Erano settimane ormai che aspettavo impaziente la tua nascita, ero stanca, avevo paura di come sarebbe andata e ancor di più avevo paura di affrontare per la prima volta la separazione dalla tua sorellina di tre anni.
Hai deciso di venire al mondo facendomi attendere il giorno della data presunta del parto, un giorno di fine marzo, all’alba di una inconsueta Milano, ovattata da un insolito strano silenzio. Hai bussato dentro di me e in meno di un’ora hai visto la luce. Grazie per la tenacia che hai avuto.
Subito sono riuscita a rubarti un bacio e una carezza attraverso mascherina e guanti. Ti ho stretta a me forte, rassicurandoti che tutto era andato bene e che presto saremmo tornate a casa dal tuo papà e dalla tua sorellina, impazienti di conoscerti. Ero pronta a firmare qualsiasi carta pur di anticipare le dimissioni.
Poche ore dopo, tra un tuo controllo ed una mia visita, complice la mia stanchezza, mi rilevano una temperatura alterata. Improvvisamente veniamo trasferite in isolamento in attesa del tampone. No, non stava capitando a noi, non era possibile, eravamo state a casa già da settimane senza mai uscire.
Passa la nostra prima notte, insonne… ti nutro, ti consolo, ti stringo forte e ti rassicuro. Poi il risultato: positiva.
Sembrava impossibile, positiva al Covid-19. Ti guardo e piango. Rimaniamo in isolamento ancora tre giorni contando le ore che trascorrevano lente.
Arriva la montata e riesci ad attaccarti con la stessa tenacia che hai avuto durante il parto.
Torniamo a casa, ti proteggo in fascia. Ci hanno sigillate da testa a piedi con cuffia, camice, guanti e mascherine.
Non era il ritorno che mi aspettavo, né quello ne tanto meno i primi giorni a casa, la paura di starti vicina e la voglia di allattarti.
Forza, pochi giorni e tutto sarà finito mi dicevo. Per fortuna, stanchezza a parte, stavo bene e riuscivo a prendermi cura di te e della tua sorellina.
Passano i giorni tra mille preoccupazioni, il tuo peso, l’attacco, la tua cacca, sostenuta a distanza da chi ha voluto spendere del tempo per noi, una Consulente di Empoli conosciuta per caso virtualmente in rete, grazie Alessandra e dalla mia amica doula Nicoletta, grazie per il sostegno che mi avete dato.
Ero pronta a ripartire con un nuovo percorso di allattamento che tanto avevo desiderato, l'allattamento in tandem.
Pensavo sarebbe stato naturale, cosi come allattare da sola la tua sorellina maggiore ed invece avvertivo emozioni strane e nuove, a volte anche contrastanti.
Il piacere dal vedervi attaccate insieme, però, ricambiava ogni fatica ed ogni strano dolore interiore.
Fisicamente tutto scorreva naturalmente, nessuna ragade e nessun intoppo, ostacolava il nostro percorso, cercavo di capire se ci fosse un metodo, una tecnica migliore per potervi allattare in tandem, avevo paura di sbagliare.
E mentre all'inizio vi allattavo a seni separati, dopo mi sono lasciata andare all'istinto. Entrambe avevate bisogno di me in uguale misura.
Passano i giorni, non posso baciarti, a malapena abbracciarti, non riesco a sorridere, sono molto preoccupata ed i miei occhi te lo trasmettono, non conosci ancora il mio viso nascosto dalle mascherine che indosso H24.
Non posso sentire neanche il tuo profumo, perché purtroppo il virus mi ha tolto l’olfatto, oltre che negato di viverti con gioia e serenità.
Finalmente faccio il primo tampone di controllo, presto sarò libera di sorriderti, baciarti e sentire il tuo profumo su di me.
Invece no, questa tortura non è finita: ancora positivo!
Passano i giorni, ancora settimane ed addirittura un altro mese, quattro tamponi ancora positivi.
Inizio a non poterne più, sono stanca più che fisicamente, psicologicamente, inizio a temere il peggio.
Cerco invano di capire la causa di questo prolungarsi di positività, arrivo a mettere in discussione il nostro tanto desiderato allattamento in tandem, ho pensato che tanto faceva bene a voi, ma forse stava debilitando me?
Ho cercato di tenere duro; pensavo solo a quanti anticorpi avrei potuto trasmettervi e che vi avrebbero protetto dell'infezione tanto temuta.
Ho dovuto lottare con chi erroneamente mi sollecitava a lasciar perdere il tandem e a concentrarmi solo su di te, che più piccolina avevi bisogno di nutrimento.
Ma no, proprio ora non potevo mollare, sapevo dentro di me che stavo facendo bene per entrambe e che anche la tua sorellina aveva bisogno di amore e contatto, soprattutto in questo momento.
Passano esattamente 62 giorni, in cui si susseguono momenti di arrendevolezza, domandandomi perché stava succedendo a noi.
Finalmente poi arriva l’alba, una nuova alba, la nostra, il giorno in cui mi comunicano che il mio tampone è diventato negativo.
Solo da quel giorno posso viverti.
Finalmente conoscerai il mio viso, sentirò il tuo profumo e ci scambieremo sorrisi.
Ed ho continuato a nutrirvi entrambe così come ho sempre desiderato.
Sei stata la mia forza.
La tua mamma.