• Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? (Parte prima – Il sostegno)

    Di Alice Farrow, ex-Consulente LLL Italia - Quando c’è una labio/palatoschisi (circa un caso su 800-1000 nascite, nota 1)il successo dell’al­lattamento dipenderà in parte dal tipo di schisi, ma anche e soprattutto dal tipo di sostegno che riceverà la coppia madre-bambino: ci vorrà qualcosa in più rispetto al solito. Se già l’allattamento fisiologico è stato a volte descritto come ‘un percorso ad ostacoli’ (nota2), si può dire chela mamma di un bambino affetto da labio/palatoschisi avrà un percorso ancora più problematico.
    Dietro ogni mamma che allatta, anche nelle situazioni normali, ci devono essere delle condizioni che le consentano di farlo: un compagno che la sostiene, una giusta informazione, un sostegno competente (Consulente in allattamento, ostetrica con esperienza in allattamento), un pediatra che sostenga e conosca l’allattamento, politiche pro-allattamento in istituzioni quali il punto nascita e l’asilo nido atteggiamenti favorevoli sul luogo di lavoro, e nei luoghi pubblici.

    In questi casi, diventano fondamentali aspetti tecnici come la possibilità di farsi seguire da persona di sostegno competente dalla gravidanza fino all’intervento di chiusura del palato e anche oltre, un iter chirurgico che permetta e promuova l’allattamento, e infine una corretta conoscenza tra gli operatori sanitari riguardo alle difficoltà che la madre potrebbe incontrare.

    Quest’articolo prende in esame le problematiche individuate negli ultimi 5 anni di lavoro e osservazione che rendono difficile l’allattamento per i bambini affetti da labio/pa­latoschisi. La speranza è che ciò sia d’aiuto alle consulenti in allattamento e alle altre figure mediche (neonatologo, pediatra, chirurgo, anestesista, infermiere, eccetera) affinché possano abbattere, o per lo meno diminuire, le barriere che ostacolano l’allattamento.

    Questo articolo riguarda prin­cipalmente il sostegno alla coppia mamma/ bam­bino; la seconda parte Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? (Gli ausilii) considera più in profondità i diversi tipi di schisi, gli ausili e il loro utilizzo, e gli aspetti tecnici e pratici dell’al­lattamento nel caso di labio/palatoschisi.

     

    L’articolo inizia esaminando il sostegno all’allattamento, perché oggi molte mamme rinun­ciano prima ancora di cominciare. Soprattutto senza la presenza della figura di una consulente in allattamento all’interno dell’équipe che seguirà il bambino affetto da labio/palatoschisi e senza una precisa politica riguardo all’allattamento proposta dal centro per la labio/palatoschisi che ha in cura il bambino, la mamma potrebbe ricevere infor­mazioni sull’allattamento in modo casuale o queste informazioni potrebbero non essere coerenti con il piano di cura del bambino. Il rapporto di collaborazione tra la consulente in allattamento e gli altri membri dell’équipe è infatti fondamentale affinché la madre riceva informazioni sull’allattamento accurate e valide nella situazione specifica della labio/palatoschisi. In mancanza di un sostegno adeguato e di una informazione corretta, perciò, l’allattamento del bambino affetto da labio/palatoschisi può sembrare un’impresa troppo difficile.

    Preparazione alla nascita

    La diagnosi prenatale

    La diagnosi prenatale della labio/palatoschisi non è fondamentale per un buon avvio dell’al­lattamento. L’ecografia spesso non fornisce certezze riguardo all’entità della schisi (nota 3) che potrà essere valutata con certezza solo al momento della nascita. È quello il momento in cui sarà possibile fare previsioni sull’influenza che la schisi avrà sull’andamento dell’allattamento.

    Sapere della schisi già in gravidanza, tuttavia, permette alla madre di informarsi sull’allattamento e sugli eventuali ausili che possono essere utili o necessari (per esempio tiralatte, poppatoio specializzato, dispositivo supplementare di alimentazione, ecc.), prendere contatto con una Consulente in allattamento, scegliere la struttura dove sarà operato il bambino, organizzare la gestione della casa per poter meglio far fronte all’impegno di tempo richiesto per l’allattamento di un bambino affetto da labio/palatoschisi.

    Allo stesso tempo, la diagnosi prenatale di labio/palatoschisi può essere una fonte notevole di stress se non viene accompagnata da una comunicazione adeguata e da un sostegno alla famiglia efficace. Il gruppo di lavoro Eurocleft consiglia che insieme alla diagnosi prenatale di labio/palatoschisi venga offerto ai futuri genitori un sostegno psicologico4. Visto che attualmente non è generalmente previsto un sostegno di questo tipo nelle strutture ospedaliere italiane, la Consulente in allattamento potrebbe trovarsi ad essere la prima ad offrire ascolto e sostegno a una madre, in stato di grande confusione emotiva. Aiutarla a stilare un ‘piano’ per l’allattamento del bambino può dare alla mamma un progetto concreto per il futuro, un elemento positivo su cui concentrarsi nel­l’incertezza del periodo successivo alla diagnosi positiva di labio/palatoschisi

    Aspetti psicologici della diagnosi

    I genitori potrebbero provare paura per l’aspetto, ancora ignoto, del proprio figlio. Vedere foto di neonati con schisi simili a quella diagnosticata al nascituro, soprattutto di bambini sorridenti insieme a genitori sereni, può aiutarli a familiarizzarsi con l’aspetto fisico della schisi e a tranquillizzarsi riguardo alla propria capacità di accettazione. I primi momenti dopo il parto sono fondamentali per la creazione del legame madre-figlio, e le mamme che hanno potuto tenere da subito vicino il loro bambino affetto da labio/palatoschisi raccontano di essersi innamorate all’istante.

    Ciò non toglie che ci potrebbero essere momenti di difficoltà e ansia rispetto all’aspetto fisico e al rischio di anomalie congenite correlate, nonché nei riguardi della correzione chirurgica della schisi, sia in attesa dell’intervento sia dopo. L’accettare e l’imparare a convivere con un’ano­malia congenita non sembra essere un processo lineare (cioè in cui si supera il dolore della situazione una volta per sempre) bensì una metabolizzazione di emozioni e di dolore, che riaffiorano periodicamente. Sapere che le emozioni della mamma possono mani­festarsi nel tempo con andamenti molto altalenanti è utile all’operatore per capire che il com­por­tamento della mamma rimane nella norma ed è costruttivo. A seconda dello stato emotivo manifestato dalla mamma, l’operatore può modificare la sua comunicazione per renderla più efficace. Ad esempio, quando la mamma è in un momento di forte stress è opportuno fornirle le informazioni in modo lento e graduale, e proporre materiale stampato che lei possa rileggere in un momento più tranquillo (nota 5).

    Può essere utile incoraggiare i futuri genitori a frequentare forum o gruppi di genitori di bambini con labio/palatoschisi. I genitori potranno trovare un riconoscimento delle loro paure, ed essere rasserenati da persone che hanno vissuto le loro stesse ansie e hanno trovato un modo per superarle o conviverci.

    L’aspetto fisico di un bambino affetto da labio/palatoschisi può sorprendere e far sorgere preoccupazioni in chi lo vede per la prima volta, ma una volta che diventa familiare, la schisi non cancella la bellezza del bambino. L’operatore che si trova in difficoltà davanti ad un bambino di aspetto insolito, può concentrarsi sulla bellezza dei suoi occhi, o su altri aspetti “normali” e gradevoli del bambino.

    Il momento del parto

    Solitamente, la presenza di labio/palatoschisi non richiede un cambiamento nella scelta della struttura dove partorire. La labio/palatoschisi di per sé non costituisce ragione per una separazione dalla madre, né dovrebbe richiedere un ricovero in terapia intensiva o un’intubazione per l’alimentazione. Tuttavia, alcuni medici consigliano alle mamme di partorire in strutture specializzate, e in alcuni casi il bambino viene alimentato con il sondino gastrico (con conseguenti difficoltà di alimentazione orale e ritardo nella dimissione). La mamma potrebbe aver bisogno di discuterne con il medico curante che la segue (nota 6) o potrebbe voler chiedere altri pareri.

    A volte la labio/palatoschisi viene scoperta al momento della nascita, e questo può succedere anche in casi di schisi molto estese. Il personale medico dovrebbe avere un’adeguata prepa­razione per poter affrontare la presentazione imprevista di labio/palatoschisi senza paura o superflua preoccupazione per la salute del bambino ma piuttosto con attenzione e delicatezza nei confronti dello stato emotivo e psicologico dei neo-genitori. Le mamme raccontano spesso come sia terribile essere separati dal figlio senza poterlo vedere e potersi rassicurare circa il suo benessere tramite il contatto diretto.

    Una mamma di una bimba nata con labioschisi ha raccontato il suo dispiacere perché la figlia veniva tenuta nel nido del’ospedale dove veniva “esposta” insieme a tutti gli altri neonati dietro il vetro durante le ore di visita: si angosciava di non poter tenere sua figlia con sé e proteggerla dagli sguardi delle persone curiose e sconosciute.

    Anche un bambino con schisi ha bisogno di attaccarsi al seno nelle prime ore dopo la nascita per iniziare quella comunicazione con la madre che è alla base dell’allattamento. Sia che riesca o no ad alimentarsi, il tempo passato al seno sarà un momento piacevole sia per il bambino, sia per la mamma. La mamma di un bambino affetto da labio/palatoschisi ha bisogno delle stesse cose di cui ha bisogno qualsiasi madre: avrebbe bisogno di essere accolta da un ospedale che sostenga e protegga la coppia allattante, come avviene in quei punti nascita che aderiscono all’iniziativa OMS/UNICEF “Ospedale amico dei bambini” (BFHI, nota 7).

    Ogni schisi è diversa, e richiede soluzioni e aspettative diverse.

    I vari tipi di schisi e il loro impatto sull’allattamento saranno presi in esame in dettaglio nella seconda parte dell’articolo. Poiché ogni caso è a sé e richiede interventi e soluzioni personalizzate, se l’operatore sarà informato circa l’esperienza di altre mamme con diversi tipi di schisi potrà aiutare la mamma a formulare aspettative realistiche riguardo all’allattamento. È importante conoscere, quindi, se altre mamme siano riuscite ad allattare pienamente, parzialmente, o se siano riuscite ad allattare solo dopo l’intervento di chiusura del palato e abbiano fornito nel frattempo al figlio il loro latte spremuto.

    La localizzazione della schisi (labbro, gengiva, palato duro, palato molle), e la sua entità influiranno anche sul numero e sulla tempistica degli interventi chirurgici alla quale sarà sottoposto il bambino.

    La scelta della struttura per l’intervento chirurgico del bambino è un fattore che influirà notevolmente sull’allattamento. I genitori potrebbero esserne al corrente e potrebbero essere alla ricerca di una struttura che facilita l’allattamento, o potrebbero voler dialogare con il chirurgo dell’ospedale affinché venga incontro alle esigenze della coppia allattante mamma/bambino. La Consulente non è la figura che deve aiutare la mamma a scegliere la struttura migliore per l’intervento del figlio, ma può aiutarla a chiarire le sue priorità tramite l’ascolto attivo, aiutarla ad ascoltare i bisogni propri, quelli del padre del bambino, e le esigenze del bambino stesso.

    I diversi centri possono prevedere iter chirurgico e tempi per l’intervento diversi tra loro: l’intervento può essere effettuato a età diverse del bambino (alcuni centri operano prima, altri più tardi), l’intervento può essere in una unica fase o in più fasi, e ci possono essere protocolli differenti riguardo al digiuno pre-operatorio e all’alimen­tazione post-intervento su cui i genitori possono desiderare informarsi.

    Riguardo al periodo post-operatorio, ad esempio, alcuni centri permettono al bambino di usare il suo abituale metodo di alimentazione subito dopo l’intervento (che sia il seno o biberon), mentre altri praticano restrizioni all’alimentazione anche per settimane (per esempio il bambino potrebbe essere alimentato tramite sondino, cucchiaino o siringa senz’ago). Tuttavia, l’esperienza di ospedali che non richiedono tali restrizioni (al momento attuale l’ospedale Cisanello di Pisa e quello di Lucerna in Svizzera ne sono due esempi) e alcuni studi (nota 8) sembrano dimostrare che ciò non sia necessario.

    Il percorso dell’allattamento

    Le personalità della mamma e del bambino incideranno sull’andamento dell’allattamento. In gene­rale le mamme fortemente motivate sono quelle che hanno maggior successo. Anche i bambini possono essere più o meno interessati all’allattamento e questo si nota particolarmente nel periodo successivo all’intervento della chiusura del palato (oltre il quinto mese di età) quando il successo dell’allattamento al seno dipende in modo importante dalla disponibilità del bambino a imparare a poppare in un modo nuovo o per la prima volta a causa del palato riparato.

    Tra i fattori che influenzano positivamente la determinazione delle mamma ad allattare vi sono: la presenza di esperienze precedenti, dirette o indirette, di allattamento (specialmente se piacevole), il desiderio di riscatto di un allattamento precedentemente fallito, la cono­scenza dell’importanza dell’allattamento per il proprio bambino e per la propria salute.

    Le mamme con una precedente esperienza diretta di allattamento saranno avvantaggiate perché sapranno far fronte ad alcune difficoltà comuni come ingorghi, produzione di latte ecc., ma avranno già uno o più figli da accudire e avranno perciò bisogno di sostegno per affrontare il maggiore impegno per conciliare la spremitura del latte, le poppate lunghe e il tempo da dedicare al neonato in aggiunta ai bisogni degli altri bambini.

    La mamma alla prima esperienza di allattamento potrebbe non avere una percezione corretta del tempo richiesto da un ‘normale’ allattamento. Molte mamme possono sentirsi sopraffatte dalla fatica e dalla responsabilità di un neonato che deve essere accudito 24 ore su 24. Sapere che la stanchezza e l’ansia non dipendono esclusivamente dalla labio/palatoschisi o dalla sua abilità come mamma, ma sono esperienze comuni, in queste situazioni può fare la differenza. Risulta perciò utile ricordare alla mamma gli aspetti di ‘normalità’ della sua esperienza, senza trascurare la particolarità del suo caso specifico. A questo proposito, sappiamo che gli incontri di auto-aiuto (come ad esempio gli incontri mensili de La Leche League) aiutano molto la mamma, sia per mettere nella giusta prospettiva le sue difficoltà, sia per trovare informazioni e sostegno da altre mamme che allattano (nota 9). È importante che l’operatore sia in grado di indirizzare la mamma verso questi gruppi per aiutarla nel suo percorso, quando questi siano presenti sul territorio.

    Perché le mamme rinunciano?

    Molte mamme rinunciano prima ancora di cominciare perché viene detto loro che non è possibile allattare un bambino affetto da labio/palatoschisi.

    A volte tuttavia le mamme rinunciano per motivi che non riguardano la labio/palatoschisi, esattamente come qualsiasi altra mamma. La Consulente dovrebbe ascoltare la mamma prima di catalogare il caso come “speciale” perché spesso queste mamme sono preda di preoccupazioni comuni a tutte le mamme (crescita del bambino, frequenza delle poppate, pressioni esterne, ecc).

    Accade anche che alcune mamme vengano scoraggiate dagli operatori che hanno in cura il bambino per la labio/palatoschisi perché il bambino prende “poco peso” in vista dell’intervento chirurgico. In questo caso è particolarmente importante che si crei una buona collaborazione tra le diverse figure che seguono la mamma e il bambino al fine di valutare insieme quale sia un livello adeguato di crescita in quella situazione e come raggiungerlo senza compromettere l’allattamento.

    Un altro problema che talvolta emerge dai racconti delle mamme, è che spesso il bambino operato al palato può non desiderare poppare per alcune settimane. Pertanto, senza un sostegno competente, la mamma potrebbe erroneamente interpretare il suo rifiuto come un precoce desiderio di svezzarsi dal seno.

    L’alimentazione con latte formulato può sembrare in apparenza più semplice per una mamma di un bambino con labio/palatoschisi in queste situazioni. Questa visione non prende in considerazione però l’importanza dell’allattamento per la salute del bambino. Nei momenti di difficoltà, potrebbe essere di incoraggiamento per la mamma conoscere l’importanza specifica dell’allattamento per un bambino affetto da labio/palatoschisi (nota 10).

    Come si può incoraggiare la mamma che non trova il tempo di fare fronte a tutto?

    Accudire e alimentare un bambino affetto da labio/palatoschisi richiede molto tempo: il bambino può avere una suzione inefficiente che porta a poppate lunghe, può aver bisogno di un’integrazione a fine poppata, e la mamma generalmente deve tirarsi il latte più volte al giorno. Per produrre latte in quantità sufficiente a coprire l’intero fabbisogno del bambino e per alimentarlo, la mamma spesso impiega un tempo paragonabile a quello di un allattamento di due gemelli, o addirittura di tre gemelli. Le mamme che ricorrono ad un’aggiunta di formula, dunque, sono frequenti.

    Sentirsi lacerati tra il desiderio di allattare il neonato e/o tirarsi il latte da un lato ed i bisogni propri e degli altri membri della famiglia (soprattutto degli altri figli) dall’altro, è forse una della cause più frequenti di abbandono della spremitura del latte e dell’allattamento.

    Gli operatori sanitari dovrebbero essere al corrente delle difficoltà affrontate dalle mamme affinché la donna venga incoraggiata e si senta apprezzata per quello che riesce a fare. La mamma potrebbe sentirsi inadeguata perché utilizza la formula, o perché non riesce a trovare il tempo per attaccare il bambino al seno. È importante quindi evitare di scoraggiarla con aspettative al di fuori della sua portata.

    La Consulente può incoraggiare la mamma a chiedere aiuto per tutto ciò che può essere delegato ad altri (i lavori di casa, il lavaggio e la sterilizzazione del tiralatte, la preparazione dei pasti, ecc). Può essere difficile per una mamma imparare a farlo, per cui bisogna ricordarle l’importanza del suo lavoro come nutrice e come punto di riferimento per il neonato e gli altri suoi figli.

    Ci sono alcune apparecchiature che possono contribuire a semplificare e velocizzare il lavoro di tirare e somministrare il latte: un buon tiralatte elettrico (a noleggio o portatile) ad attacco doppio può ridurre sensibilmente il tempo necessario per estrarre il latte; esistono reggiseni progettati per reggere le coppe del tiralatte lasciando libere le mani per fare qualcos’altro (tenere il bambino in braccio, leggere un libro o partecipare al gioco del fratello più grande), e le varie attrezzature per la somministrazione del latte al seno (DAS, LactAid). Le mamme potrebbero essere restie a spendere soldi per questo, e la conferma della loro utilità da parte di una Consulente potrebbe aiutarle a soppesare la decisione dell’acquisto.

    Una mamma può sentirsi particolarmente frustrata quando non riesce a nutrire il figlio in prima persona per mancanza di tempo, anche per la mancanza di intimità con il neonato che ne consegue. La mamma può essere rassicurata che questo è un periodo ”passeggero” e dovrebbe essere lodata per gli sforzi che sta facendo. Più figli ha la mamma, più sarà consapevole che nessuna di noi riesce ad essere la madre “ideale”: avrà bisogno di sentirsi ripetere che è importante soddisfare i bisogni primari di tutti i componenti della famiglia, ma che gli altri bisogni si soddisferanno man mano che la situazione si stabilizzerà.

    Conclusioni

    Il percorso dell’allattamento di un bambino affetto da labio/palatoschisi può essere lungo e com­plesso. La mamma deve generalmente affrontare molte difficoltà. Potrebbe aver bisogno di sostegno per quanto riguarda l’allattamento dal momento della diagnosi prenatale, o dopo la nascita del figlio (se non è stato diagnosticato precedentemente) e per tutto l’arco dell’allattamento fino all’intervento di chiu­sura del labbro o del palato.

    Prima ancora di prendere in esame i dettagli pratici, si dovrebbe cominciare con il formare aspettative positive, cioè informare la famiglia che è possibile allattare il suo bambino affetto da labio/palatoschisi, e indirizzarla verso una Consulente in allattamento e verso gruppi di auto-aiuto, dandole informazioni corrette riguardo all’allattamento, sia in generale sia specifiche per la labio/palatoschisi. Successivamente la Consulente dovrà aiutare la mamma ad affrontare le difficoltà pratiche che incontrerà e aiutarla a porsi obiettivi realistici in rapporto al tipo di schisi del bambino.

    A volte, in mancanza di un sostegno globale (équipe di competenze coordinate in un unico luogo), i genitori potrebbero sentirsi disorientati e potrebbero chiedere informazioni che vanno oltre le competenze della Consulente, ad esempio riguardo alla scelta della struttura per il parto, per gli interventi chirurgici, sull’alimentazione con la formula, oppure un sostegno di tipo psicologico. La Consulente informata sulle problematiche inerenti alla labio/palatoschisi potrà in ogni caso prestare ascolto alla mamma ed aiutarla ad individuare i suoi bisogni ed i bisogni del bambino, in modo che la donna stessa possa cercare le soluzioni che meglio rispondono alle sue preferenze, al suo bambino e alla sua famiglia.

    Bibliografia

    1. Derijcke A, Eerens A, Carels C., The incidence of oral clefts: a review. Br J Oral Maxillofac Surg. 1996 Dec;34(6):488-94.

    2. Prevalence at Birth of Cleft Lip With or Without Cleft Palate: Data From the International Perinatal Database of Typical Oral Clefts (IPDTOC) Cleft Palate Craniofac J. 2011 Jan;48(1):66-81. Epub 2010 Apr 6.

    3. Conti Nibali, S. ‘Allattare al seno: un percorso ad ostacoli’; VII Giornata dell’Allattamento, LLL, S.Martino al Cimino,10-3-2006.

    4. Clementi M, Tenconi R, Bianchi F, Stoll C and Euroscan study group. Evaluation of prenatal diagnosis of cleft lip with or without cleft palate by ultrasound: experience from 20 European Registries. Prenat Diagn 2000; 20: 870–5

    5. Good Mojab, C. Congenital Disorders in the Nursling. Unit 5/Lactation Consultant Series Two, pagg. 10-15, LLLI, 2002.

    6. Il medico e noi: collaborare per avere il meglio. LLLItalia, DMAM n.76, 2004.

    7. WHO/UNICEF Baby Friendly Hospital Initiative - Ten steps to successful breastfeeding - http://www.unicef.org/nutrition/index_24806.html

    8. Hoddinott P, Kroll T, Raja A, Lee AJ. Seeing other women breastfeed: how vicarious experience relates to breastfeeding intention and behaviour. Public Health Nutrition Research Group, University of Aberdeen, Aberdeen, UK. Matern Child Nutr. 2010 Apr;6(2):134-46.

    9. Thomson G, Crossland N, Dykes F.. Giving me hope: women's reflections on a breastfeeding peer support service. Maternal and Infant Nutrition and Nurture Unit (MAINN), University of Central Lancashire, Preston, UK. Matern Child Nutr. 2011 Nov 28.

    10. Farrow A. Labiopalatoschisi: allattare al seno è possibile; L’allattamento moderno n. 87 LLLItalia, 2008. Per le foto di questo articolo ringraziamo Federico e la sua famiglia

  • Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? Gli ausili

    Di Alice Farrow, ex-Consulente LLL Italia
     
    Il termine labio/palatoschisi comprende schisi diverse per tipologia ed entità. La pre­sentazione della schisi, cioè se sia lieve o estesa, la sua posizione, se vi siano correlate altre sindromi o malformazioni (non prese in esame in questo articolo), influirà in modo specifico sull’allattamento.

    Il presente arti­colo tratterà le difficoltà di questo allattamento dal punto di vista tecnico e pratico. Per quanto riguarda il sostegno si veda l'articolo pubblicato nella sezione per genitori Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? (Parte prima – Il sostegno).

    La sfida principale che una schisi pone all’allattamento deriva dal fatto che il bambino potrebbe avere difficoltà a creare il vuoto ne­cessario per poppare con efficacia. In alcuni casi, la schisi sarà sufficientemente piccola perché il bambino possa poppare dal seno e prendere autonomamente il proprio fabbiso­gno di latte, in altri casi la schisi sarà troppo ampia affinché il bambino possa poppare con efficacia.

    Una volta riparato il palato, il bambino sarà tecnicamente in grado di poppare dal seno, ma non è detto che l’allattamento parta, o riparta, senza difficoltà. Dipenderà dal tempismo dell’intervento e della volontà del bambino di reimparare a poppare, nonché dal sostegno che riceverà la mamma.

    I vari tipi di schisi

    Labioschisi

    Nella labioschisi il labbro può essere fes­surato in parte o completamente; l’interessamento può essere monolaterale o bilaterale, e può riguardare talvolta anche il naso1.

    Un grande numero di mamme racconta di avere allattato esclusivamente il proprio bambino, affetto da questo tipo di schisi, an­che in casi di malformazioni molto estese. Questo sembra indicare che l’allattamento possa svolgersi senza grosse difficoltà nei casi di labioschisi mono o bilaterale, anche quando è coinvolta la gengiva (alveolo).

    In questi casi il bambino spesso poppa meglio con la schisi appoggiata contro il seno perché il tessuto del seno riesce a “riempire” la schisi, permettendo al bambino di formare il vuoto all’interno della bocca. Un seno ab­bondante e morbido potrebbe essere un vantaggio. Altre mamme raccontano di aver tenuto chiusa la schisi con le dita durante la poppata.

    Se è pur vero che queste mamme hanno buone probabilità di riuscire ad allattare in maniera esclusiva, non bisogna minimiz­zare l’importanza del sostegno perché loro riescano ad allattare con serenità. La mamma si troverà probabilmente ad affrontare co­munque poppate lunghe, e questi bambini sembrano soffrire di coliche (come anche i bambini con altri tipi di schisi - forse perché ingurgitano più aria attraverso la schisi) e ri­gurgiti frequenti, con maggiore probabilità dei bambini senza schisi orali. In più, il bambino dovrà affrontare uno o più interventi chirurgici che influiranno in qualche modo sul suo allattamento.

    Anche in queste situazioni relativamente semplici ci vorranno qualche accorgimento e molte informazioni per evitare gli ingorghi e per mantenere una produzione abbondante di latte, visto che è comunque possibile una mi­nor efficienza nel drenare il seno.

    Palatoschisi

    La palatoschisi può essere associata alla labioschisi, ma può anche presentarsi come una malformazione unica. Quando interessa labbro, gengiva, palato duro e palato molle viene definita “completa”, ma può interessare anche solo il palato molle (posteriore), o il palato osseo (anteriore). All’apertura più o meno completa della mucosa e dell’osso cor­risponde sempre una mancata unione dei muscoli del palato, che non possono quindi funzionare adeguatamente. Esiste una forma particolare di palatoschisi, la palatoschisi sottomucosa, in cui il palato sembra chiuso, ma i muscoli sono separati2.

    La labiopalatoschisi completa e la palato­schisi (sia che riguardi il palato duro sia molle) sembrerebbe precludere la possibilità di cre­are nella bocca il vuoto necessario per una poppata efficiente. Il libro "Allattamento al Seno: il libro delle risposte", a proposito del bambino affetto da palatoschisi – inclusi quelli affetti da labiopalatoschisi completa – dice che “L’allattamento esclusivo è un obiettivo sfuggente per tutti i neonati con palatoschisi, tranne pochi (Miller, 1998) e in quei casi ci sono voluti diversi mesi prima che il bambino potesse essere allattato in modo esclusivo”3.

    Molte mamme raccontano che questi bambini, anche quando non sono in grado di nutrirsi direttamente al seno, sono in grado di poppare e questo comporta diversi benefici (discussi in un articolo di LAM n 87), tra i quali l’abituare il bambino alla suzione al seno in preparazione all’allattamento dopo l’intervento di riparazione della schisi.

    Schisi del palato molle

    Questo è un tipo di schisi spesso difficile da individuare4. A volte viene diagnosticata solo qualche giorno dopo la nascita, a seguito degli accertamenti fatti per indagare una cre­scita lenta. Questo tipo di schisi può essere evidenziata (oltre che con esame tattile e vi­sivo) con l’ausilio di una luce diretta nella na­rice del bambino: una eventuale schisi lascia passare direttamente la luce nel cavo orale5.

    Alcuni esperti2,6 ritengono che questo tipo di schisi precluda la riuscita di un allatta­mento esclusivo, ma alcune mamme di bambini affetti da una schisi del palato molle sono riuscite ad allattare in modo esclusivo o con una parziale integra­zione dopo le poppate7.

    Una mamma italiana alla cui bambina era stata diagnosticata una schisi del palato molle alcuni giorni dopo la nascita ha allattato esclusivamente sua figlia per tre mesi. Que­sta mamma ha smesso di allattare dopo aver ricevuto la notizia dolorosa di un’ulteriore malformazione ai reni della figlia: questo ha influito molto pesantemente sulla sua serenità psicologica ed emotiva. La mamma non sa­peva di essere riuscita a fare una cosa ecce­zionale con il suo allattamento e racconta che probabilmente non sarebbe riuscita ad allat­tare se avesse saputo che non era conside­rato possibile. Aveva frequentato un ottimo corso pre-parto all’ospedale di Savona e aveva ricevuto molto incoraggiamento e so­stegno da parte delle ostetriche presenti in ospedale nei giorni successivi al parto.

    Nel caso in cui il bambino riesca a poppare dal seno, la mamma può, con un sostegno competente, massimizzare l’apporto di latte che il bambino prende. Interventi considerati utili sono quelli che migliorano il riflesso di emissione (impacchi caldi e massaggi) e quelli che aiutano il trasferimento di latte al bambino, come, per esempio, poppate fre­quenti alternando i seni più volte, la compres­sione del seno e la spremitura del seno a fine poppata allo scopo di migliorare il drenaggio del seno e quindi la produzione di latte8,2,9.

    Bisogna avere presente che molti bam­bini possono aver bisogno di un’aggiunta o di un’alimentazione tramite biberon o altro si­stema e conseguentemente è necessario monitorare l’andamento dell’allattamento per identificare in tempo queste situazioni.

    Nel caso siano necessarie integrazioni in aggiunta al latte preso direttamente dal seno, si può proporre l’utilizzo di un sistema sup­plementare di alimentazione (DAS o Lact-Aid) o il dare un’aggiunta di latte materno spre­muto tramite biberon alla fine della poppata.

    Anche in questo caso ci vorrà attenzione per evitare ingorghi, per mantenere una pro­duzione abbondante di latte e per aiutare il bambino a mantenere la presa durante la poppata.

    Labiopalatoschisi completa o schisi del palato duro

    La mia esperienza personale di assi­stenza a mamme che hanno tentato di allat­tare il proprio bambino direttamente al seno, concorda con quanto riportato in letteratura2,6, e cioè che nei casi di schisi del palato duro il bambino probabilmente potrà poppare al seno ma senza un’efficacia sufficiente a ga­rantirgli l’apporto di latte necessario. In que­sto caso, il bambino deve essere alimentato in modo alternativo per i primi mesi, ma col tempo potrebbe sviluppare la capacità di prendere una parte del suo nutrimento in modo autonomo dal seno.

    I bambini affetti da labiopalatoschisi hanno, a volte, un modo caratteristico di ciuc­ciare al biberon, quasi masticandolo: ho osservato mia figlia (affetta da labiopalatoschisi monolaterale) poppare al seno allo stesso modo, come se “mungesse” il latte. Lei, cre­scendo, è diventata sempre più abile a pop­pare e all’età di quattro mesi ho potuto smet­tere di utilizzare il biberon di notte perché riu­sciva a saziarsi a sufficienza con la sola pop­pata al seno.

    I bambini hanno spesso la tendenza a te­nere la lingua nella schisi e questo può ren­dere difficile l’attacco al seno10. Si possono praticare esercizi sulla lingua per incorag­giare il bambino ad abbassarla prima di por­tarlo al seno11. Anche l’auto-attacco descritto come baby-led latching da Catherine Wa­tson-Genna10 o "Biological Nurturing" da Su­zanne Colson12, potrebbe essere utile, in quanto aiuta il bambino ad organizzare il mo­vimento della lingua10.

    In un recente studio13 Pathumwiwatana ha riportato l’esperienza di alcune donne che sono riuscite, opportunamente istruite, ad al­lattare in modo esclusivo diret­tamente al seno dei bambini affetti da labio­palatoschisi completa. La tecnica insegnata alle mamme durante questo studio consiste nell’otturare la schisi con il tessuto del seno, aumentando la pressione negativa intraorale e impedendo la fuoriuscita del latte dal naso. Le madri spre­mevano poi manualmente il latte mentre il bambino poppava dallo stesso seno in modo da massimizzare il trasferi­mento di latte.

    Questo studio propone una nuova e inte­ressante prospettiva della gestione dell’allattamento del bambino affetto da labio­palatoschisi.

    Gli ausili

    La mamma del bambino affetto da la­bio/palatoschisi potrebbe non avere bisogno di nessun ausilio durante l’allattamento. In ogni caso, conoscere i dispositivi che si pos­sono utilizzare nell’affrontare problemi speci­fici l’aiuterà qualora dovesse incontrare delle difficoltà (come per esempio un ingorgo, un improvviso rifiuto del seno, eccetera).

    Gli ausili che possono essere utili per l’alimentazione e l’allattamento del bambino affetto da labiopalatoschisi riguardano l’estrazione del latte materno e la sommini­strazione del latte (tiralatte, siringa, cucchiaio, contagocce, bicchierino, il poppatoio, DAS o Lact-Aid), possono essere dispositivi per aiutare il bambino stare al seno (DAS o Lact-Aid, paracapezzoli in silicone) o ausili di uso medico come il sondino naso-gastrico e la placca palatina.

    Il tiralatte

    Tirarsi il latte richiede un notevole impe­gno di tempo. A differenza della mamma che tira il proprio latte per un bambino che è rico­verato in terapia intensiva, la mamma di un bambino affetto da labiopalatoschisi avrà il bambino con sé, da accudire, da tenere al seno, e biberon con i quali dare il latte tirato.

    Non è facile per una mamma trovare il tempo per tirare il latte, accudire il bambino e soddisfare i propri bisogni e quelli degli altri membri della famiglia (specie quando ci sono altri figli), soprattutto se ci sono difficoltà ag­giuntive come appunto una malformazione, con tutte le visite, i controlli e gli impegni che comporta. Le mamme che ricorrono ad un’aggiunta di formula, dunque, sono fre­quenti.

    La mamma avrà bisogno di trovare modi per tirare il latte in modo efficace per rispar­miare tempo (per esempio usando un reggi­seno o una fascia che regge le coppe del ti­ralatte, liberandole le mani per altre attività) e delle tecniche per massimizzare la quantità di latte estratto2,14,15,16.

    Le mamme spesso accusano difficoltà nell’avviare e mantenere una produzione adeguata di latte. Si è visto che per stabilire una buona produzione di latte è vitale tirare il latte nei primi giorni con frequenza, drenando bene il seno17,18, e che la spremitura manuale o una combinazione di spremitura manuale e meccanica sono i metodi più efficaci per l’avvio e la manutenzione della produzione di latte19,20,21.

    La Dott.ssa Morton ha prodotto il video ‘Maximising milk production22, (che si può ve­dere in parte sul sito dello Stanford University), che mostra in dettaglio alcune tecniche per massimizzare la produzione del latte usando una combinazione di tiralatte e spremitura manuale (hands-on pumping).

    Se c’è un calo improvviso della quantità di latte estratta, la mamma dovrebbe control­lare attentamente il buon funzionamento del tiralatte. A volte si lacera la membrana che separa il contenitore di raccolta oppure le membrane o le guarnizioni del compressore e così diminuisce sensibilmente la forza di aspi­razione. Di solito queste parti di ricambio sono già in dotazione oppure si possono ac­quistare. Nel caso non si riesca a identificare una causa, ma si sospetta un malfunziona­mento del tiralatte, potrebbe essere utile far verificare l’efficienza dell’apparecchio al pro­duttore.

    Un altro fattore che può complicare l’estrazione del latte può essere rappresen­tato dallo stress derivante delle preoccupa­zioni riguardo al trattamento chirurgico del bambino e dagli spostamenti correlati alla cura della sua malformazione. Se la famiglia sceglie di operare il figlio in un centro lontano da casa la routine dell’estrazione del latte viene complicata dai lunghi viaggi, dalle lun­ghe attese fuori dagli ambulatori e via di­cendo. La mamma che tira il latte, a diffe­renza di una che allatta il proprio bambino, necessita spesso di un luogo con un minimo di privacy e che abbia almeno una presa elet­trica per il tiralatte.

    Il biberon

    Il bambino che prende poco latte dal seno e che necessita di un’aggiunta più o meno consistente con un metodo alternativo, può essere alimentato provvisoriamente tramite siringa senza ago, contagocce, bicchierino o con un comune cucchiaino di plastica, so­prattutto nei primissimi giorni, prima della montata lattea, visto il volume molto conte­nuto del colostro.

    Per alimentare il bambino nel lungo ter­mine, ricorrere al biberon potrebbe essere una scelta pratica. In Italia l’unico biberon specializzato per la labiopalatoschisi attual­mente in commercio e facilmente reperibile tramite qualsiasi farmacia è il biberon “special needs” (prima conosciuto come “poppatoio di Habermann”), tuttavia in molti reparti di maternità non è conosciuto e po­trebbe non venire proposto ai genitori.

    Il biberon “special needs” ha una tetta­rella particolare dotata di un serbatoio che può essere schiacciato dalla persona che alimenta il bambino quando è necessario aumentare il flusso per aiutare il bambino che non ha la capacitò di estrarre latte da solo. Questa tettarella ha un “taglio” al posto del foro che può essere orientato in diversi modi per variare il bolo di latte estratto.

    Sono disponibili, anche se poco cono­sciute in Italia, altre tettarelle progettate per bambini con difficoltà di suzione con fori a forma di x o y, e biberon in plastica morbida che possono essere schiacciati per favorire la fuoriuscita del latte. Questi sistemi sono a volte più economici rispetto al biberon “special needs”, e alla mamma può essere utile conoscerne l’esistenza. Negli ultimi anni, frequentando bambini operati all’ospedale Cisanello di Pisa ho visto molti bambini, di pochi mesi, alimentati con biberon e tettarelle di varie marche, non necessaria­mente specifiche per labiopalatoschisi. In questi casi, spesso le mamme scelgono tetta­relle morbide e allargano il foro quando ne­cessario.

    I biberon che facilitano molto l’assunzione di latte al bambino (speciali o modificati), po­trebbero presentare la controindicazione di un’insufficiente sollecitazione dei muscoli fac­ciali al fine dello sviluppo oro-facciale, come suggeriscono alcuni esperti. I biberon tradi­zionali possono in parte compensare questo problema imponendo al bambino un maggior sforzo nell’assunzione di latte; ugualmente efficace, nell’esperienza delle mamme da me seguite, è far seguire una poppata al seno all’alimentazione con biberon specializzato.

    Sistema di alimentazione supplementare

    Un sistema di alimentazione supplemen­tare come il DAS (facilmente reperibile in Italia) o il Lact-Aid (disponibile tramite internet) sarebbe in teoria ideale per fornire il latte per un bambino che riesce ad attaccarsi al seno ma che non riesce a estrarre tutto il latte di cui ha bisogno. Tuttavia, vi sono pro­blemi pratici che a volte li rendono inadatti alla situazione specifica della mamma.

    Questi dispositivi di alimentazione alter­nativi richiedono un investimento di tempo sia per apprendere ad usarli, sia nell’utilizzo quo­tidiano, e può risultare difficile gestirli in una situazione già molto impegnativa a causa delle altre attività. In più, l’ideale per la mamma sarebbe poter ricevere un’assistenza personale diretta e continuativa finché il bambino e la mamma non si trovino al loro agio con il sistema, aiuto che non sempre è disponibile per la mamma. Nonostante le dif­ficoltà, comunque, rimane un valido mezzo per avvicinare il bambino al seno nel caso sia frustrato dal poco latte che riceve o per supe­rare un’eventuale rifiuto temporaneo del seno23.

    Spesso, nei casi di labiopalatoschisi, il DAS funziona meglio se modificato forando il contenitore di plastica rigida (per facilitare l’equalizzazione della pressione interna con entrata di aria), e utilizzando contem­porane­amente entrambi i tubicini allo stesso seno per raddoppiare la quantità di latte in uscita24.

    Il Lact-Aid per funzionare al meglio deve essere capovolto e adattato secondo le istru­zioni fornite dal produttore, in modo da sfrut­tare la forza di gravità. Essendo il corpo del Lact-Aid costituito da un sacchettino di plastica morbida, l’equaliz­zazione della pressione è immediata e non c’è bisogno di modifiche.

    Il paracapezzolo in silicone

    Qualche volta, dopo l’intervento di ripara­zione della schisi il bambino può avere un rifiuto del seno. Ci sono vari modi per riavvi­cinare il bambino al seno11, e la mamma po­trebbe aver bisogno di discuterne con una consulente di allattamento. Alcune mamme, il cui bambino ha avuto un intervento di chiu­sura del palato intorno ai sei mesi, hanno sperimentato il paracapezzolo insieme ad un sistema di alimentazione supplementare23,25. In pratica, si applica il tubicino del sistema supplementare con il nastro adesivo vicino al capezzolo nel modo consueto, poi si applica un paracapezzolo coprendo sia il tubicino sia il capezzolo (si può fissarlo con ulteriore na­stro adesivo per una maggiore stabilità). Per stimolare il bambino alla suzione e fornirgli un incentivo si può riempire la punta del paraca­pezzolo di latte in modo che il bambino riceva una gratificazione immediata quando si at­tacca al seno.

    Il sondino naso-gastrico

    Il sondino naso-gastrico non è quasi mai necessario ma, come testimoniato da alcune mamme, viene utilizzato qualche volta negli ospedali per nutrire i neonati affetti da la­bio/palatoschisi, talvolta anche senza aver precedentemente verificato se il bambino ab­bia effettivamente difficoltà di alimentazione o meno.

    Placche ortodontiche

    Le placche ortodontiche vengono talvolta introdotte con l’obiettivo di facilitare l’allattamento, ma in realtà non vi è con­senso sull’utilità di questo dispositivo. La ABM anzi indica che ci sono valide prove che le placche ortodontiche non migliorino significativamente l’efficacia della poppata27,28,29.

    Il decorso post-operatorio

    La scelta della struttura per l’intervento chirurgico del bambino è un fattore che in­fluirà notevolmente sull’allattamento. L’intervento chirurgico porterà un’interruzione temporanea dell’allattamento. Nel mi­gliore dei casi, il bambino potrà pop­pare fino ad un paio d’ore prima dell’intervento, e di nuovo appena uscito dalla sala operatoria. Nella prima parte dell’articolo pubblicato su LAM si è discusso di come di­versi centri prevedano iter diversi anche ri­guardo all’alimentazione post-opera­toria, e di come sia necessario per la mamma valutare anche questo aspetto nella scelta del centro a cui affidare il proprio bambino per la ripara­zione della schisi.

    Nel caso del bambino affetto da labio­schisi, molte mamme raccontano come il bambino abbia voluto poppare già nei giorni successivi all’intervento, anche se in modo un po’ “impacciato”. La mamma dovrà stare at­tenta agli ingorghi dovuti ad un minor dre­naggio del seno (il bambino potrebbe aver meno appetito per qualche giorno, o poppare meno per il dolore). La mamma potrebbe dover “svuotare” il seno a fine pop­pata con la spremitura manuale o con il tira­latte, oppure usarlo quando sente il seno troppo pieno.

    Passati i primi giorni post-intervento, il bambino potrebbe poi aumentare improvvi­samente la sua richiesta di poppare, e la mamma potrebbe aver bisogno di informa­zioni sulle tecniche utili per aumentare la pro­duzione2,15.

    Nel caso di palatoschisi l’intervento sem­bra essere più doloroso per il bambino, ri­spetto alla più semplice chiusura del labbro o di labbro e gengiva. Dopo l’intervento al pa­lato i bambini sembrano avere dolore a de­glutire. Le mamme chiedono spesso aiuto e consigli per l’alimentazione post-intervento perché il bambino può rifiutare del tutto il latte (sia dal seno sia dal biberon) e anche il cibo solido.

    Christa Herzog-Isler (consulente IBCLC svizzera, esperta in allattamento e labiopala­toschisi) consiglia l’uso di latte materno ad­densato (con banana frullata nel caso citato da lei) perché più facile da gestire per il bam­bino rispetto al solo latte6. Altre mamme confermano che i bambini gradiscono cibi freddi e semisolidi come lo yogurt o la crema. Nel caso di un bambino fino ad allora ali­mentato al seno o con latte tirato, sarebbe meglio continuare ad usare il latte materno, addensandolo, per il suo effetto analgesico, antibatterico e rilassante.

    Quando il bambino viene operato al pa­lato prima dei sei mesi, la mamma dovrà va­lutare attentamente insieme ai medici se sarà opportuno o meno introdurre dei cibi diversi dal latte materno nel periodo successivo all’operazione. Le mamme raccontano che pasti piccoli e frequenti, che mantengono la bocca del bam­bino idratata, sembrano diminuire il dolore. In ogni caso, è frequente che venga la­sciata inserita la cannula della flebo durante i giorni di degenza, nel caso il bambino rifiu­tasse di alimentarsi per bocca e fosse neces­sario alimentare il bambino per via endove­nosa. In questo modo si assicura che il bambino venga nutrito e idratato senza doverlo costringere a mangiare contro la sua volontà.

    Dopo l’intervento al palato, potrebbero passare alcune settimane prima che il bam­bino mostri desiderio di poppare dal seno, e questo può essere molto deludente per la mamma che magari aveva sperato di poter allattare finalmente il figlio senza ausili. È un periodo molto delicato in cui la mamma do­vrebbe essere seguita da una Consulente e durante il quale avrà bisogno di un sostegno in casa da parte del compa­gno e della famiglia, proprio come durante i primi giorni dopo il parto. Ci vorrà molta pazienza in un momento in cui sarà probabil­mente molto stanca e potrebbe sentire man­care l’adrenalina che l’ha sostenuta in attesa dell’intervento.

    I tentativi di attaccare il bambino al seno si aggiungeranno al tempo notevole richiesto per tirare il latte, e perciò si tratterà di un pe­riodo faticoso, combinato con lo stress dell’incertezza circa l’esito dell’impresa. Molte mamme raccontano di sentirsi in colpa di fronte alla frustrazione del bambino nel tenta­tivo di prendere il seno, o al suo rifiuto del seno, e a volte finiscono per chiedersi se non sia una scelta egoistica da parte loro insistere nel tentavo di allattare.

    Le mamme che hanno allattato in prece­denza sono quelle che persistono con più tranquillità, perché conoscono il valore di quello che stanno offrendo al bambino. Quando la mamma non riesce a portare il bambino al seno la consulenza può finire in modo molto amaro sia per la mamma sia per la Consu­lente. In situazioni come questa può essere di aiuto continuare a seguire la mamma fino a quando non abbia metaboliz­zato il suo “lutto” per l’allattamento non riuscito, insieme al ri­cordarle il valore del tentativo che ha fatto. Una mamma che ha tentato senza riuscirci di portare il figlio al seno dopo l’intervento di chiusura del palato, racconta di «Bellissimi ri­cordi di un’intimità speciale con il mio bam­bino» durante le dure settimane di tentativi25.

    La mamma potrebbe trovare beneficio nello scrivere un racconto della propria espe­rienza, sapendo che potrà essere di aiuto ad altre mamme nella sua stessa situazione.

    In conclusione

    A volte l’allattamento viene considerato, invece che il normale modo di alimentare e accudire un neonato, come “una cosa in più” e come tale diventa facilmente ciò a cui si può rinunciare nei momenti più difficili. Non è raro che una mamma si senta dire che nel cercare di allattare suo figlio sta facendo una cosa per soddisfare i propri bisogni, anziché una cosa di prima necessità per il bambino. Conseguentemente, la mamma potrebbe tro­varsi nella situazione di dover difendere la sua scelta di allattare.

    In questo caso, avrà bisogno di sostegno non solo da parte di una persona competente in allattamento, ma anche da parte della pro­pria famiglia e degli operatori sanitari coinvolti nella cura del bambino, a partire dal mo­mento dalla diagnosi prenatale, durante il parto, fino all’intervento chirurgico/i e oltre.

    Allattare un bambino con la­bio/palato­schisi è possibile; ma non deve essere sola responsabilità della mamma, deve essere responsabilità della comunità intera. Con un soste­gno glo­bale e l’informazione giusta, do­vremmo poter met­tere ogni mamma di un bambino con la­bio/palatoschisi in condizione di poter allat­tare e/o nutrire il bambino con il proprio latte, in serenità.

    Man mano che la nostra società ritornerà a una cul­tura di al­lattamento come norma biologica, si eli­mineranno le dif­ficoltà comuni a tutte le mamme che allattano, e al­lora l’allattamento di un bambino con la­biopalatoschisi diventerà un’evenienza più fre­quente e meno complicata.

    1. AISMEL (Associazione Italiana Studi Malformazioni Esterne e Labiopalatoschisi), Una guida per le famiglie: http://www.labiopalatoschisi.eu/pg.guida.labiopalatoschisi.php

    2. Morbacher N, Stock J. Allattamento al seno: Il libro delle risposte, vol 2, Brescia: La Leche League Italia 2006, pp. 460-477, 514-515, 550.

    3. Farrow A. Labiopalatoschisi: allattare al seno è possibile. L’allattamento moderno 2008;87:4-7.

    4. Habel A, et al. Delayed detection of cleft palate: an audit of newborn examination. Arch Dis Child. 2006;91(3):238-40.

    5. Watson Genna C., Comunicazione personale e-mail su Lactnet (2011).

    6. Herzog-Isler C, Allattare un bambino con labio/palatoschisi. (CD) - Atti della XI Giornata dell’Allattamento, LLL, Trevi, 15 Maggio 2010.

    7. Grady E. L’allattamento del bambino con palato-schisi. La Leche League Italia. Op. n. 22It. 1993.

    8. L’arte dell’allattamento materno. La Leche League Italia, Brescia 2005 pag. 159-160.

    9. Cotterman J. K. , Reverse Pressure Softening: A Simple Tool to Prepare Areola for Easier Latching During Engorgement. Journal of Human Lactation 2004;20(2):232-233.

    10. Watson Genna C. Supporting sucking skills in breastfeeding infants. Jones & Bartlett Learning; 2 ed. 2012, p. 121-122, 211, 222.

    11. Morbacher N, Stock J. Allattamento al seno – Il libro delle risposte, vol 1, La Leche League Italia, Brescia 2004, p. 93-94,143-146.

    12. Colson S. Cosa accade all’allattamento quando la madre si mette comoda? Applicazioni cliniche del Biological Nurturing. L’allattamento moderno 2011;100:2-6.

    13. Pathumwiwatana P, et al. The promotion of exclusive breastfeeding in infants with complete cleft lip and palate during the first 6 months after childbirth at Srinagarind Hospital, Khon Kaen Province, Thailand. J Med Assoc Thai 2010;93,Suppl 4:S71-77.

    14. Cozza G., Allattare e Lavorare si può! La Leche League Italia, DMAM 2012, cap. 7, p. 145.

    15. West D, Marasco L. Making More Milk. McGraw-Hill; 1 edizione 2008, cap. 5 pag 57, cap. 11.

    16. Low Milk Supply – Information and support for breastfeeding mothers. http://www.lowmilksupply.org.

    17. Hill et al. Comparison of milk output between mothers of preterm and term infants. J Hum Lact. 2005;21(1):22-30.

    18. Hill et al. Primary and secondary mediators’ influence on milk output in lactating mothers of preterm and term infants. J Hum Lact. 2005 May;21(2):138-50.

    19. Morton J et al. Combining hand techniques with electric pumping increases milk production in mothers of preterm infants. Journal of Perinatology 2009;29:757-764.

    20. Ohyama M, et al. Manual expression and electric breast pumping in the first 48 h after delivery. Ped. Internat. 2010;52:39-43.

    21. Morton J. (video) Hand expression http://newborns.stanford.edu/Breastfeeding/HandExpression.html;

    22. Morton J., Making Enough Milk, The Key to Successful Breastfeeding. Planning for Day One, (Video) Breastmilk solutions.

    23. Farrow A. L’importante è il punto di arrivo, LLLItalia, DMAM 2008;89:15-18.

    24. Guoth Gumberger http://www.velb.org/english/do cs/congress_2008-program-with-short-abstracts.pdf, 2008, citato in: Genna W. Selecting and using BF tools, pag 108.

    25. Breastfeeding babies with clefts of lip and/or palate. Australian Breastfeeding Association booklet series, 2005.

    26. Reilly S, et al., Guidelines for breastfeeding infants with cleft lip, cleft palate, or cleft lip and palate. ABM Clinical Protocol n.17. Breastfeeding Medicine 2007;2:4.

    27. Masarei AG., An investigation of the effects of presurgical orthopaedics on feeding in infants with cleft lip and/or palate. PhD, University College, 2003.

    28. Prahl C, et al. Infant orthopedics in UCLP. Effect on feeding, weight and length: A randomized clinical trial (Dutchcleft). Cleft palate craniofac J 2005;42:171-177.

    29. "Comunque sono contenta di averci provato". DMAM 2008;89:19-20.

     

  • Il mio bambino affetto da palatoschisi sta per essere operato. Potrò finalmente allattarlo?

    Una volta riparato il palato

    Il mio bambino, nato con la palatoschisi, sta per compiere  sei mesi. Fra poco starà sottoposto all’intervento per la chiusura del palato. Fino ad ora è stato allattato con il mio latte, tramite biberon.  C’è speranza che impari a poppare al seno?

    Si. Questo dipenderà in parte da quanta pratica ha il bambino nel poppare. Sarà avvantaggiato dal fatto che hai già una produzione piena di latte. Alcuni bambini sono riusciti ad imparare a poppare dal seno, per la prima volta, anche dopo i sei mesi di vita. Sarebbe opportuno contattare una Consulente, già prima dell’intervento, per esaminare le possibili strategie.

    Alcuni bambini possono essere molto arrabbiati dopo l’intervento al palato, e a volte possono effettuare un vero e proprio “sciopero del poppante” rifiutando totalmente il seno. Altri bambini rifiutano il tipo di biberon usato prima dell’intervento.

    Lo sciopero del poppante richiede un raddoppio di coccole e attenzione, molto contatto pelle a pelle, tanta pazienza, e volontà del bambino di ritornare al seno.

    In ogni caso, il bambino deve imparare una nuova modalità di poppare al seno, e questo potrebbe richiedere un po’ di tempo. 

    E se non dovesse imparare a poppare al seno? 

    Non tutti i bambini, operati al palato vorranno o riusciranno a poppare al seno. La mamma può comunque continuare a tirarsi il latte per tutto il tempo che lei e il bambino lo desiderano. Man mano che il bambino aumenta i suoi pasti di cibo solido, lo mamma potrà diminuire la quantità di latte che spreme, e il tempo impiegato con il tiralatte diventerà sempre meno.

    I benefici del latte materno non diminuiscono con il tempo. Il latte materno continua a fornire i suoi benefici per tutto l’arco dell’allattamento – sia che la mamma copra tutto il fabbisogno del bambino, sia che dia un integrazione, anche solo occasionale, del suo latte.

     

    Possono essere utili anche queste letture: 

    Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? (Parte prima – Il sostegno)

    Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? Gli ausilii

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Mia figlia (2 settimane) ha una schisi del palato molle. Dovrò darle delle aggiunte?

    Aiutare il bambino con una schisi a prendere il latte

    Mia figlia (2 settimane) ha una schisi del palato molle. In ospedale non mi hanno dato particolari indicazioni per l’allattamento. All’ultimo controllo non aveva ancora recuperato il peso della nascita. Dovrò darle delle aggiunte?

    Come per tutti i bambini, bisogna escludere altre cause di una scarsa crescita, e tenere sotto controllo il bambino per essere sicuri che sia ben idratato mentre si lavora sulla gestione dell’allattamento. Probabilmente tuo figlio ha bisogno di qualche accorgimento in più per aiutarlo a prendere abbastanza latte, soprattutto in questa fase iniziale. Una Consulente de La Leche League potrà aiutarti a valutare la vostra situazione.

    Durante il periodo di apprendimento, o durante i mesi precedenti al’intervento della chiusura del palato, si può:

    -    avviare una produzione di latte spremuto sufficiente per nutrire il bambino

    -    aiutare la produzione di latte estraendolo alla fine della poppata

    -    tirare il latte da tutti i due seni contemporaneamente, con un buon tiralatte elettrico ad attacco doppio, con un notevole risparmio di tempo.

    Possono essere utili anche queste letture: 

    Come posso incrementare la mia produzione di latte?

    Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? (Parte prima – Il sostegno)

    Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? Gli ausilii

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Mia figlia ha una schisi al labbro, poppa male da un lato. Io ho tanti ingorghi. Che cosa posso fare?

    Mia figlia ha una piccola schisi al labbro. Poppa bene da un seno ma ha difficoltà a poppare dall’altro e mi vengono spesso degli ingorghi. Come posso aiutarla a poppare meglio?

    Spesso le mamme raccontano che i bambini affetti di labiopalatoschisi o labioschisi, poppano meglio quando la schisi poggia contro il seno (in modo da “tapparla” con il tessuto mammario). Potresti aver bisogno di contattare una Consulente per discutere e sperimentare delle posizioni alternative. La Consulente potrà anche aiutarti nel gestire meglio la produzione di latte per evitare gli ingorghi.

    Si può aiutare il bambino a prendere più latte al seno:

    - Utilizzando posizioni e tecniche specifiche per aiutare il bambino a stare al seno

    - con la compressione del seno (una tecnica semplice ma efficace)

    - con il DAS o il Lact-Aid

     

    Possono essere utili anche queste letture: 

    In quale posizione devo mettere il bambino al seno?

    Che cos\'è la compressione del seno? A cosa serve?

    Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? (Parte prima – Il sostegno)

    Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? Gli ausilii

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Sono incinta e hanno diagnosticato una labiopalatoschisi nel mio bambino. Potrò allattarlo?

    La labiopalatoschisi è una delle malformazioni più comuni alla nascita. Circa un caso ogni 800 nascite. A volte, viene diagnosticata durante le ecografie di routine, ma a volte, soprattutto nei casi di una palatoschisi isolata, viene scoperta alla nascita. Qualche volta, una schisi del palato molle, viene diagnosticata solo qualche giorno dopo la nascita, in seguito ad una crescita lenta.

    L’allattamento di bambini affetti da labiopalatoschisi, palatoschisi o labioschisi è un campo ancora molto poco conosciuto nel mondo. Alcune mamme riferiscono di aver allattato esclusivamente al seno i loro bambini nati con una labioschisi o una schisi del palato molle. Ovviamente, più è ampia la schisi (e se interessa anche il palato duro), più sarà difficile per il bambino imparare a poppare. Per alcuni bambini può essere  impossibile poppare al seno prima della chiusura del palato. In ogni caso non si può dire con certezza, prima di provare, se un bambino potrà poppare al seno efficacemente oppure no; e solitamente è necessario un periodo più o meno lungo di apprendimento (in cui sarebbe opportuno rimanere in contatto con una Consulente dell’allattamento). 

    Comunque, è sempre possibile coprire il fabbisogno di latte del bambino tramite la spremitura manuale o con il tiralatte, e il bambino, con la pratica, potrà passare molto tempo serenamente al seno della mamma, in qualsiasi modo si nutra.

    L'importanza dell’allattamento al seno/l’alimentazione con latte materno per il bambino affetto di labiopalatoschisi

    Ad alcune mamme viene detto che sarà troppo faticoso allattare il bambino, che a causa della schisi farà delle poppate molto lunghe, e dopo dovrebbero comunque tirarsi il latte – magari hanno già altri figli a casa da accudire, la casa a cui pensare, e il bambino dovrà anche affrontare degli interventi. Vale la pena provare?

    • Il latte materno e l’allattamento al seno aiutano a proteggere i bambini contro l’otite – alla quale i bambini con la labiopalatoschisi purtroppo sono più predisposti.
    • Il latte materno offre una protezione immunitaria che è importantissima per un bambino che deve affrontare un intervento chirurgico.
    • Il latte umano è un fluido non irritante. Dà meno fastidio quando il bambino soffre di rigurgiti, soprattutto per le delicate mucose del naso.
    • L’allattamento al seno è un’ottima ginnastica facciale, che comporta uno sviluppo maggiormente fisiologico della bocca e del viso del bambino, promuove una buona conformazione delle arcate dentali e aiuta un normale sviluppo della pronuncia e del linguaggio.
    • L’allattamento al seno promuove l’intimità fra madre e bambino e garantisce che madre e bambino passino molte ore al giorno a coccolarsi, con abbondanza di contatto faccia a faccia, e pelle a pelle. Questo può essere un enorme conforto per entrambi.
    • La mamma che allatta ha un più basso livello di stress. L’allattamento produce degli ormoni di rilassamento che influiscono sia sulla mamma, sia sul bambino. Questi benefici sicuramente passano, in modo meno diretto, anche agli altri componenti della famiglia.

     

    Per aiutare il bambino a prendere meglio il latte potete leggere:

    Mia figlia (2 settimane) ha una schisi del palato molle. Dovrò darle delle aggiunte?

    Mia figlia ha una schisi al labbro, poppa male da un lato. Io ho tanti ingorghi. Cosa posso fare?

    Allattamento e labio/palatoschisi. Quali sono le difficoltà? (Parte prima – Il sostegno)

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.