di Lisa Marasco e Jan Barger, da Breastfeeding Abstracts vol 18 n. 4 Maggio 1999
Viene ormai comunemente accettato che i neonati, e soprattutto i neonati allattati, crescono e stanno meglio quando viene permesso loro di poppare seguendo i segnali delle loro necessità. Nonostante ciò, alcune mamme continuano a credere di dover aspettare per permettere al seno di "riempirsi" fra una poppata e l'altra per poter avere latte a sufficienza per i loro bambini, e alcune fonti tradizionali di consigli per i genitori incoraggiano le mamme ad aderire a un orario secondo il quale bambini molto piccoli vanno alimentati ad intervalli di tre o quattro ore. Per alcuni bambini potrebbe essere possibile crescere bene con un simile allattamento ad orario, ma per altri non è così.
Una migliore comprensione dell'importanza dell'allattamento a richiesta, nonché il ruolo dell'appetito del neonato nella regolazione della produzione del latte, ci proviene da ricerche recenti, che spiegano i meccanismi che regolano la produzione di latte nel seno.
Fino a poco tempo fa, gli sforzi per cercare di capire i processi che regolano la sintesi di latte (lattopoiesi) si sono focalizzati sull'aumento di prolattina che avviene in risposta alla suzione del bambino. I ricercatori, però, non hanno trovato un rapporto diretto costante e coerente tra i livelli plasmatici di prolattina e la produzione materna di latte. Partendo da un approccio diverso, Peter Hartmann e i suoi colleghi in Australia hanno studiato l'allattamento facendo mappe di seni in lattazione prima e dopo le poppate, utilizzando attrezzature video e computer per misurare cambiamenti volumetrici del seno. La precisione di questa tecnica per misurare la capacità di immagazzinare e produrre latte è stato calcolata a +/- 5%. Basandosi su questo lavoro, Hartmann ha concluso che la velocità di sintesi del latte fra le poppate varia a seconda del grado di pienezza del seno: più il seno è pieno, più la velocità di produzione del latte è lenta, e al contrario, più il seno è vuoto, maggiore è la velocità con cui il latte viene rimpiazzato.
Hartmann e i suoi colleghi hanno anche quantificato le differenze nella capacità massima di immagazzinamento delle mammelle, identificando una differenza, fra le donne coinvolte nello studio, fino al 300%. È stato anche notato che le donne con alte capacità di immagazzinamento spesso allattavano ad intervalli maggiori, mentre le donne con basse capacità allattavano con intervalli più frequenti. La misura del seno non era sempre un fattore utile per prevedere la capacità di produzione o di immagazzinamento, e tutte le donne avevano la capacità di produrre latte in abbondanza nell'arco delle 24 ore. Il fattore che subiva variazione era la quantità di latte che veniva erogato in una poppata.
Livelli alti di prolattina sono cruciali per l'avvio del processo di lattazione, però man mano che i livelli di prolattina scendono, il controllo endocrino diventa meno importante per la produzione di latte, e prendono il sopravvento i sistemi di controllo autocrini. Comunque, la riuscita a lungo termine dell'allattamento dipende dallo sviluppo di un numero sufficiente di recettori per la prolattina durante il periodo di controllo endocrino, che a sua volta sembra dipendere dalla frequenza delle poppate: più frequenti saranno le poppate e maggiore sarà lo sviluppo dei recettori.
Abbiamo scoperto che molte donne, nell'allattare il loro bambini ad orario, hanno successo nel primo mese o due. Però, queste donne hanno un tasso insolitamente alto di ipogalattia intorno ai tre - quattro mesi. A riprova di ciò, c'è un grande numero di bambini il cui accrescimento cade al di sotto degli standard accettabili richiedendo integrazioni e/o bambini che si svezzano volontariamente, ovvero che rifiutano il seno che contiene un volume inferiore e da cui il latte esce più lentamente, preferendo il biberon, che ha un volume superiore e da cui il latte esce più velocemente.
Questa ricerca sugli intervalli fra poppate e il contenuto o livello di grassi nel latte materno, aggiunge una nuova dimensione alla nostra comprensione di come l'appetito del neonato, così come si rispecchia nell'alimentazione a richiesta, regola la sintesi del latte. Michael Wooldridge ha proposto che il consumo calorico al seno, o più specificamente il consumo di grassi, sia responsabile per il controllo dell'appetito e della sazietà del bambino. Si può facilmente presumere che la madre di un bambino che rimane irrequieto dopo una poppata abbia un volume del latte insufficiente; in realtà ci potrebbe essere una carenza piccola ma determinante nel consumo di calorie o grasso o da parte del bambino. I fautori dell'allattamento ad orario spesso impongono limitazioni anche sulla durata del pasto, quindi limitano il consumo di grassi / calorie rilasciati alla fine della poppata.
I sostenitori dell'allattamento ad orario ritengono che intervalli più distanziati faranno sì che i bambini siano più affamati, e quindi che richiederanno in modo più aggressivo di essere allattati, ottenendo così il latte che è disponibile alla fine della poppata, con contenuto grasso più alto. Wooldridge però ha dimostrato che i livelli dei grassi nel latte prima dell'inizio della poppata hanno un rapporto inverso alla lunghezza dell'intervallo fra le poppate. La concentrazione dei grassi può essere incrementata aumentando sia la frequenza delle poppate sia la quantità di latte estratto dal seno durante il pasto. Quando la frequenza della poppata e la sua durata vengono limitate da orari predeterminati per l'allattamento, il risultato può benissimo essere un consumo diminuito di grassi da parte del bambino, sintomi di inadeguatezza della quantità di latte e sotto alimentazione.
Un bambino che si sta preparando per poppare lo dimostra prima ancora di svegliarsi. All'inizio potrebbe muoversi leggermente in modo tranquillo un po' agitato, o sembrare irrequieto o nel sonno. Se la sua mano si trova vicino al viso potrebbe girare la testa, cercando di succhiare il pugno o qualunque altra cosa che si trova vicino alla bocca. Se questi segnali precoci vengono ignorati, il bambino comincia ad emettere dei rumori acuti, e alla fine un pianto vero e proprio, esprimendo che il suo nutrimento è in ritardo. Una madre con esperienza di allattamento che sta vicino al bambino, solitamente riconosce i suoi bisogni, mettendolo al seno in un momento precoce di questa sequenza di segnali. Quando però la madre allatta il bambino ad orario, e/o dorme lontano da lui, tutto si svolge in una maniera molto diversa.
Un neonato che viene lasciato piangere anche per pochi minuti può diventare molto disorganizzato, e avere maggiore difficoltà nel attaccarsi al seno e succhiare correttamente. Di conseguenza spesso non prende tutto il latte di cui ha bisogno e, se questa serie di eventi viene ripetuta, con il tempo la produzione di latte della madre si ridurrà. Questo è ancora un altro modo in cui l'imposizione degli orari può inibire la produzione materna di latte. In un tentativo di evitare pianti eccessivi, alcuni sostenitori dell'allattamento ad orario promuovono l'uso di succhiotti per ritardare il momento della poppata e/o per eliminare la suzione non nutritiva al seno. Interventi di questo genere non sono senza rischi: uno studio recente ha documentato che l'uso di succhiotti è associato alla durata ridotta dell'allattamento, mentre un altro studio ha rilevato che le madri che utilizzano succhiotti per i loro bambini spesso esercitano un grado superiore di controllo comportamentale durante l'allattamento, che ancora a sua volta porta spesso a una minor durata complessiva dell'allattamento.
Un insieme di prove empiriche e teoriche continua a dare fondamento alle raccomandazioni dell'Accademia Americana dei Pediatri: che i bambini, e in particolare quelli allattati, hanno bisogno di essere allattati a richiesta e dovrebbero essere liberi di stabilire da soli il proprio orario, piuttosto che obbligati a seguire un orario predeterminato.
È altresì la nostra conclusione che le pratiche che interferiscono con la capacità del bambino di segnalare i propri bisogni sono state responsabili di aumenti ponderali insufficienti, mancanza di crescita adeguata, mancanza di latte, svezzamento precoce non voluto, e forse anche di casi di coliche, nonché regressione e depressione nei neonati, come risultato di mancanza, da parte dei genitori, di una risposta ai segnali disperati del bambino.
La produzione di latte materno e il suo consumo da parte del bambino vengono influenzati da molti fattori, compreso la frequenza delle poppate durante il periodo in cui la produzione di latte è nella fase di calibrazione, la capacità materna di immagazzinamento del latte, la capacità dello stomaco del bambino, il contenuto lipidico del latte e il livello di svuotamento del seno in un qualunque pasto. Quindi ci sono prove molto forti che l'uso arbitrario di orari per l'allattamento non sia consigliabile per qualunque madre che desideri allattare con successo.
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Traduzione di Shera Lyn Parpia Khan