• Allattare durante le emergenze

    Se il tuo bambino è allattato in maniera esclusiva

    • Continua ad allattare, assicurandoti che il tuo bambino continui a bagnare e sporcare i pannolini, che cresca regolarmente e appaia soddisfatto dopo la poppata. Leggi più oltre se hai qualche preoccupazione riguardo la tua produzione di latte.
    • Se stavi pensando di sostituire alcune poppate con la formula (o altri latti, per bambini di età superiore ai 12 mesi) potresti voler rimandare questa decisione a quando la situazione pandemica sarà più stabile. Proseguire con l’allattamento esclusivo ottimizzerà la protezione del tuo bambino. È importante aver presente che quando la produzione di latte scende, potrebbe essere più faticoso recuperarla in seguito.
    • Se il tuo bambino ha circa 6 mesi e sembra interessato ai cibi solidi, puoi iniziare a offrirglieli come faresti normalmente, continuando ad allattarlo a richiesta.

     

    Se il tuo bambino è allattato in modo misto

    • Continua ad allattare. L’allattamento rinforza il sistema immunitario del tuo bambino e lo protegge da molte malattie comuni. Anche se è maggiore la quantità di formula che il bambino assume rispetto al tuo latte, comunque il suo sistema immunitario ne beneficerà.
    • È possibile aumentare il quantitativo totale di latte che il tuo bambino assume, offrendo il seno più spesso o estraendo il latte con più frequenza.

    Per maggiori informazioni contatta una Consulente de La Leche League.

    • Non è prudente smettere improvvisamente di dare la formula al bambino, o ridurla significativamente, se prima ne prendeva in quantità elevate. La riduzione del quantitativo di formula assunta dal bambino deve essere sempre fatta in modo graduale e con cautela, assicurandosi che il bambino continui a bagnare e sporcare i pannolini, che cresca regolarmente e appaia soddisfatto dopo la poppata.

    Contatta una Consulente de La Leche League per avere aiuto e sostegno.

     

    Allattamento: molto più che latte!

    • Allattare calma e conforta entrambi e vi aiuta a sentirvi vicini e connessi. Sia che tu allatti o meno in modo esclusivo, se tu e il tuo bambino ne siete felici, puoi offrirgli il seno più spesso.

    • I bambini grandicelli allattati potrebbero chiedere di poppare più spesso del solito. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che si sentono turbati dai cambiamenti nei loro ritmi quotidiani e perché percepiscono le preoccupazioni degli adulti. “Lasciarsi trasportare dalla corrente” e accettare poppate più frequenti per un po’ di tempo può rassicurarli e tranquillizzare anche te. Se sei infastidita dalle poppate frequenti, puoi soddisfare il suo bisogno di rassicurazione e sicurezza in altri modi, ad esempio portandolo in fascia, coccolandolo, cantando e giocando con lui.

     

    Se sei preoccupata della tua produzione di latte

    • È normale per le mamme che stanno estraendo il latte, ad esempio per il proprio bambino prematuro, notare un calo della quantità quando sono preoccupate. Questo non significa che improvvisamente non ne producano più.

    Se il bambino è cresciuto bene con il tuo latte fino ad ora, sarai in grado di continuare a produrre latte in abbondanza per lui. Se è stato allattato in modo misto o esclusivo, sarai in grado di continuare a produrre tanto latte quanto ne producevi. Non è necessario dare una quantità maggiore di formula al tuo bambino o iniziare a integrare con formula, finché il bambino sta bene (bagna e sporca pannolini come al solito e lo vedi in salute).

    Se noti che riesci ad ottenere meno latte del solito, ricorda che non accade perché la tua produzione si sia fermata, ma perché lo stress può avere temporaneamente rallentato il tuo riflesso di emissione del latte (a volte chiamato “calata”, “discesa”, ecc).
    Il riflesso di emissione del latte può essere influenzato dal tuo umore, specialmente se devi estrarre il latte piuttosto che allattare direttamente il bambino. La produzione di latte è un processo molto solido e continuerà anche se sei stressata in maniera eccezionale, se non mangi o bevi come al solito o se ti sei ammalata. Il tuo corpo darà sempre priorità al tuo bambino!

    Puoi favorire il riflesso di emissione del latte con alcune strategie:

    * Prepara il “set” prima della poppata o dell’estrazione del latte. Potrebbe aiutarti abbassare l’illuminazione, avere una sedia comoda, un po’ di privacy e tanto calore. Immaginalo come un “appuntamento romantico”!

    * La magia del contatto. Un abbraccio, delle coccole o dei massaggi prima o durante l’estrazione possono aiutare il rilascio dell’ossitocina, l’ormone dell’amore che fa espellere il latte. Se non c’è nessuno a disposizione, prova ad avvolgerti una sciarpa o uno scialle attorno alle spalle e al petto – questa zona è coperta dai recettori dell’ossitocina, ecco perché un abbraccio dà così tanto conforto.

    * Concentrati sul tuo bambino. La vista, il suono, la presenza e il suo profumo aiutano il flusso degli ormoni. Qualcuno potrebbe aiutarti tenendo il bambino vicino al tuo viso, così potresti annusarlo e sentire il profumo dei suoi capelli mentre stai estraendo il latte.

    * Rilassamento profondo. Puoi provare a respirare profondamente, prima di iniziare ad estrarre il latte, visualizzare qualcosa di bello, un prato, dei fiori, il mare… qualunque cosa ti faccia sentire “bene”.
    Puoi anche provare ad ascoltare i tuoi brani preferiti di musica lenta o di rilassamento, se ne hai.

    * Visualizzazione. Alcune madri trovano utile coprire il contenitore dove si raccoglie il latte con una calza così non riescono a vedere quanto velocemente si stia riempiendo. Invece di concentrarsi sul gocciolare lento del latte, pensa che il contenitore si stia riempiendo velocemente, pensa al tuo bambino che poppa il latte dal seno, o immagina una cascata, una fontana, dell’acqua che scorre!

    * Ridi! Ridere stimola il rilascio di ossitocina. Guarda un film divertente o trova on line i video del tuo comico preferito.

     

     

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    (tratto da Jayne Joyce, Milk for your baby during the coronavirus pandemic, LLL Oxfordshire 26/03/2020)

     

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  • La storia di Chiara - "Quando la mamma si ammala di Covid"

    LaLecheLeague la storia di ChiaraErano circa le 10 del mattino del 28 marzo.

    La mia famiglia e io eravamo ancora tutti a letto. Martino, il mio bimbo più piccolo, dormiva vicino a me, attaccato al mio seno; accarezzandolo mi sono accorta che scottava, e, misurandogli la febbre, ho constatato che era a 38,5 gradi.

    Subito dopo è arrivata la telefonata che aspettavo e temevo terribilmente: il tampone per il Covid fatto il pomeriggio prima era risultato positivo. Da qualche giorno non mi sentivo bene, ed ecco la conferma ai miei sospetti.

    È stata una spaventosa doppia doccia fredda: non solo mi ero ammalata io, ma sicuramente la febbre di Martino derivava da quello! Sono scoppiata a piangere al telefono, nel panico, e dall’altra parte l’operatore tentava di rassicurarmi dicendomi che i bambini sono forti, guariscono in fretta. Ma nella mia testa vorticavano mille pensieri e sensazioni: innanzitutto il senso di colpa nei confronti della mia famiglia, e soprattutto del più piccolo. Per causa mia la loro salute era messa a rischio, e le conseguenze potevano essere molto gravi. Poi ho iniziato a mettere in discussione il mio allattamento: se non avessi allattato Martino, si sarebbe ammalato? Avrei dovuto smettere? Se io fossi peggiorata, come avremmo potuto gestire la separazione? E questo mi ha spaventato particolarmente, tanto che ho ancora il magone al ricordo.

    Subito però ho iniziato a essere un po’ più lucida: Martino è un bimbo di quasi due anni ad altissimo contatto, quindi sarebbe stato impossibile tenerlo separato da me ed evitare che si ammalasse. Allattarlo a questo punto era un vantaggio, tramite il mio latte gli stavo offrendo una grossa protezione! Mi sono fatta forte di ciò che avevo letto sulle indicazioni date da OMS, ISS, LLL a proposito dell’allattamento al seno, e mi sono un po’ rasserenata.

    Ho preferito mettere da parte il pensiero terrificante di un mio eventuale ricovero, scegliendo di affrontare una cosa alla volta, e per fortuna non è stato necessario gestire anche quel problema!

    Durante la quarantena sono stata contattata da numerosi operatori sanitari per monitorare lo stato di salute della mia famiglia; in molti mi hanno chiesto se stavo attuando una sorta di isolamento dentro casa, stando separata da mio marito e dai bambini, ma per fortuna, quando facevo presente che allattavo il piccolo e che quindi era impossibile stare lontani, nessuno ha avuto nulla da obiettare... altrimenti me li sarei mangiati vivi!!

    A un certo punto, visto che i miei sintomi non regredivano, si è presentata una nuova angoscia: il medico mi aveva prescritto una terapia che non sapevo se fosse compatibile con l’allattamento, sebbene fossi a conoscenza del fatto che ormai sono pochissimi i farmaci pericolosi.

    Ho contattato immediatamente, con il cuore in gola, l’operatore del centro antiveleni di Bergamo che mi ha rassicurato in quel senso. Il mio sollievo è stato così forte che, finita la telefonata, mi sono messa a piangere: sarebbe stato straziante dover scegliere se curarmi o interrompere l’allattamento.

    Questa esperienza è stata decisamente stressante da molti punti di vista. All’incognita legata all’evoluzione che avrebbe potuto avere la malattia in me e nella mia famiglia, si è aggiunta l’ansia di dovermi separare dai miei figli e di dover interrompere l’allattamento.

    Nonostante le mie conoscenze e le mie certezze, mi sono sentita vacillare più volte.

    Ma il mio istinto mi diceva che stare vicino al mio bimbo e nutrirlo con il mio latte era la scelta giusta, e sono contenta di non aver ceduto al panico!

    Lettera Firmata

  • Nata ai tempi del Covid-19

     

    LLL nata ai tempi del covid defErano settimane ormai che aspettavo impaziente la tua nascita, ero stanca, avevo paura di come sarebbe andata e ancor di più avevo paura di affrontare per la prima volta la separazione dalla tua sorellina di tre anni.

    Hai deciso di venire al mondo facendomi attendere il giorno della data presunta del parto, un giorno di fine marzo, all’alba di una inconsueta Milano, ovattata da un insolito strano silenzio. Hai bussato dentro di me e in meno di un’ora hai visto la luce. Grazie per la tenacia che hai avuto.

    Subito sono riuscita a rubarti un bacio e una carezza attraverso mascherina e guanti. Ti ho stretta a me forte, rassicurandoti che tutto era andato bene e che presto saremmo tornate a casa dal tuo papà e dalla tua sorellina, impazienti di conoscerti. Ero pronta a firmare qualsiasi carta pur di anticipare le dimissioni.

    Poche ore dopo, tra un tuo controllo ed una mia visita, complice la mia stanchezza, mi rilevano una temperatura alterata. Improvvisamente veniamo trasferite in isolamento in attesa del tampone. No, non stava capitando a noi, non era possibile, eravamo state a casa già da settimane senza mai uscire.

    Passa la nostra prima notte, insonne… ti nutro, ti consolo, ti stringo forte e ti rassicuro. Poi il risultato: positiva.

    Sembrava impossibile, positiva al Covid-19. Ti guardo e piango. Rimaniamo in isolamento ancora tre giorni contando le ore che trascorrevano lente.

    Arriva la montata e riesci ad attaccarti con la stessa tenacia che hai avuto durante il parto.

    Torniamo a casa, ti proteggo in fascia. Ci hanno sigillate da testa a piedi con cuffia, camice, guanti e mascherine.

    Non era il ritorno che mi aspettavo, né quello ne tanto meno i primi giorni a casa, la paura di starti vicina e la voglia di allattarti.

    Forza, pochi giorni e tutto sarà finito mi dicevo. Per fortuna, stanchezza a parte, stavo bene e riuscivo a prendermi cura di te e della tua sorellina.

    Passano i giorni tra mille preoccupazioni, il tuo peso, l’attacco, la tua cacca, sostenuta a distanza da chi ha voluto spendere del tempo per noi, una Consulente di Empoli conosciuta per caso virtualmente in rete, grazie Alessandra e dalla mia amica doula Nicoletta, grazie per il sostegno che mi avete dato.

    Ero pronta a ripartire con un nuovo percorso di allattamento che tanto avevo desiderato, l'allattamento in tandem.

    Pensavo sarebbe stato naturale, cosi come allattare da sola la tua sorellina maggiore ed invece avvertivo emozioni strane e nuove, a volte anche contrastanti.

    Il piacere dal vedervi attaccate insieme, però, ricambiava ogni fatica ed ogni strano dolore interiore.

    Fisicamente tutto scorreva naturalmente, nessuna ragade e nessun intoppo, ostacolava il nostro percorso, cercavo di capire se ci fosse un metodo, una tecnica migliore per potervi allattare in tandem, avevo paura di sbagliare.

    E mentre all'inizio vi allattavo a seni separati, dopo mi sono lasciata andare all'istinto. Entrambe avevate bisogno di me in uguale misura.

    Passano i giorni, non posso baciarti, a malapena abbracciarti, non riesco a sorridere, sono molto preoccupata ed i miei occhi te lo trasmettono, non conosci ancora il mio viso nascosto dalle mascherine che indosso H24.

    Non posso sentire neanche il tuo profumo, perché purtroppo il virus mi ha tolto l’olfatto, oltre che negato di viverti con gioia e serenità.

    Finalmente faccio il primo tampone di controllo, presto sarò libera di sorriderti, baciarti e sentire il tuo profumo su di me.

    Invece no, questa tortura non è finita: ancora positivo!

    Passano i giorni, ancora settimane ed addirittura un altro mese, quattro tamponi ancora positivi.

    Inizio a non poterne più, sono stanca più che fisicamente, psicologicamente, inizio a temere il peggio.

    Cerco invano di capire la causa di questo prolungarsi di positività, arrivo a mettere in discussione il nostro tanto desiderato allattamento in tandem, ho pensato che tanto faceva bene a voi, ma forse stava debilitando me?

    Ho cercato di tenere duro; pensavo solo a quanti anticorpi avrei potuto trasmettervi e che vi avrebbero protetto dell'infezione tanto temuta.

    Ho dovuto lottare con chi erroneamente mi sollecitava a lasciar perdere il tandem e a concentrarmi solo su di te, che più piccolina avevi bisogno di nutrimento.

    Ma no, proprio ora non potevo mollare, sapevo dentro di me che stavo facendo bene per entrambe e che anche la tua sorellina aveva bisogno di amore e contatto, soprattutto in questo momento.

    Passano esattamente 62 giorni, in cui si susseguono momenti di arrendevolezza, domandandomi perché stava succedendo a noi.

    Finalmente poi arriva l’alba, una nuova alba, la nostra, il giorno in cui mi comunicano che il mio tampone è diventato negativo.

    Solo da quel giorno posso viverti.

    Finalmente conoscerai il mio viso, sentirò il tuo profumo e ci scambieremo sorrisi.

    Ed ho continuato a nutrirvi entrambe così come ho sempre desiderato.

    Sei stata la mia forza.

    La tua mamma.