Gli studi degli autori di programmi di “Addestramento del sonno” credono che i programmi tendano a funzionare. Ma gli studi non necessariamente tengono in considerazione quelle famiglie che abbandonano il programma perché non riescono a tollerarlo. [1] Inoltre questi studi tendono a non esaminare il costo fisiologico o emotivo per il bambino o l’effetto sull’allattamento. Uno studio indipendente ha misurato i livelli di cortisolo, un ormone dello stress, durante il primo mese e ha scoperto che la separazione notturna era collegata ad alcune scarse capacità diurne di reazione nel bambino.
I lattanti che dormono da soli nel loro primo mese di vita hanno mostrato una risposta aumentata di cortisolo durante il bagnetto a 5 settimane rispetto ai lattanti che hanno dormito regolarmente con i genitori. Questo effetto non era giustificato dalle pratiche di allattamento, accudimento materno, o ai risvegli notturni e la durata del sonno. [2]
In altre parole, la separazione di madre e bambino di notte durante il primo mese è stata collegata ad una reazione di stress più forte ad almeno una forma di stress diurna di routine.
Ma quelli erano bambini piccoli. C’è un costo anche per i bambini più grandi. Uno studio ha coinvolto bambini di 4-10 mesi che hanno subito un programma di 5 giorni di addestramento al sonno. Lo studio ha misurato i livelli di cortisolo di madre e bambino.
Come previsto il primo giorno del programma, i livelli di cortisolo delle madri e dei bambini erano positivamente connessi, all’inizio del sonno dopo una giornata di attività condivise. Inoltre, quando i neonati hanno manifestato stress in risposta al passaggio al sonno, le risposte di cortisolo di madre e bambino sono state nuovamente connesse positivamente.
Il terzo giorno del programma, tuttavia, i risultati hanno dimostrato che le risposte fisiologiche e comportamentali dei bambini si sono dissociate. I bambini non esprimevano più disturbi comportamentali durante la transizione al sonno, ma i loro livelli di cortisolo erano elevati.
Senza il segnale d’emergenza per i neonati, i livelli di cortisolo delle madri sono diminuiti. La dissociazione tra i comportamenti dei neonati e le risposte fisiologiche ha dato luogo a un’asincronia nei livelli di cortisolo delle madri e dei neonati. [3]
In altre parole, madre e bambino sono stati entrambi notevolmente stressati in quei primi giorni di addestramento. Il bambino ha smesso di chiamare la madre entro pochi giorni. La madre, non sentendo grida, ha smesso di essere stressata dalla separazione. Ma lo stress del bambino è continuato. Solo che nessuno poteva sentirlo.
L’unica difesa di un bambino contro il pericolo è essere protetto da un adulto. I bambini hanno un “programma di difesa” a due modalità, che funziona automaticamente quando sono in difficoltà e normalmente porta un adulto ad agire. [4] Il loro modo di manifestare un disagio è piangere. Se questo non porta aiuto, alla fine vanno in “risparmio energetico” e smettono di piangere per risparmiare calorie, anche se il loro livello di ormoni dello stress rimane alto. Alternano la loro modalità di protesta e risparmio energetico finché possono, come un segnale di soccorso intermittente.
Non c’è ancora alcuna ricerca sull’addestramento al sonno che abbia studiato se il bambino – finalmente tranquillo – sta ancora portando avanti il suo segnale di soccorso ad intermittenza oppure si è abituato allo stress di essere ignorato. E comunque ci sono pochissime ricerche sull’addestramento al sonno. La ricerca ci dice che il pianto provoca cambiamenti negativi nella fisiologia del bambino, dalla pressione sanguigna a quanto bene il bambino può respirare.
Già negli anni ’80, gli specialisti dello sviluppo infantile incoraggiavano chi si prendeva cura del neonato a rispondere rapidamente, coerentemente e in modo completo alle sue grida, per sradicare la fonte del disagio e fermare “l’atto fisiologicamente dannoso del pianto”. [5]
Un interessante studio iniziato decenni fa [6] ha esaminato la salute emotiva dei bambini di 8 mesi, decenni dopo, quando i bambini avevano 34 anni. Lo stile materno dei bambini era classificato in: negativo, a volte negativo, caloroso, amorevole, o “affettuoso in maniera stravagante”. Gli adulti con il minor disagio emotivo e ansia erano quelli le cui madri erano “amorevoli” o “affettuose in maniera stravagante.” L’articolo non menziona gli stili di educazione notturna.
Tuttavia, i commenti dell’articolo dicono che “La ricerca animale su nutrizione e legame sociale suggerisce che l’ormone neuroipofisario ossitocina possa svolgere una funzione cruciale nella creazione di un forte legame tra madre e bambino, mentre le interruzioni di questo legame possono portare ad una disfunzione della chimica del cervello e, in particolare, sulla risposta allo stress del bambino.” In altre parole, interferire con il normale sviluppo del legame madre-bambino può effettivamente cambiare la chimica cerebrale di quest’ultimo.
Questi sono solo alcuni degli studi sull’importanza della sincronia madre-bambino e della vicinanza fisica. Ma praticamente ogni studio di biologia che abbia esaminato il legame madre-bambino trova cambiamenti fisiologici negativi – alcuni dei quali possono essere a lungo termine – quando quel normale legame è interrotto.
Il nostro istinto combatte l’idea di lasciare un bambino da solo, anche se non abbiamo mai sentito parlare di SIDS, soffocamento o fisiologia. La sapienza materna si costruisce in noi, e tende a funzionare davvero molto bene.
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Approfondimenti
[1] France, Karyn G., Neville M. Blampied, and Jacqueline MT Henderson. “Infant sleep disturbance.” Current Paediatrics 13, no. 3 (2003): 241-246.
[2] Tollenaar, M. S., Roseriet Beijers, Jarno Jansen, J. M. A. Riksen-Walraven, and Carolina de Weerth. “Solitary sleeping in young infants is associated with heightened cortisol reactivity to a bathing session but not to a vaccination.” Psychoneuroendocrinology 37, no. 2 (2012): 167-177.
[3] Middlemiss, Wendy, Douglas A. Granger, Wendy A. Goldberg, and Laura Nathans. “Asynchrony of mother–infant hypothalamic–pituitary–adrenal axis activity following extinction of infant crying responses induced during the transition to sleep.” Early human development 88, no. 4 (2012): 227-232.
[4]Bergman, Nils, in Genna, Catherine Watson. Supporting sucking skills in breastfeeding infants. Jones & Bartlett Learning, 2016.
[5] Ludington-Hoe, Susan, Xiaomei Cong, and Fariba Hashemi. “Infant crying: nature, physiologic consequences, and select interventions.” Neonatal network 21, no. 2 (2002): 29-36.
[6] Maselko, J., L. Kubzansky, L. Lipsitt, and S. L. Buka. “Mother’s affection at 8 months predicts emotional distress in adulthood.” Journal of Epidemiology & Community Health 65, no. 7 (2011): 621-625.