• Allattare durante le emergenze

    Se il tuo bambino è allattato in maniera esclusiva

    • Continua ad allattare, assicurandoti che il tuo bambino continui a bagnare e sporcare i pannolini, che cresca regolarmente e appaia soddisfatto dopo la poppata. Leggi più oltre se hai qualche preoccupazione riguardo la tua produzione di latte.
    • Se stavi pensando di sostituire alcune poppate con la formula (o altri latti, per bambini di età superiore ai 12 mesi) potresti voler rimandare questa decisione a quando la situazione pandemica sarà più stabile. Proseguire con l’allattamento esclusivo ottimizzerà la protezione del tuo bambino. È importante aver presente che quando la produzione di latte scende, potrebbe essere più faticoso recuperarla in seguito.
    • Se il tuo bambino ha circa 6 mesi e sembra interessato ai cibi solidi, puoi iniziare a offrirglieli come faresti normalmente, continuando ad allattarlo a richiesta.

     

    Se il tuo bambino è allattato in modo misto

    • Continua ad allattare. L’allattamento rinforza il sistema immunitario del tuo bambino e lo protegge da molte malattie comuni. Anche se è maggiore la quantità di formula che il bambino assume rispetto al tuo latte, comunque il suo sistema immunitario ne beneficerà.
    • È possibile aumentare il quantitativo totale di latte che il tuo bambino assume, offrendo il seno più spesso o estraendo il latte con più frequenza.

    Per maggiori informazioni contatta una Consulente de La Leche League.

    • Non è prudente smettere improvvisamente di dare la formula al bambino, o ridurla significativamente, se prima ne prendeva in quantità elevate. La riduzione del quantitativo di formula assunta dal bambino deve essere sempre fatta in modo graduale e con cautela, assicurandosi che il bambino continui a bagnare e sporcare i pannolini, che cresca regolarmente e appaia soddisfatto dopo la poppata.

    Contatta una Consulente de La Leche League per avere aiuto e sostegno.

     

    Allattamento: molto più che latte!

    • Allattare calma e conforta entrambi e vi aiuta a sentirvi vicini e connessi. Sia che tu allatti o meno in modo esclusivo, se tu e il tuo bambino ne siete felici, puoi offrirgli il seno più spesso.

    • I bambini grandicelli allattati potrebbero chiedere di poppare più spesso del solito. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che si sentono turbati dai cambiamenti nei loro ritmi quotidiani e perché percepiscono le preoccupazioni degli adulti. “Lasciarsi trasportare dalla corrente” e accettare poppate più frequenti per un po’ di tempo può rassicurarli e tranquillizzare anche te. Se sei infastidita dalle poppate frequenti, puoi soddisfare il suo bisogno di rassicurazione e sicurezza in altri modi, ad esempio portandolo in fascia, coccolandolo, cantando e giocando con lui.

     

    Se sei preoccupata della tua produzione di latte

    • È normale per le mamme che stanno estraendo il latte, ad esempio per il proprio bambino prematuro, notare un calo della quantità quando sono preoccupate. Questo non significa che improvvisamente non ne producano più.

    Se il bambino è cresciuto bene con il tuo latte fino ad ora, sarai in grado di continuare a produrre latte in abbondanza per lui. Se è stato allattato in modo misto o esclusivo, sarai in grado di continuare a produrre tanto latte quanto ne producevi. Non è necessario dare una quantità maggiore di formula al tuo bambino o iniziare a integrare con formula, finché il bambino sta bene (bagna e sporca pannolini come al solito e lo vedi in salute).

    Se noti che riesci ad ottenere meno latte del solito, ricorda che non accade perché la tua produzione si sia fermata, ma perché lo stress può avere temporaneamente rallentato il tuo riflesso di emissione del latte (a volte chiamato “calata”, “discesa”, ecc).
    Il riflesso di emissione del latte può essere influenzato dal tuo umore, specialmente se devi estrarre il latte piuttosto che allattare direttamente il bambino. La produzione di latte è un processo molto solido e continuerà anche se sei stressata in maniera eccezionale, se non mangi o bevi come al solito o se ti sei ammalata. Il tuo corpo darà sempre priorità al tuo bambino!

    Puoi favorire il riflesso di emissione del latte con alcune strategie:

    * Prepara il “set” prima della poppata o dell’estrazione del latte. Potrebbe aiutarti abbassare l’illuminazione, avere una sedia comoda, un po’ di privacy e tanto calore. Immaginalo come un “appuntamento romantico”!

    * La magia del contatto. Un abbraccio, delle coccole o dei massaggi prima o durante l’estrazione possono aiutare il rilascio dell’ossitocina, l’ormone dell’amore che fa espellere il latte. Se non c’è nessuno a disposizione, prova ad avvolgerti una sciarpa o uno scialle attorno alle spalle e al petto – questa zona è coperta dai recettori dell’ossitocina, ecco perché un abbraccio dà così tanto conforto.

    * Concentrati sul tuo bambino. La vista, il suono, la presenza e il suo profumo aiutano il flusso degli ormoni. Qualcuno potrebbe aiutarti tenendo il bambino vicino al tuo viso, così potresti annusarlo e sentire il profumo dei suoi capelli mentre stai estraendo il latte.

    * Rilassamento profondo. Puoi provare a respirare profondamente, prima di iniziare ad estrarre il latte, visualizzare qualcosa di bello, un prato, dei fiori, il mare… qualunque cosa ti faccia sentire “bene”.
    Puoi anche provare ad ascoltare i tuoi brani preferiti di musica lenta o di rilassamento, se ne hai.

    * Visualizzazione. Alcune madri trovano utile coprire il contenitore dove si raccoglie il latte con una calza così non riescono a vedere quanto velocemente si stia riempiendo. Invece di concentrarsi sul gocciolare lento del latte, pensa che il contenitore si stia riempiendo velocemente, pensa al tuo bambino che poppa il latte dal seno, o immagina una cascata, una fontana, dell’acqua che scorre!

    * Ridi! Ridere stimola il rilascio di ossitocina. Guarda un film divertente o trova on line i video del tuo comico preferito.

     

     

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    (tratto da Jayne Joyce, Milk for your baby during the coronavirus pandemic, LLL Oxfordshire 26/03/2020)

     

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    Trovi ulteriori informazioni in altre lingue qui

     

  • Anatomia di un seno al lavoro

    di Anna Edgar , da New Beginnings, vol. 22 n. 2, Marzo-Aprile 2005, pp. 44-50 (rev. giugno 2018)

    Ti sei mai domandata come funzioni l’allattamento, questo meccanismo biologico messo a punto in milioni di anni dalla natura per garantire la salute e il nutrimento dei cuccioli umani? Come effettivamente il latte entri nei seni? Come questo meccanismo continui a ripetersi più e più volte? Che cosa si pensava su questo argomento nel passato? Che cosa ne sappiamo oggi? Questo articolo si occuperà di queste domande. Comprendere l’anatomia di un seno al lavoro, ci permette di apprezzare profondamente questo processo e di comprendere meglio le ragioni di alcune difficoltà comuni, nonché dei modi per superarle.

     

    Storia

    Da migliaia di anni l’anatomia e la fisiologia del seno suscitano interesse. Gli scritti medici più antichi sull’argomento risalgono all’antico Egitto. Questi testi descrivevano come stabilire se il latte della mamma fosse buono o cattivo e come incrementarne la produzione. Un autore raccomandava massaggi con emulsione di olio di pesce e lo “stare seduta con le gambe incrociate… frizionando i seni con una pianta di papavero” per incrementare il flusso del latte (Fildes, 1985). Una commentatrice moderna, Marilyn Yalom, scrive: “Entrambi i trattamenti avevano almeno il merito di rilassare la madre che allattava”, e avrebbero dovuto aiutarla a migliorare la funzione del riflesso d’emissione, ma probabilmente non hanno un effetto diretto sulla produzione di latte. Il medico Ippocrate (460-377 a.C.) credeva che il sangue mestruale in qualche modo si trasformasse in latte umano. Questa credenza durò fino al XVII secolo! Leonardo Da Vinci (1452-1519 d.C.), per esempio, nel suoi schizzi anatomici disegnò delle vene che collegavano l’utero e i seni.

    Anche il filosofo Aristotele (384-322 a.C.) ci ha lasciato riflessioni sull’allattamento nel suo Le parti deglianimali. Egli credeva che le donne di pelle più scura avessero un latte più salutare delle donne di pelle chiara e che i bambini che bevevano latte di una mamma più affettuosa (calda) sviluppassero denti in età più precoce (aveva torto su entrambe le ipotesi). Aristotele, inoltre, affermava che i neonati non dovessero bere colostro, un concetto errato che persiste ancora oggi in diverse culture.

    Commentando i rimedi per una bassa produzione di latte, Sorano, un ginecologo dell’antichità che esercitò la sua professione tra il 100 e il 140 circa dopo Cristo, pensava che massaggiare il seno e autoindurre il rutto avrebbe potuto essere d’aiuto, ma sconsigliava fermamente bevande mescolate con ceneri di gufi e pipistrelli bruciati.

    Dal 1500 gli anatomisti imboccarono il binario giusto. Impararono, sezionando cadaveri, che i seni erano composti da tessuto ghiandolare, il quale – essi concludevano – “trasforma in latte il sangue trasportato loro dalle vene” (Vesalius, De humanis corporis fabrica, 1543).

    Molti degli antichi scritti sull’allattamento riguardavano le balie: donne che allattavano e che venivano assunte per allattare il bambino di un’altra donna. La balia è menzionata nel Codice di Hammurabi (circa 1700 a.C.), nella Bibbia, nel Corano, negli scritti di Omero, per fare qualche esempio tra molti altri. Le opinioni su quale tipo di donne fossero le balie migliori specificavano ogni cosa, dal colore dei capelli all’aspetto del seno, al fatto che la donna avesse partorito un maschio o una femmina (Yalom 1997).

    Nel corso del 1700, i medici finalmente compresero che era più sano per una madre nutrire il suo bambino piuttosto che usare una balia, e che bere il colostro materno era un bene per i bambini (Riordan, 2005).

    Negli ultimi 50 anni, la scienza medica ha imparato moltissimo sul latte umano, particolarmente nell’area dell’immunologia. Noi ora sappiamo che il colostro è carico di anticorpi che proteggono i neonati dalle malattie, che il latte maturo ha un perfetto equilibrio di nutrienti per i bambini e che dopo il primo anno il latte ha una maggiore concentrazione di fattori immunitari, poiché il bambino più grandicello inizia a poppare di meno. Il latte prodotto dopo un parto prematuro è differente dal latte di madri i cui bambini sono nati a termine, e queste proprietà uniche sono vantaggiose. L’Arte dell’Allattamento Materno afferma: Ciascuna madre produce un latte unico… La composizione del tuo latte varia di giorno in giorno e nei diversi momenti della giornata… Il colostro che il tuo bambino riceve il primo giorno della sua vita è diverso dal colostro del secondo o terzo giorno. Il latte umano è una sostanza complessa e viva, è la chiave per una salute buona e per uno sviluppo ottimale dei cuccioli umani.

    Poiché il latte umano è così importante, è anche importante sapere come viene prodotto.

     

     

    Lo sviluppo del seno

    Lo sviluppo del seno inizia già nell’utero materno, sia nei feti di sesso maschile sia in quelli di sesso femminile. Tra la quarta e la settima settimana della vita embrionale, lo strato esterno della pelle inizia a ispessirsi lungo una linea che si estende dall’ascella all’inguine. Questa costituisce lo spartiacque mammario. Più tardi molta di questa “linea del latte” svanisce, ma una piccola parte rimane nel torace e forma da 16 a 24 “germogli” (papille) che si sviluppano in dotti e alveoli, gli acini che secernono e forniscono latte nel seno. All’inizio i dotti lattiferi si aprono in una piccola cavità sotto la pelle, ma presto dopo la nascita questa si trasforma nel capezzolo (Sadler 2000). Il capezzolo è circondato dall’areola. Le ghiandole mammarie, poi, rimangono inattive fino alla pubertà.

    Il successivo stadio dello sviluppo del seno inizia quando le bambine entrano nella pubertà, intorno ai 10-12 anni di età. I seni iniziano a crescere uno o due anni prima dell’arrivo della prima mestruazione. A ogni ciclo ovulatorio, il tessuto del seno cresce un po’ di più. La crescita è concentrata di più nel periodo dell’adolescenza, ma continua fino a circa 35 anni di età (Riordan 2005). Il seno non è considerato pienamente maturo, finché una donna non partorisce e non inizia a produrre latte (Love & Lindsey 1995). Il testo per operatori Allattamento al seno: il libro delle risposte spiega che un seno maturo è composto di; tessuto ghiandolare per produrre e trasportare latte; tessuto connettivo di sostegno; sangue, che fornisce i nutrienti necessari a fare il latte; linfa, il fluido che rimuove le sostanze di scarto attraverso il sistema linfatico del corpo; nervi, che inviano messaggi al cervello; e tessuto grasso per proteggere dai traumi (Mohrbacher & Stock 2005).

    Il tessuto ghiandolare è composto di alveoli, che secernono e conservano il latte finché le cellule muscolari circostanti lo spingono nei dottuli. I dottuli poi si uniscono a dotti più grandi, che sfociano in 5-10 aperture nel capezzolo sulla superficie dell’areola. Fino a poco tempo fa si credeva che il latte si immagazzinasse non solo negli alveoli, ma anche nei seni lattiferi (o cisterne), dilatazioni dei dotti situate proprio dietro i capezzoli. Invece recenti studi hanno mostrato che i seni lattiferi non sono strutture permanenti, ma solo una condizione dinamica dei dotti (Kent 2002). I dotti lattiferi si dilatano in risposta al riflesso d’emissione del latte, ma si restringono nuovamente quando la poppata è finita, e il latte "risale" indietro negli alveoli.

    Un modo per visualizzare le strutture del seno è disegnare un albero. Gli alveoli sono le foglie e i dotti sono i rami. Molti rami più piccoli si uniscono a pochi rami più grandi che infine diventano il tronco dell’albero. Analogamente, il seno è formato di unità chiamate lobi, ognuna composta da un singolo dotto più grande con molteplici dotti più piccoli e alveoli che confluiscono in esso. Diversi studiosi nel campo dell’allattamento affermavano che vi fossero approssimativamente da 15 a 20 lobi per seno, ma uno studio più recente suggerisce che il numero reale sia più vicino a 7-10 lobi per seno (Kent 2002).

    L’areola, l’area più scura che circonda il capezzolo, prende il suo colore dai molti capillari sotto pelle che portano sangue al capezzolo. Nell’areola ci sono ghiandole sebacee (che secernono una sostanza grassa per ammorbidire e proteggere la pelle), ghiandole sudorifere e ghiandole di Montgomery, che si pensa producano una sostanza che lubrifica il capezzolo e lo protegge dai germi.

     

    Gravidanza e Allattamento

    Gli ormoni della gravidanza, compresi gli estrogeni, il progesterone, la prolattina e altri, sono la causa di complessi cambiamenti nel seno. I vari ormoni giocano ognuno un ruolo specifico nel preparare il corpo all’allattamento. Il cambiamento del seno che la maggior parte delle donne osserva per primo si può riassumere in una sola parola: accrescimento.

    Durante il primo trimestre di gravidanza, i dotti e gli alveoli nel seno crescono rapidamente. I seni possono essere sensibili al tatto e la loro misura aumenta, in preparazione all’allattamento.

    Lattogenesi è il termine che indica l’origine o l’inizio della lattazione, e si evolve in tre stadi. La prima lattogenesi inizia circa 12 settimane prima del parto, quando le ghiandole mammarie iniziano a secernere colostro (non sempre in maniera percepibile dalla donna). La misura del seno aumenta ancora quando gli alveoli diventano pieni di colostro, ma la presenza di alti livelli dell’ormone progesterone nel sangue della madre inibisce la piena produzione di latte fino a dopo la nascita. La seconda lattogenesi inizia dopo la nascita, quando la placenta viene espulsa (secondamento). I livelli di progesterone precipitano, mentre i livelli di prolattina rimangono alti. La prolattina è l’ormone principale ai fini della lattazione, ed è a sua volta controllata da ormoni secreti dall’ipofisi, dalla tiroide, dalle surrenali, dalle ovaie e dal pancreas. I seni sono irrorati da un abbondante flusso sanguigno, che porta molto ossigeno. Due o tre giorni dopo il parto, il latte “arriva”. La quantità di latte prodotto aumenta rapidamente e la sua composizione gradualmente cambia da colostro a latte maturo. I livelli di sodiocloruro e proteine nel latte decrescono e i livelli di lattosio ed altri nutrienti aumentano. Gradualmente cambia il colore, dal giallo tipico del colostro ad un bianco opalescente. Dato che questo processo è controllato dagli ormoni, i seni iniziano a produrre latte sia che una madre stia allattando oppure no. A questo stadio della lattogenesi è importante allattare spesso (e/o estrarre il latte manualmente o con un tiralatte, se il bambino non può poppare bene), perché un allattamento frequente nella prima settimana dopo il parto sembra aumentare il numero di recettori della prolattina nel seno. Un compito del recettore è riconoscere e rispondere ad un ormone specifico. Avere più recettori della prolattina rende quindi il seno più sensibile alla prolattina, e i ricercatori credono che questo abbia effetto su quanto latte una madre produrrà nel corso del successivo stadio di lattogenesi. Il terzo stadio del processo di lattogenesi è anche conosciuto come galattopoiesi. Questo è lo stadio nel quale si stabilizza la produzione di latte maturo. In questo periodo la produzione di latte si sposta dal controllo endocrino a quello autocrino. Questo significa che il mantenimento della produzione di latte dipende più dalla rimozione effettiva del latte dai seni piuttosto che dagli ormoni che circolano nel sangue. In altre parole, l’elemento cruciale diviene il principio di “domanda e offerta”. Più una madre allatta, più latte produrrà. Se allatta poco, la produzione di latte rallenterà. 

     

    Fisiologia e produzione di latte

    Capire come funzioni la produzione di latte può aiutare una madre ad essere sicura che il suo bambino stia assumendo al seno una quantità adeguata di latte. Per esempio, talvolta le madri sentono che i loro bambini hanno completamente svuotato il loro seno e che non c’è più latte disponibile, anche se il bambino vuole poppare. Sapere che nuovo latte viene costantemente prodotto negli alveoli darà alla madre la fiducia di cui necessita per attaccare il suo bambino al seno, anche quando esso appare “vuoto”. Uno studio dichiara che i bambini rimuovono una media di solo il 76% del latte disponibile dai seni, in un periodo di 24 ore (Hartmann et al. 1993).

    Svuotare i seni è ciò che aiuta la produzione di latte ad andare avanti. La suzione del bambino invia messaggi al cervello, che poi rilascia l’ormone ossitocina. L’ossitocina fa sì che le cellule muscolari intorno agli alveoli si contraggano, spingendo il latte attraverso i dotti fino al capezzolo. Questo movimento del latte lungo i dotti è chiamato riflesso d’emissione del latte. Le madri possono sperimentarlo come una sensazione di formicolio o un senso di liberazione (rilascio, allentamento) nel seno – che è il motivo per cui è anche chiamato “calata”. La calata svuota gli alveoli e rende il latte disponibile al bambino in prossimità del capezzolo. Quando gli alveoli sono vuoti, essi rispondono producendo più in fretta il latte. Recenti ricerche dimostrano che una speciale proteina nel latte umano, chiamata Fattore di Inibizione della Lattazione (FIL), regola la produzione di latte (Wilde 1995). Quando c’è molto latte nel seno, la proteina FIL inibisce, o ostacola, gli alveoli dal produrne di più. Quando il latte viene rimosso dal seno – e la FIL non è là a fermare la produzione di latte – gli alveoli si danno da fare e ne producono di più. Questo è il motivo per cui è importante offrire il seno spesso e incoraggiare il bambino a svuotare il seno il più possibile ai fini di un’efficace produzione di latte.

    Un’altra considerazione relativa alla produzione di latte è la capacità di stoccaggio del seno. Talvolta donne con il seno piccolo si preoccupano di non poter produrre latte sufficiente per i loro bambini, ma il processo di produzione di latte si adatta alla misura del seno. Seni molto piccoli possono non immagazzinare tanto latte tra le poppate quanto seni più grandi, ma se vengono svuotati spesso e molto, nell’arco di una giornata essi produrranno tanto latte quanto ne serve al bambino. Le donne con seni più grandi e una capacità di stoccaggio maggiore possono essere in grado di prolungare il tempo tra le poppate senza interferire con la loro produzione. In altre parole, le donne con seni più piccoli possono aver bisogno di offrire il seno più frequentemente, poiché i loro seni si riempiono più velocemente e la produzione di latte diminuisce quando gli alveoli sono pieni. Allattare a brevi intervalli non è solo un bene per la produzione, ma è anche un’abitudine salutare che aiuta le madri ad evitare dotti ostruiti e infezioni al seno.

     

     

    Una madre ha bisogno di sapere quanto latte possono immagazzinare i suoi seni, per sapere quanto spesso dovrebbe allattare il suo bambino?

    No. Bambini sani, capaci di poppare adeguatamente, prendono tanto latte quanto a loro necessario quando ne hanno bisogno, senza che le madri stiano a pensare molto all’intero processo. Ma sapere come funziona l’intero processo può aiutare una madre a risolvere alcune difficoltà che potrebbe avere con la produzione di latte. Può inoltre aiutarla a riflettere su alcuni dei miti e malintesi che le persone hanno sull’allattamento. Per esempio, saprà che non deve aspettare che i suoi seni “si riempiano” tra le poppate: dentro c’è sempre latte per il bambino e anzi, un seno rallenta la produzione via via che si riempie, quindi  è opportuno non lasciare che i seni si riempiano troppo. Saprà anche che, se il suo bambino appare affamato o sta attraversando uno scatto di crescita, allattare più spesso aumenterà la velocità della sua produzione lattea quasi istantaneamente.

     

     

    Come entrano le sostanze nel latte umano? Approfondire le conoscenze sulla lattazione aiuta la donna anche a capire come entrino nel latte umano le proteine del cibo, i contaminanti, i medicinali, ecc. Questo può aiutarla a prendere decisioni informate riguardo a che cosa espone il suo corpo quando sta allattando.

    Quando qualcuno assume farmaci o mangia cibi, le sostanze di solito vengono trasformate dall’apparato digerente e poi i componenti delle sostanze, ridotti in molecole, vengono assorbiti nel sangue. Quando queste molecole giungono ai capillari vicino al tessuto del seno, esse possono trasferirsi nel latte attraverso le cellule che rivestono gli alveoli, un meccanismo conosciuto come diffusione.

    Questo è il modo in cui gli ingredienti necessari a produrre latte entrano nel latte, ed anche il modo in cui alcuni farmaci ed altre sostanze estranee entrano nel latte. Ma molti fattori influenzano se o in quale quantità una sostanza effettivamente entrerà nel latte. Fra i lattociti (le cellule produttrici di latte) e le cellule che rivestono gli alveoli esistono dei varchi; secondo l’ampiezza di questi varchi, le sostanze verranno bloccate o lasciate passare. Il primo giorno dopo la nascita, questi varchi sono più ampi, il che significa che le sostanze passano piuttosto liberamente nel latte nei primi giorni di vita. Dopo pochi giorni, i varchi si chiudono. Da quel momento in poi è più difficile per le sostanze attraversare la barriera tra sangue e latte. Il processo di diffusione lascia che entrino più facilmente cose buone nel colostro e nel latte maturo, come per esempio gli anticorpi. Gli anticorpi sono un tipo di proteine che si trova nel sangue per aiutare il corpo a combattere le infezioni. Ne sono stati trovati in concentrazioni più grandi nel latte umano all’inizio e alla fine della lattazione. Un importante anticorpo, l’immunoglobulina A secretoria (SigA), è sia sintetizzata sia immagazzinata nel seno. La SigA è in buona compagnia, con circa 50 altri fattori antibatterici, molti dei quali entrano nel latte umano dal sangue materno (e questo numero non comprende i fattori che non sono stati ancora identificati!) Questo è uno dei grandi vantaggi dell’allattamento! Tutte le donne trasferiscono anticorpi ai loro bambini durante la gravidanza e la nascita, ma l’allattamento prolunga il periodo nel quale il corpo della madre aiuta a proteggere il bambino dalle malattie.

    Tuttavia, anche altre sostanze entrano nel seno tramite diffusione. Una credenza abbastanza comune sull’allattamento è che se le madri mangiano cibi che producono in lei gas (aria), come per esempio broccoli o cavoli, il bambino avrà coliche gassose. È vero? No. Il gas (aria) non può passare dal tratto intestinale della madre nel suo sangue e depositarsi nel seno pronto da bere per il suo bambino. Per contro, quando il cibo è digerito, alcune delle proteine entrano nel sangue e possono poi passare nel latte materno. Alcuni bambini possono essere sensibili a particolari proteine e reagire con coliche gassose e agitazione. Se un bambino ha una reazione evidente ogni volta che la madre mangia un certo cibo, lei può eliminare quel cibo dalla sua dieta, ma è importante ricordare che, per molti bambini agitati e sofferenti di coliche gassose, il problema deriva più spesso da altre motivazioni piuttosto che dal latte materno. Reazioni allergiche alle sostanze presenti nel latte materno possono anche comparire come problemi di pelle, respiratori e/o intestinali. Detto tutto questo, la madre che allatta dovrebbe generalmente sentirsi libera di mangiare qualsiasi cosa le piaccia ed essere sicura che la stragrande maggioranza dei bambini non ha alcun problema con le proteine dei cibi.

    Anche i farmaci che le madri assumono potrebbero passare nel latte, ma questo non è automatico né scontato. Secondo il dottor Thomas Hale, autore di Medications and Mothers’ Milk, ci sono diversi fattori che influenzano il trasferimento dei farmaci, o per meglio dire dei principi attivi che li compongono, nel latte. Un fattore importante e determinante è il livello di principio attivo nel sangue materno. Quando la concentrazione del principio attivo è alta nel sangue, una maggior quantità si diffonderà nel latte, dove la concentrazione del principio attivo è bassa. La diffusione cerca di mantenere la concentrazione di una sostanza uguale in entrambe le parti, qualunque sia la barriera tra di loro. Perciò, se la concentrazione di una sostanza nel sangue della madre inizia ad abbassarsi, le particelle della sostanza nel latte defluiranno, “in retromarcia”, nel sangue, e anche la concentrazione nel latte si abbasserà. Questo è un concettomolto importante da capire. Le madri talvolta pensano che, dopo aver bevuto un bicchiere di vino, l’alcool resti nel loro latte fino a quando non sia stato rimosso dal seno. Di conseguenza, possono esitare nell’allattare i loro bambini e decidere di estrarre invece il latte manualmente o con un tiralatte per poi buttarlo. In realtà, il livello di alcool nel latte si abbassa se si abbassa il livello nel sangue materno. Occorrono 2-3 ore per una donna di 55 Kg per eliminare dal suo corpo la quantità di alcool presente in un singolo bicchiere di vino o birra. Quando l’alcool viene eliminato dal suo sangue, se ne è andato anche dal latte. Altre considerazioni che influenzano quanto di un principio attivo entri nel latte materno includono il peso molecolare del principio attivo (ossia, quanto sia grande la molecola), la sua capacità di legarsi alle proteine e la solubilità lipidica (cioè nei grassi). Principi attivi con basso peso molecolare si trasferiscono nel latte più facilmente. Principi attivi che hanno alta capacità di legarsi alle proteine formano nel plasma agglomerati più grandi e sono quindi meno liberi di passare nel latte. Il latte umano contiene più lipidi che non il plasma, perciò i principi attivi che sono solubili nei grassi possono concentrarsi maggiormente nel latte. In Medications and Mothers' Milk, Hale scrive che la maggior parte delle sostanze terapeutiche è compatibile con l’allattamento. Quando un farmaco non lo fosse, è quasi sempre disponibile un farmaco alternativo. Come per tutte le questioni mediche, le donne vorranno consultarsi con i loro medici e con il pediatra.

    La scienza medica ora ha compreso più cose riguardo al processo fisico della lattazione. Sappiamo molto di più sulle strutture nel seno, e possediamo una grande quantità di informazioni utili su come quelle strutture lavorino per la produzione di latte. A confronto con le generazioni che ci hanno preceduto, noi abbiamo una buona comprensione di come le sostanze passino nel latte materno. Questo ci permette di avere più esperienze riuscite con l’allattamento e di risolvere meglio i problemi quando si presentano. E ci permette anche di apprezzare meglio il processo, quando le cose stanno procedendo senza intoppi! :-)

     

     Seno

    1       Cassa toracica

    2        Muscoli pettorali

    3        Lobuli

    4        Capezzolo

    5        Areola

    6        Dotto

    7        Tessuto adiposo

    8        Pelle

     

     

     

     (L'immagine è di Maksim - Wikimedia Commons) 

     

     

     

     

    Bibliografia 

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    Smith, L.J. How mother’s milk is made. LEAVEN 2001; 37(3):54-55.
     Soranus. 1991. Gynecology. Translated by Owsei Temkin. Baltimore, Maryland: JohnsHopkinsUniversity Press.
    Velanovich, V. Ectopic breast tissue, supernumerary breasts, and supernumerary nipplesSouth Med J 1995; 88:903-6.
    Vesalius, A. 1969. The Epitome of Andreas Vesalius. Translated by L.R. Lind. Cambridge, MA: The MIT Press.
    Wilde, D.J. et al. Autocrine regulation of milk secretion by a protein in milkBiochem J 1995; 305:51.
    Yalom, M. A History of the Breast. New York: Alfred A. Knopf, 1997.
    Zeretzke, K. Allergies and the breastfeeding familyNew Beginnings 1998; 15(4):100.

    Altre informazioni sull’allattamento presso gli antichi Egizi in Da Mamma a Mamma n. 62/2000, pp. 17-19 “Non ho tolto il latte di bocca ai lattanti”.

    In Da Mamma a Mamma n. 77/2004, pp. 50-51 è possibile leggere la recensione del libro “Madre di latte. Latte e baliatico dall’antichità al XX secolo”.

    Per approfondimenti sull’alimentazione:

    Da Mamma a Mamma n. 59/2000, pp. 3-12 “Allergie e Allattamento al seno”, 

    Da Mamma a Mamma n. 65/2001, pp. 4-17 “Alimentazione materna in allattamento”

    L’arte dell’allattamento materno, La Leche League Italia, 2018

    Per approfondimenti sui farmaci: 

    http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2272_allegato.pdf

    http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2715_allegato.pdf;  

    Da Mamma a Mamma n. 54/1998-99, pp. 23-30 “Quando la mamma ha una malattia cronica”, 

    Da Mamma a Mamma n. 76/2004, pp. 5-14 “Il medico e noi: collaborare per avere il meglio”,

     L’arte dell’allattamento materno, La Leche League Italia, 2018

     

  • Che cosa posso fare se il mio bambino allattato non cresce abbastanza?

    Quando il pediatra ti dice che il tuo bambino sta rallentando la crescita, un buon primo passo consiste semplicemente nel fare una verifica. Le bilance sono calibrate in modo diverso, è quindi molto importante che il bambino venga pesato sempre sulla stessa bilancia e indossi gli stessi indumenti o indumenti simili. Bisognerebbe cercare di non pesarlo una volta subito dopo la poppata e la volta successiva prima di attaccarlo al seno.

    Con tutti i dati precisi in mano, osserva attentamente il tuo bambino. È cicciottello? Chiaramente, se è nato prematuro o di basso peso, potrebbe impiegare qualche settimana prima di diventare paffuto, ma i bambini che crescono lentamente ma bene, di solito hanno guance tonde, cosce piene e pieghe nella pelle all’altezza dei polsi e delle caviglie. Con poppate efficaci la pelle “vuota” su braccia e gambe di un bambino nato a termine dovrebbe sparire nel giro di una settimana o poco più.
    Continua ad osservare come si comporta e come si sta sviluppando, se si rilassa dopo la poppata (mani aperte, braccia abbandonate) e se appare soddisfatto almeno per qualche minuto.
    Fai caso ad altri ottimi segni, osserva se è energico, se rispetta le tappe della crescita come nel sorriso, nel tentativo di afferrare oggetti e così via.
    Anche tenere sotto osservazione se sporca un numero sufficiente di pannolini (nelle prime sei settimane almeno tre scariche abbondanti al giorno) è un altro buon segnale. Vedi anche Come faccio a sapere se il mio bambino sta bene e riceve latte a sufficienza?

    Se il tuo bambino allattato poppa a richiesta, ha libero accesso al seno (Ogni quanto devo allattare il mio bambino?), appare pasciuto, sano, attivo, allegro e segue le tappe dello sviluppo, potrebbe anche non mettere tanto peso; è il caso di preoccuparsi?
    Se tutto il resto funziona, significa che il tuo bambino sta seguendo il suo schema di crescita. I bambini che rientrano nei percentili più bassi nel primo anno di vita, in seguito si sviluppano fisicamente e intellettualmente nello stesso modo dei bambini nei percentili più alti, e questo è stato dimostrato da recenti ricerche.

    Se dopo aver valutato tutto quanto indicato qui sopra sei preoccupata per la crescita del tuo bimbo e anche il medico si è dimostrato preoccupato, puoi provare le seguenti strategie:

    • Verifica che l’attacco al seno del tuo bimbo sia efficace. Hai dolore durante la poppata? Lo vedi deglutire con regolarità? Al termine della poppata lo vedi più appagato rispetto l’inizio della poppata? Qui trovi il video dell’attacco efficace e come attaccare il bambino al seno. Prova a sistemare l’attacco al seno del tuo bambino, se avevi dolore, sistemando l’attacco non dovresti più avvertirne. Se necessario puoi chiamare una Consulente per ulteriori strategie per sistemare l’attacco.
    • Esegui la compressione del seno durante le poppate. Quitrovi la spiegazione della tecnica.
    • Prova ad aumentare la frequenza delle poppate, se il tuo bambino non chiede molto spesso prova ad offrire tu il seno. Se il tuo bimbo usa il ciuccio potresti provare ad offrire il seno ogni volta in cui gli avresti offerto il ciuccio. Ogni “ciucciata” del succhiotto è una potenziale poppata al seno!
    • Se dopo aver attuato queste strategie sei ancora preoccupata per la crescita del tuo cucciolo potresti contattare una Consulente per valutare assieme a lei la situazione e trovare altre possibili strategie.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Che cosa posso fare se il mio bambino ha il frenulo corto?

    Quando l’anchiloglossia è causa di problemi di allattamento, ci sono diverse opzioni di trattamento e sono efficaci soprattutto se sono tempestive. Anche se porre attenzione alla posizione e all’attacco può aiutare a mantenere l’allattamento e migliorare in una certa misura il comfort, vi sono alcune evidenze che il trattamento dell’anchiloglossia con la frenotomia (vedi faq "Trattamenti per il frenulo corto") possa essere efficace nel risolvere le difficoltà di allattamento. L’aumento di peso può migliorare notevolmente. Oltre ai benefici sull’allattamento in corso, continuare ad allattare dopo la frenotomia ottimizza le possibilità del bambino di avere uno sviluppo della bocca (palato) normale, e un normale sviluppo della parola e dell’apparato dentale; inclusa la capacità, grazie alla maggiore mobilità della lingua, di leccare e spostare particelle di cibo intorno alla bocca, aiutando a prevenire la carie dentale.

     

    MANTENERE IN VITA L’ALLATTAMENTO

    Padroneggiare l’arte dell’allattamento a volte può essere una sfida e ci vuole determinazione per continuare ad andare avanti quando si sente dolore. Le informazioni qui riportate possono aiutarti a mantenere l’allattamento, sia prima sia dopo il trattamento.

    Ammorbidire il seno

    Un bambino con anchiloglossia può trovare più facile attaccarsi se il seno è morbido, quindi allattalo spesso, per evitare ingorghi. Quando il bambino solleva la testa e lecca il capezzolo, naturalmente per lui è più facile attaccarsi. Oppure puoi usare la pressione inversa per ammorbidire e allontanare i liquidi dall’area del capezzolo in modo che il tuo bambino possa attaccarsi bene. Premi con tutte e cinque le punte delle dita di una mano intorno alla base del capezzolo, a questo punto applica una leggera pressione costante per circa un minuto, in modo da lasciare un anello di piccole fossette sull’areola. È inoltre possibile applicare la pressione inversa usando i lati delle dita. Posiziona il pollice su un lato del capezzolo e due dita sull’altro lato dove saranno le labbra del bambino. Se necessario, puoi estrarre delicatamente manualmente un po’ di latte (per maggiori informazioni vedi la faq sulla pressione inversa qui).

     

    Usare la posizione “A Stile Libero"

    Un bambino spesso si attacca istintivamente in modo più profondo e confortevole se riesce a rannicchiarsi sul torace della madre per un po’ di tempo. Prova a lasciare che il tuo bambino rimanga adagiato sul tuo corpo mentre sei in posizione semi-sdraiata, in modo che il suo petto, la sua pancia e le gambe siano in contatto con te. Questa posizione “rilassata” per l’allattamento è conosciuta come Biological Nurturing™(NdR: in Italia nota anche come “A Stile Libero”, maggiori informazioni qui) e può essere fatta pelle a pelle o indossando un abbigliamento leggero per te e il tuo bambino – a seconda di ciò che è più comodo e conveniente per entrambi. Poiché la gravità aiuta il bambino a mantenere la lingua in avanti, questa posizione può fare una grande differenza per rendere l’attacco più efficace e incrementare la tua produzione di latte.

     

    Un attacco più profondo
    Aiuta il tuo bambino ad avere un attacco al seno che sia il più profondo possibile. In questo modo si ottimizza la quantità di latte che riceve e si riduce al minimo il dolore ai capezzoli.

     

    Mento più in basso rispetto al capezzoloLaLecheLeague spostare il mento in basso
    Se il tuo bambino ritrae (tira indietro) la lingua quando apre la bocca, prova a fargli scivolare il mento un po’ più in basso rispetto al capezzolo, in modo che possa sentire con la lingua la parte “più dura” del seno.

     

    LaLecheLeague Panino1

    LaLecheLeague Panino 2

     

     

     

    Vi può aiutare anche comprimere con un dito il seno al bordo dell’areola e posizionare il mento del bambino nell’avvallamento che si forma.

     

     

    Sollevare il capezzolo
    Potresti anche provare a mettere il pollice o un dito vicino all’attaccatura del capezzolo dove si posizionerà il labbro superiore del tuo bambino. Se fai pressione, il capezzolo si solleverà e punterà verso l’alto. Quando lui spalanca la bocca, attiralo a te e usa il pollice che avevi messo sopra il capezzolo per infilarlo velocemente nella bocca. In questo modo prenderà una porzione maggiore di areola nella parte inferiore e il capezzolo arriverà in fondo al palato. A questo punto puoi allontanare il dito.
    Guarda il video “Come agevolare un attacco efficacequi.
    Una Consulente de La Leche League può darti ulteriori suggerimenti per aiutarti a migliorare il posizionamento e l’attacco del tuo bambino.

     

    INCORAGGIARE LA MOBILITÀ DELLA LINGUA

    Per incoraggiare il tuo bambino a muovere la lingua in avanti, puoi anche provare:

    • a metterti in posizione semi-sdraiata con il bambino sopra di te. Prova a muoverti avanti e indietro per capire come la gravità influenzi la posizione della sua lingua.
    • incoraggiarlo a leccare il latte dalle labbra o dal capezzolo facendo colare qualche goccia prima e dopo le poppate.
    • fargli “le linguacce”, ovvero tirare fuori la lingua davanti al lui per incoraggiarlo a copiarti.

     

    MANTENERE LA PRODUZIONE DI LATTE

    Se il tuo bambino è sonnolento o ha l’ittero, o se hai un ingorgo o i capezzoli introflessi, l’anchiloglossia può peggiorare le cose. Se non è in grado di poppare in maniera efficace direttamente al seno, allora sarà necessario tirarti o spremerti il latte e darlo al tuo bambino fino a quando non sarà in grado di poppare efficacemente. Usa un tiralatte o fai la spremitura manuale almeno 8 volte al giorno se il tuo bambino non drena bene il seno. In questo modo la tua produzione sarà mantenuta e sarai sicura che il tuo bambino riceva abbastanza latte.
    Guarda il video “Come spremere manualmente il latte dal senoqui.

    Puoi offrire piccole quantità del tuo latte utilizzando un cucchiaio, una tazza o una siringa mentre entrambi imparate come ottenere una suzione efficace. Biberon, ciuccio o paracapezzolo possono confondere il tuo bambino rendendo più difficile l’allattamento. Puoi parlare con una Consulente de La Leche League per strategie su come dare il latte utilizzando il biberon in un modo tale da ridurre al minimo i rischi di confusione o un dispositivo di alimentazione supplementare (DAS), se valutate che il frenulo gli consenta di utilizzarlo. Per maggiori informazioni vedi tag DAS, dispositivo di alimentazione supplementare.

    UN PALATO INSOLITO

    Il movimento limitato della lingua causato dal frenulo corto può influenzare la forma del palato del bambino, portando a un palato alto o ad un palato ogivale. Questo tipo di anatomia del palato può portare a una suzione discontinua con dei “click” frequenti durante la poppata (il bambino perde il vuoto) e a un marcato riflesso di vomito con difficoltà ad ottenere un attacco profondo.
    Quanto segue può essere d’aiuto per provare a desensibilizzare questo riflesso:

    • per prima cosa è importante avere dita pulite e unghie corte e limate;
    • tocca le labbra del tuo bambino e aspetta che apra la bocca;
    • infila delicatamente il dito, con il lato del polpastrello verso l’alto lungo il palato duro, fermati poco prima che venga innescato il riflesso di estrusione.

    Cerca di rendere tutto questo un gioco piacevole e, nel giro di pochi giorni, sposta gradualmente il dito più indietro in modo da far diminuire la sua sensibilità. Dopo aver reciso il frenulo, l’aumento di mobilità della lingua del bambino aiuta a far normalizzare la forma del palato.

     

     

  • Che cosa si intende per bambino sonnolento?

    Nei primissimi giorni dopo il parto, il bimbo appena nato si adatta alla vita extrauterina. Il parto è un evento tanto meraviglioso quanto impegnativo per la mamma, ma altrettanto lo è per il piccolo, che compie molti sforzi attivi per venire alla luce. In media, quindi, un neonato nei suoi primissimi giorni di vita tende a riposarsi spesso. In genere tutti i neonati hanno bisogno di dormire diverse ore durante il giorno, alternando il sonno a molte poppate (tra le 8 e le 12 poppate sulle 24 ore).

    Può capitare però che alcuni bambini siano particolarmente sonnolenti anche dopo i primi giorni successivi alla nascita, e non poppino tanto quanto dovrebbero o comunque non in maniera adeguata.

    In questo caso puoi approfondire l'argomento leggendo le risposte in questa sezione e in particolare Come faccio a sapere se il mio bambino sta bene e riceve latte a sufficienza? e Quante poppate dovrebbe fare il mio bambino?

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Che cosa succede al seno in gravidanza?

    Durante la gravidanza l’aumento degli estrogeni stimola il sistema dei dotti a svilupparsi e specializzarsi, il progesterone influenza l’aumento delle dimensioni degli alveoli e dei lobi del seno, e l’ormone lattogeno placentare (HPL, dall'inglese Human Placental Lactogen) rilasciato dalla placenta, è responsabile delle modificazioni di seno, capezzolo e dell’areola che si espandono insieme ai tessuti fibroso e adiposo di sostegno, prima del parto. La prolattina e altri ormoni contribuiscono allo sviluppo dei tessuti mammari.

    La produzione di latte si avvia circa 12 settimane prima del parto, quando negli alveoli inizia ad essere prodotto il colostro.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Che cosa succede quando il bambino poppa?

    Quando il bambino poppa dal seno (o estrai il latte con le mani, o il tiralatte è al lavoro), vengono stimolate le terminazioni nervose del capezzolo e dell’areola. Queste fanno partire una cascata di ormoni che, mandando segnali all’ipofisi, avviano la produzione di prolattina e ossitocina poi secrete nel circolo sanguigno.
    Il rilascio di prolattina stimola le cellule alveolari a produrre latte e l’ossitocina è responsabile del rilascio nei dotti del latte prodotto ed immagazzinato negli alveoli in attesa che qualcuno lo chieda; l’ossitocina svolge questo ruolo inducendo la contrazione dei muscoli che contornano gli alveoli. In questo modo il latte viene spruzzato fuori dal seno stesso, che collabora col bambino!

    Questo fenomeno, grazie all’azione finale svolta dall’ossitocina, prende il nome di riflesso di emissione, riflesso di eiezione, discesa del latte o calata... Molti dialetti lo chiamano ancora in modo diverso.
    Il riflesso di emissione può verificarsi anche senza la stimolazione fisica della suzione del bambino; per esempio alcune madri raccontano che “la calata” si verifica ogni volta che sentono piangere un bambino, proprio o altrui.

    Durante la poppata possono verificarsi più riflessi di emissione successivi: a differenza da quanto accade col biberon, da cui il latte esce in modo costante, il latte esce dal seno “a ondate”, che potresti riconoscere osservando il cambiamento nel modo di succhiare del tuo bambino o per una sensazione di formicolio nel momento in cui il latte inizia a fluire.

    Molte donne avvertono questa sensazione solo nelle prime settimane, alcune solo in occasione del primo riflesso di emissione, altre non la avvertono mai: non è certo un problema. La quantità o la qualità del latte non ne sono modificate.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Com’è fatto il seno?

    Il seno è costituito da un insieme di ghiandole lattifere, tessuto adiposo e muscoli pettorali.

    Il tessuto ghiandolare è responsabile della produzione e del trasporto del latte.

    Il seno viene talvolta erroneamente descritto come una singola ghiandola, in realtà è costituito da un insieme di strutture ghiandolari chiamate lobi. In un seno ci sono da 7 a 10 lobi. Ciascun lobo è costituito da un insieme di lobuli, e ciascun lobulo è a sua volta composto da raggruppamenti di tessuto ghiandolare chiamati alveoli o acini, nei quali il latte è sintetizzato a partire dal sangue. Il latte prodotto nelle cellule degli alveoli entra poi in piccoli tubi, i dotti galattofori (o lattiferi) che trasportano il latte sfociando in un’apertura nel capezzolo, il poro.
    Oltre alle aperture o pori sulla superficie del capezzolo, il capezzolo e l’areola contengono anche fibre di tessuto muscolare responsabili dell’allungamento del capezzolo e terminazioni nervose.

    Nel seno, oltre al tessuto ghiandolare, si trova il tessuto adiposo responsabile della protezione dai traumi. Anche la dimensione del seno è determinata per la maggior parte dalla quantità di grasso in esso contenuto e non ha alcuna influenza sulla produzione di latte o sulla qualità del latte prodotto.

    Il capezzolo è localizzato al centro dell’area maggiormente pigmentata, l’areola. Questa diversa pigmentazione della pelle funge da bersaglio, aiutando il bambino a localizzare il centro del seno quando la sua vista non è ancora completamente sviluppata.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Seno

     

    1       Cassa toracica

    2       Muscoli pettorali

    3       Lobuli

    4       Capezzolo

    5       Areola

    6       Dotto

    7       Tessuto adiposo

    8       Pelle

     

     

     

     

    (L'immagine è di Maksim - Wikimedia Commons) 

     

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come avviene la produzione di latte?

    Durante la gravidanza e nei primi giorni dopo il parto, la produzione è guidata da un processo bilanciato di ormoni, inizia con la produzione del colostro verso la fine della gravidanza, per arrivare ad un veloce aumento della quantità di latte intorno alle 30/40 ore dopo il parto.

    Dopo qualche giorno, il processo diviene “meccanico” e guidato dal bambino, che da quel momento diventa il protagonista del meccanismo di domanda/offerta.

    Il seno produce latte in base a quanto e a quanto spesso viene svuotato. Poppate più frequenti stimolano una maggior velocità di produzione (è come se i seni pensassero “Ehi, qui ciucciano in continuazione, serve più latte!”), poppate più distanziate la rallentano.

    In altre parole, un seno vuoto (o semi-vuoto, perché in realtà il latte viene prodotto continuamente quindi non sarà mai del tutto vuoto) produce latte più velocemente di un seno pieno.

    Questo ruolo di “indicatore della velocità a cui produrre” è svolto dal FIL (Feedback Inhibitor of Lactation – Fattore di inibizione della lattazione), una piccola proteina contenuta nel siero del latte: la quantità di FIL indica al seno quanto latte produrre: quando c’è molto latte nel seno, il FIL inibisce, od ostacola, gli alveoli dal produrne di più. Quando il latte viene rimosso dal seno – e il FIL non è là a fermare la produzione di latte – gli alveoli si danno da fare e producono più latte. Questo è il motivo per cui è importante offrire il seno spesso e incoraggiare il bambino a svuotare il seno il più possibile ai fini di un'ottimale produzione di latte.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come dovrebbe crescere un bambino allattato?

    I bambini sani crescono a ritmi molto diversi. Le bilance non sono tutte uguali. Le tabelle di crescita non sempre vanno d’accordo. C’è chi si dimentica di guardare il bambino e si limita a guardare i numeri.
    Spesso i bambini allattati in modo esclusivo vengono valutati in base a tabelle di crescita superate, che erano basate su dati che comprendevano bambini nutriti con la formula. I bambini allattati crescono rapidamente nei primi mesi e rallentano il ritmo intorno ai quattro mesi a differenza di quelli nutriti con la formula. Se il tuo bambino che “ha rallentato la crescita” ha cinque mesi, potrebbe rientrare nella norma.
    Le tabelle di crescita migliori, basate sui bambini allattati in modo esclusivo, sono disponibili sul sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità qui.

    • Da 0 a 3 mesi la crescita media dovrebbe essere di 30 grammi al giorno;
    • Dai 4 ai 6 mesi la crescita media dovrebbe essere di 18 grammi al giorno;
    • Dai 7 ai 9 mesi la crescita media dovrebbe essere di 12 grammi al giorno
    • Dai 10 ai 12 mesi la crescita media dovrebbe essere di 9 grammi al giorno;
    • Intorno ai 6 mesi di solito i bambini pesano il doppio rispetto alla nascita;
    • A un anno, di solito i bambini pesano circa due volte e mezzo il loro peso alla nascita, sono più alti di circa il 50% e la circonferenza cranica è più grande di circa il 33%

    Ricorda che queste sono MEDIE.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

     

  • Come faccio a sapere se il mio bambino sta bene e riceve latte a sufficienza?

    La crescita dei bambini non è costante: i bambini non crescono ogni settimana dello stesso numero di grammi, e più sono grandi di età, più lentamente crescono.
    La crescita del bambino va misurata a partire dal peso più basso raggiunto dopo la nascita, e non dal peso del bambino alla nascita. Questo perché nei primi giorni un calo di peso fino al 7% è fisiologico. In pratica se il tuo bambino alla nascita pesa 3 kg e 500 grammi, nei primi giorni potrà perdere fino a 245 grammi circa, arrivando a pesare 3 kg e 255 grammi circa, senza che ci sia bisogno di preoccuparsi. Questo nuovo peso sarà quello da utilizzare come base per calcolare la crescita del tuo bambino.
    Il recupero del calo fisiologico dovrebbe avvenire entro 2 - 8 giorni.

    La crescita media, a quel punto dovrebbe essere di circa 30-45 g. al giorno, ma il tuo bambino può prendere anche di più o di meno di questo peso indicativo ed essere comunque soddisfatto. Non è necessario pesare ogni giorno il bambino, basta pesarlo una volta alla settimana e calcolare poi la media, dividendo il peso guadagnato dalla pesata precedente per i numeri di giorni tra una pesata e l’altra.
    Un altro indicatore per capire come stia andando la crescita del tuo bambino sono le feci. Un bambino che sta assumendo sufficiente latte, per le prime sei settimane dovrebbe evacuare con feci “OK” almeno 3 volte nelle 24 ore. Le feci per essere “OK” dovranno essere perlomeno della dimensione del cerchio che si fa tra indice e pollice quando si fa con la mano il segno dell'OK.

    Verifica che i capezzoli non ti facciano male; in caso di dolore prova a guardare il video sull’attacco efficace: a volte bastano pochi semplici accorgimenti per rendere la poppata indolore e quindi più efficace (se non risolvi puoi contattare una Consulente); dovresti notare l’emissione di latte nel giro di qualche minuto (di solito molto prima) e il seno sensibilmente più morbido al termine della maggior parte delle poppate.
    Nel corso di una poppata efficace - solitamente all’inizio - il tuo bambino ha gli occhi aperti e procede inizialmente con rapide ciucciate che diventano 
    poilente (circa una al secondo), con qualche pausa in cui lo vedrai deglutire.

    Indicativamente la durata complessiva per la maggior parte delle poppate va dai 20 ai 40 minuti (ma anche molto di più o molto di meno! :-) ).
    Quello che dovresti notare è un appagamento temporaneo, il bambino che si addormenta pian piano verso la fine della poppata, finchè non riprende a poppare. Quando sta poppando appagato, le sue manine sembreranno abbandonate e la sua espressione è serena per la maggior parte del tempo.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Come posso capire se i miei capezzoli sono piatti o introflessi?

    Sai che ci sono veramente tanti tipi di capezzoli?

    Ogni donna è differente! Anche nella forma del seno, dell’aspetto e della forma dell’areola e del capezzolo!

    Talvolta i capezzoli sono diversi da una mammella all’altra. Solo in alcuni casi la forma del capezzolo può essere un potenziale ostacolo ad allattare.

    Spesso non basta osservare il seno per capire se i capezzoli sono piatti o introflessi, ma è necessario premere leggermente tra le dita l'areola a un paio di centimetri di distanza dal capezzolo: se il capezzolo non sporge, viene definito piatto; se si ritrae nel seno o appare concavo, si considera introflesso. I capezzoli piatti o introflessi non protrudono neppure se esposti al freddo. Se invece al freddo o alla pressione dell'areola il capezzolo sporge, non è introflesso o piatto e non richiede alcun tipo di trattamento.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come posso capire se il mio bambino cresce alla grande?

    Succede spesso che le mamme si preoccupino della produzione di latte nelle prime settimane. Nella maggior parte dei casi è una preoccupazione inutile. Vediamo alcuni segnali che indicano una buona crescita del tuo bambino:

    • Appena arriva la “montata lattea” comincia a prendere peso
    • Dopo almeno dieci/quattordici giorni, supera il peso della nascita
    • Aumenta di peso, in media circa 30gr al giorno nei primi mesi, ma tieni presente che si tratta solodi una media e che il tuo bambino può prendere più o meno di così. Il pediatra terrà sotto controllo la crescita del bambino nel corso di visite regolari.
    • Dal controllo dei pannolini osservi che si scarica almeno tre volte al giorno, con feci gialle più o meno abbondanti, e bagna bene altri cinque pannolini usa e getta (senza feci né odore)
    • Si attacca al seno senza difficoltà e rimane attaccato
    • Generalmente, nella prima parte della poppata tiene gli occhi aperti e guarda con interesse e dopo l’inizio della poppata, comincia a poppare più lentamente e deglutisce con regolarità
    • Dopo la poppata, si dimostra soddisfatto almeno per qualche minuto
    • Facilmente riesci a consolarlo portandolo di nuovo al seno e tra una poppata e l’altra a volte si mostra calmo e vigile
    • Stai notando che si “riempie”, con cosce più grassottelle, guance più paffute e pieghe sempre più profonde ai polsi.
    • Sta crescendo in lunghezza e la circonferenza della sua testa aumenta

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come posso trattare i capezzoli piatti o introflessi?

    Le opinioni e le esperienze in questo campo variano tra loro, ma molte donne hanno trovato utili i trattamenti per i capezzoli piatti o introflessi e molti esperti di allattamento continuano a consigliarli.

    Questi esperti non sono d'accordo tra loro riguardo l'importanza dello screening di tutte le donne in gravidanza, allo scopo di rilevare la presenza di capezzoli piatti o introflessi, o sulla necessità di prescrivere a tutte le donne interessate trattamenti di preparazione preventiva. Ad esempio, il British Royal College of Midwives (Collegio Reale Britannico delle Ostetriche) sostiene che i cambiamenti ormonali che avvengono durante la gravidanza e il parto possono portare alla protrusione spontanea del capezzolo in molte donne. Sebbene il trattamento dei capezzoli piatti o introflessi nel corso della gravidanza sia oggetto di discussione, se il neonato incontra difficoltà ad attaccarsi ad un capezzolo piatto o introflesso, potreste trovare utili uno o più di questi suggerimenti.

    I modellatori di capezzolo
    Si indossano sotto al reggiseno e aiutano a far protrudere meglio i capezzoli piatti o introflessi. I modellatori sono formati da due parti e sono in materiale plastico. La parte interna ha un foro in corrispondenza del capezzolo e la pressione sul tessuto che circonda il capezzolo lo spinge verso l'esterno.
    I modellatori si possono usare già dalla gravidanza e sfruttano l'aumento naturale dell'elasticità della pelle in questi mesi applicando una pressione delicata ma costante sulle aderenze sottostanti (tessuto connettivo) per far protrudere il capezzolo. Dopo il parto, i modellatori si indossano per una mezz’ora prima delle poppate. Non vanno indossati di notte e il latte che si raccoglie al loro interno non deve essere utilizzato perché può contaminarsi.

    La tecnica di Hoffman
    Questa procedura contribuisce ad allentare il tessuto connettivo alla base del capezzolo e può essere utilizzata sia durante la gravidanza sia dopo il parto. Appoggiare i pollici alla base del capezzolo (non sull'areola ma esattamente alla base del capezzolo). Premere con decisione verso la cassa toracica e contemporaneamente allontanare i pollici. Questa manovra contribuisce a distendere il capezzolo e ad allentare le rigidità nei tessuti alla base del capezzolo stesso, spingendolo gradualmente a muoversi verso l'alto e verso l'esterno. Ripetere questo esercizio da due fino a cinque volte al giorno, spostando i pollici attorno alla base del capezzolo.

    Il tiralatte
    Dopo il parto, è possibile usare un tiralatte efficace (per ulteriori informazioni "Come si sceglie un tiralatte?") per far sporgere il capezzolo subito prima della poppata e facilitare l'attacco del bambino. E’ possibile usare il tiralatte anche in altri momenti della giornata per allentare le rigidità del tessuto connettivo alla base del capezzolo, applicando una pressione uniforme che parta dal centro del capezzolo stesso.

    La siringa invertita
    Funziona così: prendi una siringa normale, da 10ml e taglia con una lametta la parte conica, dove si mette l’ago. Si inserisce lo stantuffo dalla parte tagliata mentre l’altra si appoggia sul capezzolo. Infine tiri delicatamente lo stantuffo per mantenere l’aspirazione. Eventualmente, se non si vuole o non si riesce a tagliare la parte conica, si può semplicemente aggiungere alla parte conica una camicia per vacutainer (si tratta di un cilindro di plastica a cui si raccorda al siringa senza ago).

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Devo aspettare che il mio seno si riempia prima di allattare?

    Assolutamente no. 

    Una buona produzione di latte avviene grazie allo svuotamento frequente ed efficace del seno. Il ruolo del FIL (Feedback Inhibitor of Lactation – Fattore di inibizione della lattazione), una piccola proteina contenuta nel siero del latte, è rallentare la produzione del latte quando il seno è pieno. Un meccanismo perfetto previsto dalla natura, perché permette di non sovraprodurre se non c’è richiesta. Se noi rimuoviamo spesso il FIL con poppate frequenti, la velocità di produzione del latte aumenta, mentre se non lo rimuoviamo spesso tenendo i seni pieni, la produzione di latte diminuisce.

    È attraverso la frequenza e l’efficacia delle poppate che i bambini “regolano” la produzione della mamma. Possono poppare più frequentemente, lasciare un intervallo più lungo, ciucciare per più tempo, fare solo una poppatina-express per addormentarsi o per riconnettersi alla mamma: o magari hanno bisogno di aiuto per evacuare, perché sono stanchi e succhiare li aiuta a rilassarsi, perché sono piccoli in questo mondo tutto nuovo e stare accoccolati al seno della mamma li conforta e dà loro sicurezza.
    Nella stragrande maggioranza dei casi questo meccanismo di domanda e offerta funziona perfettamente, perciò se i bambini sono lasciati liberi di accedere al seno quando e per il tempo che desiderano, il seno produrrà esattamente la quantità di latte che serve.
    Lo svuotamento del seno e la frequenza con cui ciò avviene, sono la chiave per mantenere una produzione di latte adeguata.
    Questo significa che a determinarne la produzione saranno la suzione efficace (vedi il video sull’attacco efficace qui) e la rimozione frequente da parte del bambino: “più efficacemente allatto e più latte produrrò”.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ė possibile allattare dopo un tumore al seno? 

    Ė possibile allattare dopo un tumore al seno? 

    Le biopsie e la rimozione dei tumori toccano la ghiandola mammaria. Il problema principale che potrebbe presentarsi è l’isolamento di una parte della ghiandola mammaria che non riesce più a drenare efficacemente. In questo caso, noterai una stasi di latte localizzata, che potrà risolversi col tempo, così come potrà causare uno stato infiammatorio doloroso cronico. In quest’ultimo caso dovrai interrompere l’allattamento da quel seno, ma questo non significa non poter più allattare: se lo vorrai, potrai infatti continuare ad allattare dall’altro. 

    Una mamma che aveva subito una biopsia ha raccontato che allattava il suo bambino senza particolari problemi, ma sentiva dolore quando si tirava il latte. 

    Se sei stata operata per la rimozione di un tumore o per una biopsia, la cosa più semplice è iniziare ad allattare e vedere come va.

    Bisogna tenere sempre a mente che questo tipo di chirurgia coinvolge un solo seno, lasciando l’altro integro e quindi perfettamente funzionante. Questo vale anche nel caso in cui tu abbia subito una mastectomia a seguito di un tumore o di un incidente. 

     

    Ė sicuro allattare dopo un tumore al seno? 

    Molte mamme raccontano di aver allattato dopo un intervento chirurgico e terapia radiante per cancro al seno. Alcune hanno prodotto poco latte dal seno trattato ed è capitato che il bambino rifiutasse di poppare a quel seno, mentre altre (coloro per le quali la dose di radiazioni è stata più bassa), hanno avuto una produzione pressoché normale dal seno trattato.  

    Se hai avuto un tumore al seno, forse ti stai chiedendo se allattare sia una scelta sicura per il tuo bambino.

    Gli studi evidenziano che non c’è alcun rischio. Tuttavia, sarà necessario tenere monitorata con particolare attenzione la crescita del tuo bambino. La produzione di latte potrebbe essere sufficiente durante le prime settimane e non esserlo in seguito quando le richieste del bambino aumentano. 

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando il n. 8 de “La Gazzetta della Prolattina” nel sito www.lagazzettadellaprolattina.it.

  • È possibile rilattare?

    Vorrei provare a recuperare l'allattamento dopo un'interruzione. Come posso rilattare?

    Qualche volta una madre decide di recuperare l'allattamento, a causa di un'emergenza, quando c'è una scarsità di altro cibo, dopo una separazione ecc. Spesso può ricostruire con successo la produzione di latte, con pazienza e con determinazione (e con un bambino collaborativo!). Il volume L'arte dell'allattamento materno, pubblicato da La Leche League, raccomanda le seguenti strategie per rilattare e indurre la lattazione, o per incentivare la produzione di latte:

    - Attaccare il bambino al seno il più spesso possibile, per nutrirlo e per conforto anche fra i pasti. 

    - Estrarre spesso il latte (manualmente o con un tiralatte). 

    - Usare un DAS, Dispositivo di Alimentazione Supplementare (se è disponibile e se le condizioni sanitarie sono abbastanza sicure per usarlo in maniera corretta) per offrire latte in aggiunta mentre il bambino succhia al seno (è anche possibile costruirlo in casa, puoi vedere come si fa nella sezione dei Video cliccando qui)

    - Leggi anche la risposta suCome posso incrementare la mia produzione di latte? che contiene suggerimenti preziosi per ri-lattare, ed il nostro articolo sucome si produce il latte che contiene informazioni preziose su come la produzione di latte si avvii e si mantenga.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho i capezzoli piatti o introflessi. Come posso avviare bene l’allattamento?

    Per le mamme con capezzoli piatti o introflessi è ancora più importante curare con attenzione l’attacco del bambino, perché il bambino deve imparare ad aprire bene la bocca per oltrepassare il capezzolo e afferrare una buona porzione dell'areola. Potresti dover sperimentare diverse posizioni per trovare quale sia la più comoda per voi due, oltre che la più efficace. 

    Allattare presto e spesso
    Organizzati in modo da poter allattare il più presto possibile dopo il parto e almeno ogni 2-3 ore dopo il parto, per i primi giorni, almeno finché la produzione non si sia avviata e il bambino abbia cominciato ad attaccarsi con efficacia. In questo modo potrai prevenire un eventuale ingorgo e consentirà al tuo bambino di esercitarsi a poppare prima che la produzione aumenti di volume. Fare molta pratica finché il seno della mamma è morbido, spesso aiuta il bambino a poppare bene anche quando il seno diventerà più turgido (e un capezzolo piatto in questa situazione è difficile da trovare).

    Curare bene l'attacco
    Puoi vedere
    il nostro Video sull'attacco efficace o leggerenumerosi articoli a riguardo, cliccando sul tag "attacco efficace" in fondo alla pagina.

    Calmare il bambino quando è agitato
    Il bambino non deve considerare l'allattamento come un momento di disagio, se si innervosisce interrompi subito la poppata e cerca di calmarlo: offrirgli un dito da succhiare, muoviti, cullalo o cantagli qualcosa. Aspetta che si sia calmato prima di riprovare, altrimenti non riesce a collaborare e diventa un momento molto frustrante per entrambi.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho i capezzoli piatti o introflessi. Quali tecniche posso usare al momento di attaccare il bambino?

    È importante assicurarsi che il bambino si attacchi sempre bene in profondità, prendendo buona parte dell’areola in modo che il capezzolo arrivi in fondo al palato.

    Quando il capezzolo è piatto o introflesso l’attacco profondo potrebbe essere difficile da concretizzare, ma è possibile usare varie tecniche, che qui di seguito descriviamo, per aiutare il bambino ad avere un migliore attacco: ovviamente puoi utilizzare quella o quelle che funzionano meglio nel tuo caso.

    Stimolazione del capezzolo prima della poppata
    Se riesci ad afferrare il capezzolo, stringilo tra l'indice e il pollice e muovi le dita avanti e indietro per un minuto o due. Puoi anche sfiorarlo rapidamente con una pezzuola imbevuta di acqua fredda o con del ghiaccio avvolto in un telo: questo metodo dovrebbe facilitare la protrusione del capezzolo, ma è importante non eccedere nell'uso del ghiaccio perché influenza negativamente il riflesso di emissione.

    Tirare il tessuto del seno durante l'attacco
    Con la mano con la quale reggi il seno durante la poppata (il pollice sopra e le dita sotto al seno e lontani dall'areola) tira leggermente la pelle verso la cassa toracica per favorire la protrusione del capezzolo.

    Paracapezzolo
    Il paracapezzolo è una tettarella in silicone flessibile e sottile che si posa sopra al capezzolo. Grazie ai forellini sulla punta, consente la fuoriuscita del latte. Se gli altri metodi non portano alcun risultato, il paracapezzolo può aiutare il bambino ad attaccarsi e poppare, stimolando il palato quindi attivando il suo riflesso di suzione. I paracapezzoli andrebbero utilizzati con l'aiuto di una Consulente per l'allattamento, perché un uso scorretto può creare difficoltà.

    Modellatori del capezzolo
    Li abbiamo descritti in Come posso trattare i capezzoli piatti o introflessi?

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

    Per saperne di più sui paracapezzoli, leggi l'articolo "Facciamo il punto sui paracapezzoli" nella nostra rivista "Lagazzettadellaprolattina.it" n 6 

  • Il colore del latte

    il colore del latte 3

     

     

    Il latte umano è disponibile in una grande varietà di colori. Normalmente, allattando non ce ne accorgiamo, ma tirandoti il latte potresti notare molte variazioni di colore. Mentre la formula ha sempre lo stesso aspetto, la composizione e l’aspetto del latte umano cambiano durante il giorno e persino durante la stessa sessione di estrazione o la stessa poppata.

    Il latte materno può essere bianco, giallo, trasparente o avere una sfumatura bluastra. Gli ingredienti in molti cibi e bevande che ingerisci possono colorare anche il tuo latte in vari modi. Qui di seguito alcune possibili variazioni:

    • Le diete ricche di purea o passato di verdure dal colore giallo-arancio (patate, zucchine, carote, ecc.) portano ad alti livelli di carotene nel latte, e possono dare una colorazione giallao arancio. Il carotene è completamente innocuo per i bambini. Qui ulteriori informazioni: https://www.llli.org/breastfeeding-info/carotenemia/
    • I coloranti alimentari utilizzati nelle bibite gassate, nelle bevande alla frutta e nei dessert di gelatina sono stati associati a una colorazione del latte rosao arancione rosato.
    • Il colore verdognoloè stato collegato al consumo di bevande utilizzate dagli sportivi di colore verde, di alghe, erbe o grandi quantità di verdure verdi (come gli spinaci).
    • Il latte congelato può sembrare giallastro.
    • Il latte marronepuò essere causato dalla “sindrome del tubo arrugginito”, una sorta di “rodaggio” dei dotti. Durante la gravidanza e nei primi giorni dopo il parto, i dotti e le cellule che producono il latte crescono e si espandono, nel seno c’è un maggior afflusso di sangue, che talvolta passa nei dotti dando una colorazione marrone o color ruggine al latte (come l’acqua da un tubo arrugginito, da cui il nome). Dopo alcuni giorni questa colorazione dovrebbe sparire; in questo periodo è possibile continuare ad allattare.
    • Il latte rosatopuò indicare la presenza di sangue nel latte. Questo potrebbe accadere in caso di ragadi sui capezzoli. Se le ragadi sono la causa del sangue nel latte, contatta una Consulente de La Leche League per suggerimenti sulla guarigione dei capezzoli: puoi trovare i contatti delle Consulenti cliccando qui

      Vedere sangue nel latte può preoccuparti, tuttavia non è dannoso per i bambini, e anche se capita si può continuare ad allattare: nella maggior parte dei casi il problema si risolverà nel giro di pochi giorni. Se non si risolve, o se sei preoccupata, consulta il tuo medico. 

    • Potresti vedere del sangue nel rigurgito o nella cacca del tuo bambino – e questo può spaventarti – tuttavia di solito non è il sangue del tuo bambino ma arriva dal tuo latte. Se sei preoccupata per la presenza di sangue nel rigurgito o nella cacca del tuo bambino, contatta il tuo medico.

    A volte il sangue nel latte materno è causato da uno dei seguenti motivi:

    • Mastite: un’infezione del seno che può causare una secrezione sanguinolenta dal capezzolo (per approfondimenti sulla mastite clicca qui)
    • Papillomi: piccole escrescenze nei condotti del latte che non sono dannose, ma possono causare la perdita di sangue nel latte.
    • Cancro al seno: nella stragrande maggioranza dei casi, il sangue nel latte materno non indica un problema. Tuttavia, alcune forme di cancro al seno possono causare perdite di sangue dai capezzoli. Se sei preoccupata contatta il tuo medico.

     

    • Il latte materno può anche diventare rosa1 se è presente un batterio chiamato Serratia marcescens, sebbene si tratti di un caso veramente raro; questi batteri possono essere estremamente dannosi per i neonati. L’American Journal of Perinatology afferma che “Sebbene il numero effettivo di organismi escreti nel latte sia sconosciuto, è improbabile che un bambino che prende il latte direttamente dal seno di sua madre possa ingerire abbastanza organismi patogeni da ammalarsi. Tuttavia, una scorretta conservazione del latte può consentire a organismi/agenti patogeni di moltiplicarsi fino a livelli sufficienti a causare malattie, specialmente nei bambini a più alto rischio di infezione, come quelli nati pretermine. (…) Anche se non ci sono raccomandazioni chiare per le donne con colonizzazione di S. marcescens, a causa dell’alto rischio di sepsi associato a questo batterio, è altamente raccomandato il trattamento con antibiotici" e prosegue "il ritorno all’allattamento è sicuro quando le colture della madre e del bambino risultano negative”2. Uno studio più recente su Breastfeeding Medicine3 ha concluso che le madri possono continuare ad allattare se non ci sono sintomi generali che possano far pensare a problemi legati alla Smarcescens.

     

    Il tuo medico sarà in grado di darti sostegno durante il trattamento; una Consulente de La Leche League può aiutarti con informazioni su come mantenere la tua produzione di latte se avessi bisogno di interrompere temporaneamente l’allattamento.

    Leggi l’articolo originale qui: https://www.llli.org/breastfeeding-info/color-of-milk


     

    1In questo caso si tratta di latte estratto che inizialmente è bianco, il cui colore cambia e diventa rosa dopo un po’ di tempo dall’estrazione. Oltre al trattamento con antibiotici sarà necessario sterilizzare accuratamente tutte le parti del tiralatte e dei contenitori adibiti alla conservazione del latte estratto, dove molto spesso avviene la proliferazione di questo batterio. Per maggiori informazioni  https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4239145/;

    2 Cipatli Ayuzo del Valle, MD and Emilio Treviño Salinas, MD, PhD, AJP Rep. v4(2) 2014. Pink Breast Milk: Serratia marcescens Colonization https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4239145/;

    Quinn, Laura, Melody Ailsworth, Elizabeth Matthews, Ann Kellams, and Debbie-Ann Shirley. "Serratia marcescens Colonization Causing Pink Breast Milk and Pink Diapers: A Case Report and Literature Review." Breastfeeding Medicine (0001): 1-1. https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/bfm.2018.0002

     

    il colore del latte 3

  • Il mio bambino ha il frenulo corto?

    Provi dolore durante l’allattamento? Il tuo bambino cresce lentamente? Nella stragrande maggioranza dei casi, questi problemi possono essere risolti rivedendo posizione e attacco e migliorando la gestione dell’allattamento.

    Talvolta invece il problema potrebbe essere causato dal frenulo della lingua.

    Il frenulo linguale (la membrana che fissa la lingua al pavimento della bocca) in alcuni bambini può essere particolarmente teso, corto, fibroso o avere altre anomalie che limitano i movimenti della lingua. Questa condizione viene chiamata anchiloglossia (NdR nel linguaggio medico precisamente definita come “particolare fissità della lingua del lattante dovuta a brevità o ad anomala inserzione del frenulo”).
    Solitamente il frenulo si assottiglia e si ritira prima della nascita. In caso contrario, può limitare la mobilità della lingua. L’anchiloglossia è spesso ereditaria ed è più frequente nei maschi rispetto alle femmine. È stata riscontrata un’associazione tra il palato alto, o con una forma insolita, e il frenulo corto: infatti la limitazione dei movimenti della lingua può influenzare la forma del palato.

    Si possono incontrare difficoltà nel corso dell’allattamento anche per altri motivi. Identificare la causa è importante in modo da adottare soluzioni efficaci, quindi è bene cercare l’aiuto di una persona esperta, ad esempio una Consulente de La Leche League, che ti può aiutare a esplorare le possibili cause e strategie di risoluzione ed eventualmente indirizzarti a professionisti per la valutazione del frenulo.

    LaLecheLeague frenulo

     

    IDENTIFICARE IL FRENULO CORTO

    Quando il tuo bambino cerca di sollevare la lingua o di muoverla in avanti, può apparire deformata, corta o a forma di cuore, con il frenulo che tira chiaramente il centro della lingua verso il basso e ne limita il movimento. Oppure puoi vedere o sentire un tessuto duro nel punto in cui la sua lingua incontra il pavimento della bocca. I gradi di anchiloglossia variano e possono essere difficili da diagnosticare con precisione. Un frenulo posteriore corto e stretto è raro e può essere particolarmente difficile da individuare.

     

    COME PUÒ ESSERNE INFLUENZATO L’ALLATTAMENTO

    Il frenulo influisce in varia misura sul movimento della lingua. Più è corto e teso e più è probabile che influenzi l’allattamento.
    Sebbene qualsiasi limitazione del movimento della lingua possa portare a difficoltà durante l’allattamento, alcuni bambini con anchiloglossia riescono ad avere un attacco al seno efficace fin dall’inizio.
    Altri invece ci riescono solo quando posizione e attacco vengono migliorati.
    Un bambino dovrebbe essere in grado, con la bocca spalancata, di muovere liberamente la lingua e di estenderla sulla gengiva inferiore, per potersi attaccare correttamente, non provocare dolore e ottenere molto latte.

    I sintomi che seguono possono far sospettare anchiloglossia, ma vanno prima escluse tutte le altre cause più comuni, in quanto un frenulo veramente corto – tale da dare problemi – è relativamente raro, mentre i fattori descritti qui di seguito sono comuni anche ad altre problematiche che si riscontrano più frequentemente.

    Un bambino con anchiloglossia potrebbe: 

    • non essere in grado di attaccarsi al seno;
    • non riuscire ad attaccarsi in profondità, causando dolore e danno al capezzolo e assumendo poco latte;
    • avere difficoltà a rimanere al seno, emettendo un rumore simile a un click durante la poppata, che indica la perdita del "vuoto". (NdR: questo potrebbe essere causato anche da un riflesso di emissione forte);
    • Perdere latte dalla bocca e soffocare quando il flusso di latte è abbondante. (NdR: questo potrebbe essere causato anche da un riflesso di emissione forte);
    • richiedere costantemente di poppare per assicurarsi abbastanza latte. (NdR: potrebbe essere anche dovuto ad altri motivi, ad esempio uno scatto di crescita…);
    • avere scarso aumento ponderale o bisogno di supplementazioni per mantenere un adeguato aumento di peso. (NdR: potrebbe essere anche dovuto ad altri motivi);
    • sviluppare l’ittero, che deve essere trattato. (NdR: potrebbe essere anche dovuto ad altri motivi);
    • non riuscire a stimolare i riflessi di emissione;
    • essere irritato al seno quando il flusso di latte rallenta;
    • soffrire di coliche.

    Una madre potrebbe sperimentare:

    • dolore durante le poppate, con ragadi ai capezzoli. Il capezzolo, subito dopo la poppata, può apparire schiacciato o deformato assumendo una forma a cuneo, come quella di un rossetto nuovo, spesso con la presenza di una linea di compressione;
    • ingorghi, ostruzione dei dotti e mastiti a causa dell’inefficace rimozione del latte;
    • bassa produzione di latte a causa di una rimozione inefficace del latte;
    • stanchezza, frustrazione e scoraggiamento;
    • la fine prematura dell’allattamento.

     

    L’ALLATTAMENTO È IMPORTANTE PER OGNI BAMBINO

    Anche se a volte è necessario introdurre integrazioni temporanee – ad esempio quando la produzione di latte è molto bassa, – l’introduzione della formula artificiale non è la soluzione. È rischiosa per la salute a breve e a lungo termine sia per te che per il tuo bambino. Un bambino con anchiloglossia può anche avere difficoltà con l’uso del biberon. Il latte può fuoriuscire dalla bocca durante la suzione al biberon e inoltre è possibile che insorgano problemi di coliche.

     

    Trovi molte informazioni (in inglese) sul frenulo corto e su come riconoscerlo (Tongue tie identification) a questo link:

    http://www.cwgenna.com/quickhelp.html

  • Il mio bambino sta perdendo peso o sta aumentando?

    A volte potrebbe succedere che tu porti il bambino dal medico dopo una settimana dal parto e il dottore ti dice che il tuo bambino sta ancora perdendo peso e che devi dargli un’aggiunta di formula.
    Ipotizziamo che il tu e il tuo bambino siate stati dimessi dall’ospedale in seconda giornata, lui ha perso peso e tutti ti dicono che questo è del tutto normale. Arrivata a casa l’allattamento ha qualche difficoltà iniziale ma poi ti accorgi che inizia ad andare meglio perché senti il tuo bambino deglutire, i pannolini sporchi di cacca sono almeno tre e sono anche bagnati di pipì.
    Ovviamente sentirsi dire che il bambino è ancora calato può far andare in crisi le mamme. In questi casi può essere di aiuto conoscere la sindrome del sorriso.
    La tabella di crescita di un bambino che perde peso e poi comincia a crescere dovrebbe avere la forma di un sorriso: la curva piega verso il basso quando il bimbo perde peso poi verso l’alto quando lo acquista. Se il tuo bambino è stato pesato nella parte alta della “curva del calo” prima della dimissione, e pesato di nuovo dove la “curva della crescita” ha appena cominciato a puntare verso l’alto, il segmento che collega questi punti dovrebbe avere questo aspetto:

    curvasorriso conlogo

     

    Noterai che, guardando solo la linea che collega i due punti, sembra che il tuo bambino stia perdendo peso anche se, al contrario, ha cominciato a crescere bene. Praticamente considerare due soli punti sulla tabella di crescita non aiuta a capire se vada tutto bene.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • In quale posizione posso mettere il bambino al seno?

    Nelle prime settimane, una posizione efficace e comoda per mamma e bambino è molto importante per evitare dolori ai capezzoli e consentire alla bambina o al bambino di poppare efficacemente. Le domande legate alle irritazioni ai capezzoli sono tra le più frequenti che le mamme rivolgono alle Consulenti de La Leche League e la posizione e l’attacco efficace della bambina o del bambino al seno contribuiscono a risolvere molti di questi problemi.

    Come avrai notato, questa pagina è piuttosto lunga. Le mamme allattano da sempre, ma come spesso accade, ci vogliono molte parole per descrivere compiti in realtà semplici. Le Consulenti de La Leche League hanno una grande esperienza nel guidare le mamme a trovare la posizione più adatta al loro seno e al loro bambino o bambina.

    Se la preparazione all’allattamento ti sembra un’impresa difficile, contatta la Consulente più vicina per avere le informazioni e il sostegno necessari a rendere le cose più facili.

     

    Come trovare una buona posizione

    Trova una posizione comoda per te, che assicuri un solido sostegno alla schiena, quindi appoggia in grembo dei cuscini per sostenere le braccia e posa i piedi su un poggiapiedi o su un grosso libro.

    Accosta il bambino a te, in modo tale che non debba girare la testa per arrivare al seno e abbia le anche flesse. La bocca e il naso ma anche tutto il corpo sono rivolti verso il capezzolo.

    Se è possibile, chiedi a qualcuno che ti passi il bambino dopo aver trovato una posizione comoda. (Vedi altri dettagli nella sezione “Un passo avanti”).

    Sostieni il seno per evitare che prema sul mento del bambino, che deve essere ben appoggiato. (Vedi oltre la sezione su “Come sostenere il seno”.)

    Attacca il bambino al seno. Stimolalo ad aprire bene la bocca e avvicinalo a te sostenendogli la schiena e il collo (non la nuca) e facendo in modo che il mento si appoggi bene al seno.

    E ora goditi questo momento!

    Se avverti dolore, stacca delicatamente il bambino (mettendo un dito, pulito e con l'unghia tagliata nell'angolo della bocca per interrompere la suzione) e riprova. Nelle prime settimane, può essere necessario ripetere più volte questa sequenza. Con un po’ di esercizio, ed entrando in sintonia con il tuo bambino, troverai la tecnica più adatta a voi. Man mano che acquisisci esperienza nell’allattamento, scoprirai molte posizioni alternative, che potrai utilizzare nelle diverse poppate. Purché tu sia comoda e il bambino riesca a succhiare bene, puoi scegliere la posizione che ti è più congeniale. Prova le posizioni illustrate di seguito. Ricorda: indipendentemente dalla posizione, è molto importante portare il bambino alla stessa altezza del capezzolo. Se la posizione ti costringe a chinarti verso il bambino, rischi di provocarti dolore alla schiena, contratture al collo o alle spalle o irritazioni ai capezzoli.

     

     La posizione semisdraiata

    La posizione che probabilmente sperimenterai nel primo contatto pelle-a-pelle dopo il parto è la posizione semisdraiata o a stile libero, che trovi illustrata cliccando qui.

    È una posizione che risulta molto comoda e fisiologica per tante mamme e molti bambini; permette di rilassarsi mentre si allatta e poiché si allatta in tanti momenti della giornata, specie nelle prime settimane, vale senza dubbio la pena di provarla. 

    E se non ti senti tuo agio semisdraiata? Tranquilla non esistono obblighi o divieti in allattamento, cerca serenamente una posizione che funzioni per te. 

      

    La posizione tradizionale

    Questa posizione è la più usata dopo le prime settimane mentre all’inizio, la presa di transizione (vedi oltre) ti garantisce maggiore controllo se necessario.

    Quando allatti tenendo la tua bambina o il tuo bambino in braccio o in grembo, controlla che giaccia sul fianco, con le spalle allineate alle anche e la bocca alla stessa altezza del capezzolo. Soprattutto nei primi tempi, può essere d'aiuto usare uno o più cuscini per sorreggere gomiti e avambracci ed aiutarti a portare il bambino alla giusta altezza. Sostieni il seno come descritto di seguito nella sezione “Come sostenere il seno”. La testa della bambina o del bambino appoggerà sul tuo avambraccio mentre la sua schiena si troverà tra l’avambraccio e il palmo della tua mano. Guardando verso il basso, vedrai il suo fianco. La sua bocca dovrebbe coprire una buona porzione di seno, come se stesse dando un grosso morso ad un panino. Verifica inoltre che il suo l’orecchio, la spalla e le anche siano ben allineati, cioè che non ci siano torsioni o posizioni faticose per lui o lei.

     

    La presa di transizione

    Nel corso delle prime settimane, molte mamme trovano utile questa variante della posizione tradizionale. In questa posizione, la bambina o il bambino sono sostenuti dal braccio della mamma opposto rispetto al seno a cui si attacca: seno sinistro - braccio destro e viceversa (eventualmente appoggia il braccio su un cuscino). Il braccio materno, anche in questa posizione, porta la bambina o il bambino alla stessa altezza del capezzolo. Se ti stai preparando ad allattare con il seno sinistro, sostieni il seno con la mano sinistra usando la presa a “U”. (Vedi oltre nella sezione “Come sostenere il seno”.) Appoggia delicatamente la mano destra dietro alle orecchie e al collo del bambino, con indice e pollice dietro a ciascun orecchio. Il collo del bambino è quindi appoggiato tra il pollice e l’indice della tua mano, che sorreggono aiutando la testa. Il palmo della tua mano si trova invece tra le scapole del bambino. Assicurati che fin dall’inizio la sua bocca sia vicina al seno, con il capezzolo all'altezza del naso. Quando il bambino spalanca la bocca, avvicinalo velocemente a te usando la mano che sostiene il bambino o la bambina. La sua bocca coprirà una buona porzione di areola.

     

    La presa sottobraccio

    Questa posizione (nota anche come presa “a rugby”) è ottima per una mamma che ha subito il parto cesareo, perché il bambino è lontano dalla ferita. La maggior parte dei bambini apprezza molto questa posizione. Nella presa sottobraccio, sostieni la testa del bambino o della bambina con la mano del lato a cui si attacca, mentre la sua schiena è appoggiata al tuo braccio, col corpo posto lungo il tuo fianco, e con l’altra mano sostieni il seno con una presa a “C”. (Vedi “Come sostenere il seno”, più avanti). Il suo volto si trova di fronte a te, con la bocca all’altezza del capezzolo. La bambina o il bambino ha le gambe e i piedini sotto al tuo braccio. Anche in questo caso, i cuscini possono aiutarti a sostenere meglio il bambino.

     

    Allattare sdraiate

    Tante mamme trovano che questa posizione sia molto comoda, soprattutto di notte. Mamma e bambino giacciono di fianco, l’una di fronte all’altro, il bambino o la bambina è posizionato con il capezzolo della mamma di fronte al nasino. Puoi mettere dei cuscini dietro la schiena e dietro o tra le ginocchia, per stare più comoda e un cuscino o una coperta ripiegata dietro la schiena del bambino per sorreggerlo ed evitare che finisca a pancia in su. Invece del cuscino, puoi anche reggere la sua schiena con il braccio. Se tiene le anche flesse e orecchio, spalla e fianco allineati, ma soprattutto pancia e gambe aderenti al tuo corpo, la bambina o il bambino riuscirà a poppare più facilmente. Alcune mamme hanno visto che fare un po’ di pratica con questa posizione durante il giorno aiita a gestire poi meglio i movimenti nel bel mezzo della notte. 

     

    Come sostenere il seno

    Mentre tieni il bambino in una delle posizioni descritte in precedenza, potresti aver bisogno di sorreggere il seno con la mano libera, evitando che il peso delle mammelle possa ostacolare il bambino e facilitandogli in questo modo la poppata.

    La presa a “C”: vedi sopra, l’illustrazione della posizione tradizionale e le foto a sinistra. Sostieni il seno mettendo sopra il pollice e le altre dita al di sotto, ben lontane dall'areola. Le dita devono essere tenute ben lontane anche dalla bocca del bambino. Questa presa è utile quando si sceglie la posizione sottobraccio o una posizione in cui la bambina o il bambino sono posizionati in verticale.

    La presa a “U”: appoggia le dita di piatto sotto al seno, con il mignolo nella piega che si forma tra il seno e la cassa toracica. Lascia cadere il gomito in modo che il seno sia sostenuto tra il pollice e l’indice. Il pollice si troverà sul lato esterno del seno mentre le altre dita saranno sul lato interno. Questa presa è particolarmente utile quando si allatta nelle posizioni tradizionale e di transizione

     

    Il bambino è attaccato efficacemente?

    Al momento di attaccare il bambino, usa il capezzolo per solleticargli il labbro di sopra. Questo lo stimolerà ad aprire bene la bocca (come quando sbadiglia). Direziona il capezzolo verso il palato del bambino e avvicinalo a te facendo in modo che il mento si appoggi al seno.

    Come verificare che l’attacco della bambina o del bambino sia efficace: il suo naso è staccato dal seno, mentre il mento è attaccato, vicinissimo, sprofondato nel seno, ha le labbra ripiegate verso l’esterno la sua bocca copre una buona porzione di seno. Se l’attacco risulta scomodo o doloroso, inserisci delicatamente un dito nell’angolo della sua bocca per staccarlo e riprova.

    Quando il bambino o la bambina si attacca al seno, inizialmente succhierà senza deglutire, mentre posiziona il capezzolo in bocca e “segnala” al seno di essere pronto per l’emissione del latte. Non appena riceve il latte, vedrai mandibola e mascella in movimento, fino all’orecchio e gli vedrai fremere le tempie. Inoltre lo sentirai deglutire prima rapidamente, poi più lentamente, man mano che il suo appetito viene soddisfatto.

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • L'allattamento offre protezione nelle emergenze.

    Human milk offers protection during emergencies 

    In questo momento complicato, in cui l'avvio e la prosecuzione dell’allattamento possono dover affrontare ostacoli, in cui alle domande di ogni mamma si aggiunge tanta preoccupazione, in cui arrivano informazioni che creano dubbi sull’allattamento, La Leche League Italia ha realizzato un’intervista (tradotta in italiano) alla specialista di alimentazione nelle emergenze Karleen Gribble, membro dell'Infant Feeding in Emergiencies (IFE) Core Group, oltre che dell’Australian Breastfeeding Association (ABA). Ecco la prima parte:

      

     

     

     


    Cosa succede al latte in un'emergenza-What happens to human milk during an emergency

     

     


    Recuperare l'allattamento durante un'emergenza Recovering breastfeeding during an emergency

     

     


    Proteggere l'allattamento nell'emergenza Protecting milk production in emergencies

     

     


    Qui di seguito il promo dell'intervista

     

  • L'importanza del controllo quantitativo delle evacuazioni del neonato

     

  • Perché è importante attaccare il bambino frequentemente soprattutto nei primi giorni?

    Nei primi giorni, le poppate frequenti e l’attacco efficace (vedi il video sull’attacco efficace qui) contribuiscono all’aumento del numero dei recettori della prolattina.

    La particolarità del ruolo dei recettori è di essere presenti sulle pareti delle cellule degli alveoli, protagonisti nella produzione di latte, e di permettere alla prolattina presente nel sangue di muoversi attraverso di loro e stimolare la produzione.
    Solo quando gli alveoli non sono pieni di latte le pareti sono libere e i recettori riescono ad essere contattati dalla prolattina per poter continuare ad aumentare la produzione.

    Poppate frequenti e svuotamento del seno nelle prime settimane dal parto saranno in grado di aumentare il numero dei recettori.
    Questo periodo - che mediamente dura 40 giorni - viene chiamato periodo di calibrazione.
    Anche nel caso in cui la calibrazione non sia stata perfetta, sarà comunque possibile recuperare con la stimolazione del seno attraverso frequenti rimozioni di latte.

    Il bambino ha bisogno di poppate frequenti per stabilire la relazione con la mamma (calore, protezione, consolazione, tranquillità, sguardo…)  tanto quanto ha bisogno di nutrirsi. Assecondando le sue richieste frequenti, la mamma potrà comprendere più facilmente i bisogni del suo bambino.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Perché il mio latte fa bene al mio bambino?

    Il latte materno è composto da anticorpi, grassi, proteine, zuccheri, aminoacidi, vitamine, minerali, ormoni e anche cellule vive tra le quali le cellule staminali che sembra vadano a “riparare” l’organismo del bambino. Il latte materno è un tessuto vivo come il sangue, e la sua composizione non è ancora completamente conosciuta.
    L'allattamento risponde a molti dei bisogni fisici e psicologici del bambino (sete, fame, contatto fisico, sicurezza, calore, conforto),il latte materno si digerisce facilmente, si adegua all’età del bambino e ai bisogni del momento.
    I bambini nutriti con la formula sono maggiormente esposti per frequenza ed intensità, rispetto ai bambini allattati, a numerose malattie infettive come malattie gastrointestinali, infezioni delle vie respiratorie, tonsilliti, otiti, sepsi, meningite, infezioni urinarie e a maggior rischi di malocclusioni dentali.
    La nutrizione con formula è associata ad un rischio maggiore di contrarre diverse malattie fra le quali: diabete di tipo 2, colite, obesità, artrite reumatoide giovanile e anche ad un rischio maggiore di SIDS. In caso di patologie lievi come i “malanni di stagione”, il latte materno spesso è l’unico alimento tollerato proprio perché fisiologico.
    Inoltre i bambini allattati spesso hanno convalescenza e fasi di recupero più brevi.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Posso allattare il mio bambino adottivo?

    Congratulazioni: avete un bambino! Che cosa meravigliosa!

    La maggior parte delle mamme è in grado di produrre latte, anche in minima quantità.

    Molte madri adottive riescono ad indurre la lattazione usando un tiralatte ogni 2 - 3 ore, sia prima sia dopo l'arrivo del bambino. Occorre prepararsi nei giorni precedenti l'arrivo del bambino, con un processo di costante stimolazione del seno. Alcune ricorrono ad uno strumento chiamato DAS(Dispositivo di Alimentazione Supplementare) e che consiste in una bottiglietta da riempire con latte artificiale e appendere al collo. Alla bottiglietta sono collegati due tubicini che si fissano sopra il capezzolo (è anche possibile costruirlo in casa, puoi vedere come si fa nella sezione dei Video). In questo modo, il bambino riceve nutrimento a sufficienza e contemporaneamente stimola il corpo della mamma a produrre latte. Infatti, quanto più il seno viene stimolato – vuoi da un tiralatte o dal bambino stesso – maggiore è la probabilità che riesca a produrre latte.

    Se il bambino adottato è più grandicello, la questione si complica un po'. Alcuni piccoli sono ormai abituati a bere dal biberon e si rifiutano di poppare. Si tratta di bambini che forse non sono interessati a provare cose nuove. Ma ogni bambino è una storia a sé: non bisogna far altro che provare e vedere come risponde il bambino.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Quali sono i fattori che influiscono sulla produzione di latte?

    La produzione di latte è determinata dalla frequenza ed efficacia delle poppate.

    La suzione del bambino determina il rilascio da parte dell’ipofisi degli ormoni prolattina e ossitocina: il primo è coinvolto nella produzione di latte. Il secondo causa delle contrazioni muscolari all’interno del seno, che spremono il latte nei dotti lattiferi fino al capezzolo in modo che il bambino possa assumerlo (riflesso di emissione).
    L’ossitocina che attiva la “spremitura” degli alveoli, arricchisce il latte di grassi. È importante lasciare che il bambino si alimenti ad un seno fino a che non si stacca da solo, proprio perché sarà lui a deciderne la sazietà, per poi passare all’altro seno se ce n’è ancora bisogno.

    Ecco alcuni fattori che NON influiscono sulla produzione di latte e che sono vecchi miti:

    • bere molto, oltre al proprio senso di sete
    • “bere latte perché fa latte”
    • mangiare alimenti particolari
    • aspettare un determinato intervallo fra una poppata e l’altra

    Essi vengono ancora considerati utili quando in realtà il meccanismo di produzione è regolato esclusivamente dalla rimozione efficace e frequente del latte dal seno.

    Talvolta il riflesso di emissione del latte è inibito da eventi stressanti, che bloccano l'ossitocina e quindi non facilitano la fuoriuscita di latte. Possono essere dei forti spaventi, dei lutti, degli attacchi di rabbia, o momenti di estrema preoccupazione, di dolore fisico o anche di forte stanchezza. Per questo si sente dire che uno spavento "fa andare via il latte": in realtà il latte non sparisce definitivamente, semplicemente non riesce ad uscire perché, in qualche modo è momentaneamente "bloccato" dagli ormoni.

    Per uscire da questa situazione è importante attaccare comunque il bambino al seno, trovare dei momenti sereni per mamma e bimbo, cercare di riposare e rilassarsi il più possibile per permettere al latte di uscire con più facilità. Questo permetterà di non diminuire il latte prodotto e proseguire con l’allattamento.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Quante poppate dovrebbe fare il mio bambino?

    Inizialmente il corpo materno non sa di quanto latte avrà bisogno il bambino (quel bambino!) e pertanto, nelle prime settimane di vita, allattandolo frequentemente, almeno tra 8 e 12 volte nell’arco delle 24 ore, la produzione si stabilizzerà sui suoi effettivi bisogni. Ciò avviene secondo il principio della domanda e dell’offerta stimolando un’abbondante produzione di latte.

    Successivamente, dopo il primo mese, la produzione di latte è maggiormente influenzata dal maggior drenaggio del seno che dalla frequenza delle poppate; infatti se il seno è pieno più la velocità di produzione rallenta e al contrario più il seno viene svuotato maggiore è la velocità di produzione del latte.
    Un altro fattore di cui tener conto nella gestione dell’allattamento è la capacità che ha il seno di immagazzinare latte tra le poppate.
    È un fattore che cambia da mamma a mamma, da seno a seno, a volte anche tra un seno e l’altro della stessa madre; di conseguenza può essere molto vario. La cosa importante da sapere è che questa capacità non dipende dalle dimensioni del seno, anche se la taglia è uno dei fattori coinvolti nell’immagazzinamento.
    In pratica una madre con un seno grande che abbia una capacità d’immagazzinamento grande, potrebbe poter attendere più a lungo tra una poppata e l’altra prima di allattare o svuotare il seno. Una madre con un seno di dimensioni inferiori potrebbe avere una capacità d’immagazzinamento minore e quindi avrà bisogno di allattare più spesso per svuotare e calibrare la produzione. In questo modo potrà anche ridurre la sensazione di tensione dovuta al frequente riempimento del seno per non incorrere in un rallentamento della produzione.

    La capacità di immagazzinamento non ha nulla a che vedere con la produzione di latte: seni piccoli sono in grado di produrre latte allo stesso modo dei seni grandi ma a volte portano a gestioni diverse dell'allattamento.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Trattamenti per il frenulo corto

    Che cosa si può fare?


    La Frenotomia – recidere il frenulo – può migliorare enormemente il comfort e l’efficacia della suzione al seno sia per la madre sia per il bambino. La recisione del frenulo è una procedura semplice e veloce. Per un bambino di età inferiore ai sei mesi potrebbe non essere nemmeno necessario l’uso di anestetico.

    Ci sono operatori sanitari che hanno una formazione specifica per effettuare una frenotomia. Affinché il trattamento venga effettuato potrebbe essere necessario il referto di un medico, del pediatra o di un altro operatore sanitario. Le conoscenze riguardo l’anchiloglossia e di come essa possa influenzare l’allattamento variano, quindi può valere la pena insistere e cercare un’altra opinione. Una visita privata può essere un’opzione da valutare.

    E in attesa di una diagnosi?
    A volte un frenulo corto molto sottile si rompe spontaneamente o può essere reso più elastico con un leggero massaggio del frenulo stesso. Quanto prima si recide il frenulo, tanto più facile è risolvere eventuali difficoltà di allattamento. Recidere il frenulo in un bambino di più di sei mesi è anche una procedura più complicata e può richiedere un’anestesia generale.

    Frenotomia: cosa succederà?
    Dopo la valutazione iniziale dell’operatore sanitario, il bambino viene fasciato e trattenuto (spesso da un assistente) in modo che rimanga fermo durante l’intervento, che richiede solo uno o due minuti. L’operatore sanitario solleva la lingua e divide il frenulo tagliandolo con un paio di forbici sterili con punta arrotondata o cauterizzandolo con il laser.

    Fa male?
    Per un bambino molto piccolo potrebbe non servire l’anestetico, perché la recisione del frenulo è poco o per nulla dolorosa. Alcuni bambini protestano più per la fasciatura che per il trattamento. Altri dormono durante tutta la procedura! Ti sarà chiesto di allattare il tuo bambino non appena l’intervento sarà terminato, in modo da offrirgli conforto, pulire la ferita e fargli muovere la lingua il più presto possibile. L’interno della bocca del bambino guarisce molto rapidamente. Di solito l’unico trattamento necessario è l’allattamento, che servirà a mantenere la ferita pulita e a far muovere il più possibile la lingua del bambino. A seconda dei casi, alcuni operatori potrebbero suggerire un’apposita ginnastica.

    Se le cose non si risolvono
    Nella maggior parte dei casi una madre nota un miglioramento istantaneo durante l’allattamento. A volte invece ci vogliono una o due settimane perché il bambino si adatti e riesca ad usare al meglio la lingua. Un bambino più grande può avere difficoltà ad adattarsi e possono essere consigliati degli esercizi per la mobilità della lingua. Occasionalmente il frenulo del bambino deve essere reciso una seconda volta, di solito perché la recisione non è stata abbastanza profonda la prima volta. Se sospetti che la procedura iniziale non abbia risolto i problemi di allattamento, puoi provare a chiedere un altro parere. Cerca di insistere affinché si trovi una soluzione. Se sono coinvolti diversi fattori, la soluzione del problema può richiedere tempo e competenza. Una Consulente de La Leche League può suggerirti ulteriori percorsi da esplorare e fornirti un sostegno continuo.

     

    CAPEZZOLI DOLORANTI

    L’uso di diverse posizioni di allattamento può aiutare, se la poppata è dolorosa. Utilizza la posizione che trovi più comoda finché i capezzoli non guariscono. Controlla l’attacco del tuo bambino durante tutta la poppata – se il capezzolo scivola in avanti, può causarti dolore. La posizione semisdraiata (a stile libero)  o un sostegno supplementare per le braccia ti possono essere d’aiuto.

    Chiedi alla Consulente de La Leche League informazioni sulla compressione del seno, che può aiutare ad aumentare il flusso e quindi a far ricevere più latte al tuo bambino. Un aumento del flusso di latte può anche aiutarlo a poppare in maniera più efficace.

    La spremitura manuale può aiutarti a stimolare il flusso di latte prima della poppata. Puoi anche iniziare dal lato per te meno doloroso, cambiando lato una volta che il flusso diminuisce. Il dolore può ridurre il flusso del latte, causando ingorghi e mastite. Chiedi al tuo medico, o al pediatra che tipo di antidolorifico puoi utilizzare. Puoi controllare assieme loro le schede preparate dal Centro Antiveleni di Bergamo sulla compatibilità dei farmaci antidolorifici qui.

    L’applicazione di calore e l’uso di massaggi delicati e di esercizi di rilassamento poco prima delle poppate possono aiutare a far fluire il latte.

     

    GUARIGIONE DELLA FERITA IN AMBIENTE UMIDO

    Quando il problema di base viene corretto, la guarigione delle ferite dei capezzoli in ambiente umido può aiutarti a guarire senza la formazione delle croste. Dopo ogni poppata, spalma delle gocce del tuo latte sul seno e lasciale asciugare; poi applica un leggero strato di lanolina purificata ad ogni capezzolo, tamponando piuttosto che strofinando. Ti potrebbe essere utile applicare anche dei copri-capezzoli di idrogel senza supporto in tessuto.

    Esce sangue dalle ragadi?
    Il sangue che fuoriesce dalle ragadi non è dannoso per il tuo bambino. Puoi continuare ad allattare mentre cerchi di migliorare il posizionamento e l’attacco.

    Se la guarigione è lenta
    Una volta che il tuo bambino inizia ad attaccarsi bene, dovresti sentirti più a tuo agio e notare segni di guarigione in pochi giorni, a volte in pochissime ore. In caso contrario, chiedi il parere di un operatore sanitario di tua fiducia: a volte un’infezione batterica o fungina può impedire la guarigione. Il dolore continuo potrebbe essere un segno che è necessario il trattamento (o un ulteriore trattamento) del frenulo del tuo bambino.

     

    CERCA SOSTEGNO

    Questo è un momento in cui il sostegno di altre madri del tuo gruppo locale de La Leche League può essere prezioso.
    Puoi trovare il gruppo de La Leche League più vicino qui.

    Questo post è stato originariamente pubblicato sul sito web de La Leche League GB, e viene adattato alla realtà italiana e pubblicato con il permesso del Settore Pubblicazioni de La Leche League GB.

     

     

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