclusione di questa storia.

Proprio in questo periodo, dopo 3 anni, si è concluso questo percorso magico di allattamento che è iniziato come un bisogno assoluto e primario (il nutrimento) e si è trasformato in un legame speciale che ha accompagnato me e le mie figlie in questi anni e che spero, se non tra i ricordi limpidi, ne rimanga comunque traccia sotto forma di sensazione, di profumo o chissà...  

 

Sono la mamma entusiasta e innamorata di due gemelle di tre anni.

Aspettarle è stato bello, bellissimo, sono nate con un cesareo, sostanzialmente a termine, le tenevo così strette che fu impensabile indurre il travaglio. Avrei preferito le vie naturali, non fu così, ma fu comunque un'esperienza straordinaria. Ero preoccupata perché molti mi avevano avvisata che il cesareo sarebbe stato così debilitante che non sarei riuscita ad accudire subito le mie bimbe, così come allattare.
Quando le vidi mi sentii stranita. Un'emozione forte. Forte come il mio compagno, che era lì con me, forte come il nostro amore. 
Quel giorno la sala parto era vuota. Ero lì con il mio compagno e con ostetriche non particolarmente empatiche. Ma io stavo bene! Io le volevo vedere, io le volevo cullare... e volevo provare ad allattare!
Presi coraggio e lo chiesi: arrivarono i nostri fagottini: provai a farle ciucciare, una per lato, una per "nenè" così si sarebbe chiamato il mio seno e loro lo fecero, semplicemente. La mattina dopo all'alba mi feci togliere il catetere vescicale e dopo la colazione ero in piedi. Pronta per ascoltare i consigli durante il giro visite, ma... 
Non vedevo l'ora di andare a casa.

Il ricovero in ostetricia fu speciale, ricordo i brividi della prima notte trascorsa lì, ma le indicazioni e le informazioni che ricevetti furono spesso dissonanti, io ero decisa a non mollare e volevo essere libera di fare. Dopo tre giorni mi mandarono a casa con la condizionale perché le piccole avevano perso peso.

A casa, dopo il primo momento di "Oddio che si fa?!" fatta una doccia vera (anche se avevo ancora le graffette) e un buon pasto (sì perché in ospedale sponsorizzano l'allattamento al seno ma il prolungato digiuno post cesareo non aiuta!) mi misi a letto con loro. 
Cosleeping fu il nostro segreto, ci permise di goderci l'allattamento esclusivo, ci permise di superare tutti i controlli e loro iniziarono a crescere, nonostante le pessime aspettative. Ma io sono testarda e credevo nel mio istinto. 
Trovammo il nostro ritmo, costruimmo una specie di routine, io dormivo quando loro dormivano, mangiavo e bevevo tanto ma dei 16 kg presi ne persi 21 in pochissimo tempo, perché loro chiedevano tanta energia! 
Abbiamo chiesto che la nostra privacy venisse rispetta, a me piaceva stare sola con loro, costruendo le giornate sui loro orari. Fasce e zainetti furono un simpatico trucco, così come il cercare di uscire, appena possibile, per un caffè in paese o giro in città, camminavamo con il nostro "spingi" (il passeggino) tantissimo, da subito con “pause Latti” praticamente ovunque, avvolte nella nostra sciarpa. 
Mi avevano detto di tutto sugli orari, la routine è confortante per loro ma non avevo intenzione di trasformare tutto in uno stress scandito da un timer. 
Gli orari li avevano scelti loro, io mi adeguavo. Dopo qualche settimane era chiaro. Così come mi fu chiaro che l'allattamento a richiesta è impegnativo ma che se loro chiedevano (io le ho sempre gestite in tandem) era fondamentale che io fossi pronta (pipì fatta, da bere e da mangiare a portata di mano) e comoda! Si perché alle varie visite mi era capitato di essere sollecitata ad allattare "pronti-via"! Ma io avevo capito che se non trovavo la posizione comoda per affrontare la seduta allattamento, non potevo reggere! A volte loro ciucciavano 10 minuti e per 10 minuti uno può fare il fachiro e poi? Se desiderano farlo per più tempo?
Ammetto che questo lusso dell'accudimento esclusivo e contemporaneo è stato possibile perché tutta la nostra famiglia ha rispettato le nostre personali e soggettive esigenze senza interferire, ma sopratutto è stato possibile perché il mio compagno porta avanti da sempre la routine di casa, spesa, cucinare, pulire. Non è mai andato al lavoro senza preoccuparsi di lasciarmi qualcosa di buono e pronto per mangiare. 
Sono stata fortunata perché grazie al cosleeping le sedute di allattamento notturne sono sempre state più brevi e rapide. Nelle prime settimane ci sono stati momenti in cui mi capitava di non riuscire a spostarmi nemmeno per 5 minuti perché loro ciucciava e basta. Allora mi sono inventata la regola dei 180 secondi. In quei momenti di difficoltà e stanchezza dove non sapevo come tenerle serene senza averle attaccate alle nenè, le assicuravo nelle loro ciambelle, facevo partire un timer e mi concedevo 3 minuti per me, solitamente per una doccia o una boccata d'aria o un caffè. Magari loro piangevano ma in quei tre minuti io respiravo, mi isolavo dai rumori e mi ricaricavo, pronta a ripartire. 
È successo anche di sentire la necessità di chiedere aiuto, proprio per poter staccare per brevi periodi e con la scusa del cane, rubare una mezz'ora per una passeggiata. E anche qui il mio compagna o la nonna o la zia sono state preziose.

L’auto svezzamento è stato un passaggio logico e semplice per noi, in cui il papà ha avuto un ruolo speciale in quanto eccellente e attento cuoco di casa! Hanno iniziato ad assaggiare il cibo verso i 7 mesi; a 9 abbiamo iniziato il nido. Le andavo a prendere e mi fermavo per allattarle come merenda e poi uscivamo. Era il nostro rito. 
Nonostante questo legame devo ammettere che stavano comunque tranquille in mia assenza, ma se c’ero io... mamma e Latti erano un mix irresistibile! 

Sono passati i mesi e a tratti le nenè si sono trasformate da strumento di nutrimento a strumento di coccole e consolazione. Negli ultimi mesi è stato però faticoso, loro tendevano ad eccedere in sedute di allattamento acrobatico che mi stancavano e mi facevano male. Allora abbiamo scritto un libro. Il “libro del Latti” in cui con foto e brevi frasi abbiamo ripercorso la nostra storia, dalla prima poppata, alla prima ciucciata di piede, al primo boccone di cibo, al primo pic nic, al primo gelato... arrivando al lieto fine: il Latti andrà da altri bimbi e a noi rimarranno per sempre le Coccole! Lo abbiamo stampato, letto e riletto. Per prepararci. 
Così abbiamo iniziato a limitare le poppate solo alla sera per dormire e se necessario per i risvegli notturni e poi, come accordi, abbiamo aspettato di spegnere le tre candeline per “soffiare” il Latti verso bimbi appena nati. 
È stata la fase più difficile, nulla paragonata al tempo dedicato al nutrimento, agli ingorghi al seno, ha portato con sé uno strappo emotivo.
Mi manca e credo manchi a loro ma le carezze alle nenè e gli abbracci stretti stretti ci stanno accompagnando in questa evoluzione che non fa rima con separazione!