Quando seppi di essere incinta di due gemelli attraversai alcuni giorni di panico e disperazione, perché non riuscivo a immaginare come avrei potuto far fronte all'impegno, come avrei potuto trovare ancora spazio per le coccole, il gioco, la relazione con ciascuno di essi.

Poi decisi che non mi sarei fatta spaventare, e mi convinsi che sarei riuscita a vivere questa esperienza considerandola una doppia fonte di gioia e non un doppio lavoro, e che tutto si sarebbe svolto naturalmente.

Sara e Anna sono nate in agosto, al termine di una gravidanza non difficile e giunta al 9° mese; contavo di avere un parto naturale e di attaccarle subito al seno, ma il travaglio non si è avviato e sono nate con il taglio cesareo. Questo però non ha assolutamente interferito con la convinta decisione di allattarle al seno: già dopo 2/3 ore dal parto, mentre ero ancora semi-incosciente, il loro papà ha iniziato ad attaccarmele, una alla volta, e le bambine hanno subito mostrato di... gradire!

Durante la degenza in ospedale le ho sempre tenute in camera con me, attaccandole ogni volta che piangevano e rifiutando aggiunte o simili. Certo nei primi giorni è stato faticoso scendere innumerevoli volte dal letto per cambiarle e allattarle, ma ritengo che quei momenti siano stati fondamentali per imparare a prendermi cura di loro e acquistare una certa sicurezza, grazie al fatto di essere in un ambiente dove sapevo che in ogni momento avrei potuto chiedere un aiuto o un consiglio.

Quasi subito cominciai a provare molto dolore quando le bambine si attaccavano e nei primi istanti che succhiavano, anche perché succedeva complessivamente 14/15 volte al giorno . Ma tenendo i capezzoli ben asciutti e facendo prendere aria e sole evitai del tutto problemi di ragadi, e anche il forte dolore che provavo all'inizio di ogni poppata in qualche settimana passò.

Un altro problema dei primi tempi era che mentre ne allattavo una, se l'altra piangeva non riuscivo a intervenire e a consolarla: naturalmente l'ho risolto nel modo più ovvio, cioè allattandole contemporaneamente, sistemandomi su un divano con l'aiuto di qualche cuscino, e in questo modo le poppate sono diventate davvero un momento di distensione e intimità per tutte e tre.

Sin dal primo controllo pediatrico mi è stato detto di somministrare alle bambine vitamina D, fluoro per i denti, e di offrire eventuali integrazioni di latte artificiale, e successivamente, verso i 3/4 mesi, di iniziare a proporre qualche pappa: ogni volta queste indicazioni mi mettevano un po' in crisi, perché contrastavano con la mia convinzione che anche l'allevamento dei bambini, così come la nascita, non dovesse necessariamente essere medicalizzato, ma potesse svolgersi in modo naturale, tradizionale; d'altra parte c'era anche il timore che, per voler fare di testa mia, potessi danneggiare in qualche modo le bambine. Ho parlato di questi problemi con le altre mamme de La Leche League della mia città, ho ascoltato le loro esperienze e da loro ho ricevuto indicazioni di libri e pediatri che mi hanno rassicurata sulle mie scelte, e ho felicemente continuato ad allattarle al seno evitando di somministrare integratori.

Ora che le bambine hanno sette mesi continuano esclusivamente con il mio latte e crescono benissimo, mangiano generalmente cinque volte al giorno e ognuna ha il suo seno "personale"; io ho mantenuto la mia alimentazione vegetariana, che seguo da 18 anni, e non ho alcun problema di affaticamento.

Quand'ero incinta le persone con cui parlavo dicevano che avrei dovuto assolutamente trovare un aiuto fisso, che non potevo farcela da sola, che se volevo allattarle avrei dovuto fare la nutrice a tempo pieno; sono invece assolutamente sicura che l'allattamento al seno mi abbia offerto tante facilitazioni nell'allevare fin qui le mie bambine: la sicurezza di poter sempre offrire loro consolazione e rifugio, la comodità nel metterle a nanna la sera (si addormentano al seno e poi vengono portate nei loro lettini) o nel riaddormentarle se si svegliano di notte (chi si sveglia viene nel lettone, si attacca e ci si riaddormenta insieme), la possibilità di andare ovunque con le bambine avendo la pappa sempre pronta, il risparmio di tempo e di lavoro non dovendo preparare biberon, così che le poppate sono veramente un momento di riposo e di contatto con le piccole.
Grazie all'allattamento al seno, e certo anche a un papà collaborativo e a due bambine che di notte hanno sempre dormito abbastanza bene, sono arrivata fin qui senza aiuti esterni, riuscendo persino a ritagliare qualche spazio per me nella giornata (ad esempio la sera dopo averle messe a letto) e soprattutto a far sì che la vita con le bambine non sia solo lavoro, come avevo inizialmente temuto, ma anche e per la maggior parte coccole e gioco.

P.G.